Il Forever Pollution Project, un’inchiesta giornalistica condotta da 18 redazioni europee, mostra la mappa degli oltre 17 mila siti contaminati dai Pfas in tutta Europa.
La mappa creata da Forever Pollution Project è la prima a mostrare l’entità della contaminazione dell’Europa da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas). L’esistenza di questi inquinanti chiamati “forever chemicals” (inquinanti eterni) è molto più preoccupante di quanto reso noto pubblicamente. Il progetto rivela altri 21 mila siti di contaminazione presunti dovuti ad attività industriali in corso o passate.
Cosa sono i Pfas?
Questi inquinanti sono dei composti chimici utilizzati in diversi settori dell’industria a partire dagli anni ‘50. Rendono i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. Si parla quindi di una vasta gamma di prodotti come pitture e vernici, pesticidi, tessuti impermeabili e antimacchia e altri prodotti di consumo come la carta igienica.
I Pfas contaminano l’ambiente proprio a causa della loro stabilità termica e chimica che li rendono resistenti ai processi di degradazione durante l’uso e nell’ambiente.
La maggior parte dei Pfas è anche facilmente trasportabile nell’ambiente percorrendo lunghe distanze dalla fonte del loro rilascio.
Sono stati collegati anche ad una serie di problemi di salute tra cui il cancro ai reni e ai testicoli, malattie della tiroide, della riproduzione e dello sviluppo. Il peso economico dei Pfas sui sistemi sanitari europei non è da sottovalutare. Secondo le stime, il peso dei Pfas ogni anno è tra i 52 e gli 84 miliardi di euro.
Forever Pollution Project: l’indagine dei giornalisti europei
Il monitoraggio e i divieti dei Pfas in Europa stanno aumentando negli ultimi decenni. Sono ancora pochi però gli Stati membri dell’Ue che stanno adottando delle limitazioni.
Gli esperti di Pfas intervistati dal Progetto sono convinti che le soglie fissate dall’Ue siano troppo elevate per proteggere la salute umana.
La mappa pubblicata da Le Monde evidenzia alcuni punti importanti. La contaminazione da Pfas rilevata in oltre 17 mila siti in tutta Europa, di cui 2.100 definiti come “hotspot” ovvero “epicentro” della contaminazione.
Oltre 21 mila sono i presunti siti di contaminazione. Anche se è probabile che questi siti siano contaminati, non è stato condotto alcun campionamento ambientale per confermarlo. Sono zone in cui era presente un’attività industriale attuale o passata documentata che richiedeva l’utilizzo o l’emissione di Pfas. Ad esempio le basi militari dove spesso vengono utilizzate schiume antincendio “Afff”, che contengono Pfas. Anche la produzione di alcune materie plastiche chiamate fluoropolimeri richiede l’uso di Pfas.
La situazione in Italia: i casi di Veneto e Piemonte
La Regione Veneto ha abbassato i limiti di Pfas dopo la mobilitazione contro l’inquinamento dell’acqua potabile e dei fiumi. Alcuni dei Comuni della zona contaminata stanno ricevendo acqua con il nuovo sistema di filtraggio. Come segnalato da Greenpeace, “una vasta area compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova è inquinata da Pfas” per la mancanza diffusa del nuovo sistema per fermare gli inquinatori.
Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, è una località importante per le produzioni industriali. Già nel 1905 era la sede di un importante polo chimico. Da allora si susseguono le preoccupazioni per gli abitanti della zona dovute all’inquinamento. Nel tempo la produzione ha richiesto l’utilizzo o l’emissione di Pfas causando un inquinamento idrico. Queste acque raggiungono inevitabilmente i campi dell’agricoltura. Per gli abitanti della zona esiste una maggiore probabilità di essere ricoverati in ospedale in confronto a chi vive nel capoluogo. Per esempio i ricoveri per tumore al rene sono più frequenti del 76 per cento, i tumori epatici del 63 per cento, malformazioni dell’apparato genitale-urinario più 25 per cento.
I piccoli passi dell’Europa e quelli ancora più piccoli dell’Italia mostrano ancora una volta il peso delle multinazionali a sfavore dei diritti dei cittadini. Infatti il Forever Pollution Project parla di una grande attività di lobbying per influenzare la Commissione europea e gli Stati membri al fine di ottenere una normativa futura meno rigida.