Eve Arnold, figura centrale del mondo della fotografia, ha percorso, rivoluzionato ed ispirato gran parte del ventesimo secolo attraverso la sua arte a dir poco poliedrica.
I suoi numerosi scatti seducono lo spettatore, i soggetti lo ammaliano e le storie narrate divorano la sua attenzione, provocando lo stesso effetto ipnotico del canto sirenico su Ulisse.
La città di Torino omaggia il genio creativo della fotografa statunitense Eve Arnold con la mostra intitolata “L’opera 1950-1980” ed ospitata da “CAMERA – Centro italiano per la Fotografia” fino al 4 giugno 2023. Si tratta di circa 170 fotografie, alcune delle quali mai mostrate al pubblico, caratterizzate da un «appassionato approccio personale», per citare l’artista stessa, 170 scatti di denuncia sociale, testimonianza, sensualità e femminilità.
Gli anni 50 di Eve Arnold narrano di una New York in bianco e nero, curiosa e trasgressiva, ma mai inopportuna.
C’è una donna dalla fronte lievemente corrugata, è una barista in sciopero che si oppone alla intolleranza degli uomini nei confronti della presenza femminile nei bar, dall’altra parte la fotografa ci dà l’assaggio di una mondanità bizzarra, quella dei peep show.
Sono stata povera e ho voluto documentare la povertà;
ho perso un figlio e sono stata ossessionata dalle nascite;
mi interessava la politica e ho voluto scoprire come influiva sulle nostre vite;
sono una donna e volevo sapere delle altre donne.
Gli scatti di denuncia sociale
L’artista ci racconta di un’ America in forte tensione, i movimenti di protesta per i diritti civili e l’emancipazione femminile sono centrali; Eve Arnold ha rappresentato attraverso la sua estetica e il suo talento, prospettive nuove delle lotte sociali, con il medesimo intento di tanti artisti a lei coevi, abbattere cliché e pregiudizi.
E’ il 1964, scalpore e rivoluzione trovano origine nel servizio intitolato “La borghesia nera”, dove racconta di anziane signore agghindate con pellicce e adornate da gioielli vistosi, uomini d’affari e balli delle debuttanti.
Ancora più iconico il servizio intitolato “Nero è bello” del 1968 ispirato dal motto del cantante James Brown. Un omaggio all’identità afroamericana, dove emerge a primo impatto il fascino di capelli ribelli e pelli scure, ma alla fine del percorso non resta che la profonda sensibilità di una cultura da sempre eternamente oppressa.
L’artista ha dedicato alcuni scatti anche alla controversa figura politica di Malcolm X, leader dei Black Muslims. La fotografa nel 1961 è riuscita ad intrufolarsi ad un suo convegno tenutosi a Washington, dove è riuscita a catturare simboli suggestivi come volti e dettagli di nazisti bianchi americani e mogli di leader politici. Opere emblematiche che ridonano allo spettatore il lato sublime della storia.
“Behind the Veil”, donne distanti e vicine
Tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70, Eve Arnold parte per quattro mesi viaggiando attraverso Afghanistan, Pakistan, Egitto e Turkmenistan in compagnia della scrittrice Lesley Blanch, per realizzare il progetto “Behind the Veil”, che diventerà successivamente un documentario di 50 minuti, realizzato per la BBC.
Nel corso del viaggio, Eve Arnold fotografa le persone in strada o durante cerimonie tradizionali, concentrandosi sulla condizione femminile, ritraendo donne negli harem, al lavoro e nelle scuole di Kabul, documentandone la vita senza cadere in stereotipi o semplificazioni, avvicinando ad uno spettatore occidentale una realtà a lui geograficamente e culturalmente distante. Una raccolta di riflessioni e ritratti, di donne come lo era lei.
Queste sono solo riduttive descrizioni di quello che Eve Arnold ha rappresentato per la fotografia, per l’emancipazione femminile e per un secolo intero. Il suo genio e la sua estetica eclettica sono stati in grado di raccontare le più svariate situazioni storiche, politiche, sociali, ma soprattutto umane.
Un’artista in grado di far emergere con gli stessi occhi l’eterna leggerezza di una diva del cinema come Marilyn Monroe e la perduta giovinezza di una bambina afghana in procinto di sposarsi a Kabul.
Arnold non è solo la prima donna associata della nota agenzia Magnum Photos, è stata un’esploratrice di tutto ciò che è umano. Il suo è un corpus estremamente complesso di cui è impossibile effettuare una summa sintetica, ma una cosa è certa, l’artista in questione è stata in grado di riesumare tutte le possibili sfumature di un secolo tortuoso e contorto, in ogni luogo e tempo lei era là con il suo strumento, al pari di una creatura dotata del dono dell’ubiquità.
Non volevo essere una donna fotografa. Questo mi avrebbe limitata. Volevo essere una fotografa donna, con tutto il mondo aperto di fronte alla mia macchina fotografica.