Microplastiche negli oceani per un totale di 24 milioni di tonnellate. I ricercatori del The Gyres Institute di Santa Monica lo chiamano plastic smog: 170 trilioni di pezzi di microplastiche ricoprono la superficie degli oceani come una sottile “nube”.
Lo studio è stato pubblicato dai ricercatori del The Gyres Institute di Santa Monica su PLOS One. I nostri oceani stanno soffocando a causa di 170 trilioni di pezzi di microplastiche che come una sottile “nube” ne ricoprono la superficie. I ricercatori lo chiamano plastic smog: 21 mila pezzi di plastica per ciascuno degli 8 miliardi di abitanti del pianeta terra, per un totale di 24 milioni di tonnellate. E il dato è destinato a salire.
“L’oceano è un ecosistema vitale che va tutelato”
dichiara Edward Carpenter, uno degli autori dello studio
“Servono misure politiche urgenti che regolino la produzione e la vendita di plastica monouso o la vita marina sarà degradata”.
Microplastiche: una guerra ancora in corso
Secondo il Plastic Waste Makers Index della Minderoo Foundation nel 2021 la produzione di plastica ha raggiunto un nuovo record: 139 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti; oltre 6 milioni in più del 2019. Non sono bastati quindi quei piccoli passi avanti a livello normativo e una maggiore sensibilità alla questione ambientale da parte della popolazione. Versatilità e basso costo della plastica, unite agli interessi economici dell’industria petrolchimica, la rendono ancora un materiale imprescindibile per il nostro quotidiano.
Un materiale che rischia di soffocarci.
Plastic smog
“L’oceano è un ecosistema vitale che va tutelato”
Sono le parole di Edward Carpenter, autore dello studio pubblicato su PLOS One che rivela come ben 170 trilioni di pezzi di microplastiche galleggino attualmente sulla superficie dei nostri oceani.
Lui e i suoi colleghi del The Gyres Institute di Santa Monica lo hanno definito plastic smog (smog plastico) una vera e propria “nube” da 24 milioni di tonnellate che ricopre la superficie degli oceani come un velo. Un velo che sta soffocando la vita marina con grande rischio per tutto il pianeta.
Lo studio
La prima stima globale dell’inquinamento marino da plastica fu pubblicata dal medesimo istituto nel 2014 e rivelava la presenza di 5 trilioni di pezzi di microplastica sulla superficie dei nostri oceani. I ricercatori hanno poi confrontato quei risultati con altri ottenuti precedentemente ed altri più recenti. 12.000 campioni sono stati esaminati, provenienti dai maggiori bacini oceanici del pianeta e in grado di coprire un arco temporale di 40 anni.
I risultati sono dei peggiori
“Dal 2005 la quantità di plastica negli oceani è aumentata. 170 trilioni contro i 5 del 2014. Se non si farà subito qualcosa il tasso di plastica negli ambienti aquatici aumenterà di 2,6 volte entro il 2040”.
Oceani senza respiro
Di questo passo più che il “mal di mare” soffriremo il “mal di plastica”!
Con le sue 24 milioni di tonnellate di peso, plastic smog sta soffocando gli oceani, responsabili della produzione del 50% dell’ossigeno presente sul pianeta. E di conseguenza del nostro vivere.
Se non si agirà immediatamente le conseguenze saranno disastrose tanto per la vita acquatica quanto per il pianeta tutto. Servono al più presto politiche globali che smettano di concentrarsi solo su pulizia e riciclaggio.
Pulire è inutile se continuiamo a produrre e gettare via plastica.
L’appello dei ricercatori è per una soluzione alla fonte. Una soluzione che guardi al processo di produzione.
Plastic smog: serve una rivoluzione
“È fondamentale stabilire un trattato globale legalmente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica. Bisogna ridurne la produzione e impedire ulteriormente la sua fuga nell’ambiente”.
Certamente piccoli passi normativi sono stati fatti e la popolazione è sempre più sensibile al problema ambientale. Tuttavia, la domanda di plastica continua a crescere: versatilità e basso costo lo rendono il materiale perfetto per un mondo ancora dominato dalla logica del monouso (o dell’usa e getta). Ai governi certo spetta un ruolo chiave nella creazione e gestione di accordi vincolanti volti a preservare la salute degli oceani e del pianeta. Ma questo non sarà possibile se prima non si sarà sviluppata una mentalità nuova.
Solo quando ci saremo scrollati di dosso la logica del monouso e saremo pronti a rinunciare alle plastiche troveremo la forza di affrontare anche le grandi industrie petrolchimiche dai cui prodotti non saremo più tanto dipendenti.
E chissà che allora la “nube” plastica non verrà dissolta.