In Messico sempre più attivisti e ambientalisti scompaiono, vengono uccisi o arrestati, i dati evidenziano il vigore della criminalità nelle aree minerarie. Il 4 aprile l’ultimo caso: Eustacio Alcalá Díaz che da anni si batteva per la sostenibilità in Messico è stato rapito e ucciso tre giorni dopo.
L’Ufficio messicano dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (ONU-DH) ha condannato gli omicidi degli attivisti Eustacio Alcalá Díaz, a Michoacán, e Gustavo Robles Taboada, a Morelos, nonché la scomparsa dell’attivista Esthela Guadalupe Estrada Avila a Jalisco .
Secondo una ricerca di The Guardian sono più di 20 gli attivisti che, solo quest’anno sono stati assassinati, sono scomparsi e incarcerati in Messico. Risale a mercoledì 4 aprile il caso più recente: l’attivista per i diritti degli indigeni e anti-minerario Eustacio Alcalá Díaz, 68 anni, è stato trovato morto a Michoacán, in Messico, a pochi chilometri da casa sua, tre giorni dopo essere stato rapito da uomini armati mentre viaggiava insieme a missionari cattolici.
Eustacio Alcalá Díaz, un leader a Huizontla
La ragione dietro l’uccisione di Eustacio Alcalá Díaz è la sua partecipazione alla lotta di Huizontla, una comunità Nahua nel comune di Chinicuila, vicino al confine di Michoacán, contro lo sfruttamento minerario nel suo territorio: secondo le fonti locali era una delle persone più rispettate di Huizontla. L’attività di Alcalá Díaz infatti è stata davvero significativa: aveva impedito con successo l’apertura di una miniera di ferro che avrebbe contaminato le risorse idriche della comunità di San Juan Huitzontla. Lo ricorda anche l’ONU-DH: «grazie alla sua leadership la comunità di Huitzontla è riuscita ad ottenere la sospensione di vari titoli di concessione mineraria consegnati senza rispettare il diritto della propria comunità di dare il proprio consenso libero, preventivo e informato come previsto dalle norme internazionali in materia.»
Díaz, il leader della campagna volta a fermare una compagnia mineraria transnazionale è stato il nono attivista assassinato in Messico quest’anno, gli altri hanno subito vessazioni, violenze, sono stati minacciati e incriminati per rappresaglia e per essersi opposti all’accaparramento di terra e acqua legati a miniere, dighe e agricoltura industriale.
Le violenze sono in aumento
L’aumento degli attacchi contro ambientalisti e attivisti per i diritti alla terra arriva mentre lo stato di diritto e la democrazia sono minacciati dalle azioni dei leader politici che hanno raddoppiato la militarizzazione e le politiche economiche neoliberiste. Solo due mesi fa, i criminali hanno prelevato Ricardo Lagunes e Antonio Díaz Valencia dalla stessa zona. Lagunes è un avvocato e ha collaborato con diverse organizzazioni che difendono i diritti umani nella regione. Díaz, 71 anni, residente a Aquila, una comunità vicino a Huizontla, ha denunciato l’attività mineraria nel suo comune.
In tutto il territorio le autorità non consultano la popolazione locale sull’uso del suolo e sui grandi progetti infrastrutturali e questo provoca continue proteste e opposizioni che mettono in pericolo la sicurezza della comunità e dei leader della resistenza.
Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, al The Guardian ha dichiarato:
Sappiamo tutti fin troppo bene che la maggior parte dei crimini e degli attacchi ai attivisti e ambientalisti rimangono in gran parte impuniti, lasciando le vittime e le loro famiglie in grande angoscia e inviando il messaggio che certe vite valgono meno del profitto economico… le radici del conflitto si trovano spesso nell’esclusione [da parte di governi e imprese] delle comunità potenzialmente colpite dalle decisioni riguardanti la loro terra e le loro risorse naturali
Secondo un report pubblicato nel 2021 il Messico è il territorio più pericoloso per attivisti e ambientalisti. I casi di quest’anno, e la morte di Eustacio Alcalá Díaz, non fanno altro che confermare questo trend scoraggiante.
Ludovica Amico