21 marzo, Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. Ma cosa abbiamo eliminato nel concreto? L’esperimento americano “Doll test”, riproposto in Italia, ha dimostrato come il razzismo interiorizzato si aggiri in ognuno di noi.
Discriminazione razziale, odio, schiavismo e subordinazione, dolore, torture e massacri. Cicatrici inflitte alla storia umana dall’uomo stesso, piaghe che tutt’oggi persistono, si sono solo adattate all’ipocrisia dei tempi moderni.
Siamo negli Stati Uniti, a seguito del lento processo di abolizione della schiavitù, agli inizi del 900 si insinuò un nuovo fenomeno: le politiche di segregazione razziale. Due psicologi afroamericani, Kenneth e Mamie Clark nella aspra lotta per i diritti civili e nell’opposizione alla segregazione, propongono ricerche ed esperimenti connotati da un attivismo politico senza eguali.
Con il loro operato hanno contribuito alla dichiarazione di incostituzionalità della segregazione razziale nell’istruzione pubblica, dimostrando come queste politiche alimentassero uno stato mentale di inferiorità nei bambini afroamericani. Tra i numerosi esperimenti, quello per cui sono maggiormente ricordati è il “Doll test”.
Il Doll Test prese in esame 253 bambini neri di età compresa tra i tre e i sette anni. A ciascuno di loro vennero presentate quattro bambole: due con pelle bianca, e due con pelle marrone. Ad ogni studente fu chiesto di identificare la razza della bambola e con quale avrebbe preferito giocare.
La maggior parte degli studenti neri indicavano la bambola bianca con i capelli gialli, assegnandole tratti positivi, e scartavano la bambola marrone con i capelli neri, assegnandole tratti negativi. I Clark conclusero che all’età di tre anni i bambini neri si erano già formati un’identità razziale, attribuendo tratti negativi alla propria identità.
Il Doll test in Italia
“Qual è la bambola cattiva? E qual è quella buona?”
Il nero è cattivo, il bianco è buono. Questo è ciò che emerge dal test riproposto in Italia quasi 80 anni dopo, che conclusione ne possiamo trarre?
Il razzismo è interiorizzato, nei decenni abbiamo semplicemente smussato alcuni aspetti illudendoci che appartenga esclusivamente al passato, un passato lontano che non ci tange più
Il fenomeno del razzismo si è evoluto con noi, adattandosi a nuove politiche e movimenti sociali, ampiamente alimentato dall’antagonismo che i media instaurano in ognuno di noi, nei confronti del “diverso”.
Il nostro paese è vittima di un razzismo sistemico
Immigrati descritti come violenti, strade pericolose, pervase dal traffico di droga e ubriachezza molesta, i media non perdono occasione di rimarcare stereotipi negativi che possano incitare all’odio e al terrore, invece di fare luce sugli ostacoli che impediscono l’integrazione. Immigrati indirettamente classificati come di serie A e di serie B, come se ci fosse una sorta di gerarchia basata sull’origine, sul colore e sui costumi.
Ciò che l’esperimento della bambola ha fatto tristemente emergere, è un razzismo auto-inflitto, intrinseco nelle persone nere, prodotto di una società tutt’altro che inclusiva, ma negazionista.
L’OHCHR, monitoring project in Italia
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) nel 2019 ha pubblicato un report che racchiude una summa della missione sulla discriminazione razziale, con particolare attenzione all’incitamento all’odio.
Nonostante i principi costituzionali, le numerose leggi e i decreti antidiscriminazione, ci sono rugginose problematiche istituzionali e vertiginose lacune. L’Italia, dopo reiterate raccomandazioni, non ha ancora istituito un organo nazionale istituzionale per la tutela dei diritti umani.
Il Parlamento sostiene di aver preso più volte in considerazione il progetto, ma in concreto ancora nulla all’orizzonte. Il nostro amato bel paese è dotato di istituzioni come l’UNAR e l’OSCAD, caratterizzati da una indipendenza politica inesistente. Il primo è stato istituito dal Governo Berlusconi, il secondo è un organo vicino al Ministero dell’Interno.
Il report ha denunciato numerosi altri problemi come l’incoerenza dei dati raccolti, l’incitamento all’odio e alla discriminazione ampiamente seminata da personaggi di rilevanza pubblica come i leader politici. Non solo contro gli immigrati, parliamo di discriminazione razziale, ma anche di generalizzata xenofobia e talvolta islamofobia.
I leader politici rappresentano il popolo, i media lo plasmano.
21 marzo, Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, cosa abbiamo eliminato nel concreto?