Il 13 marzo del 2002 veniva ucciso Ascanio Raffaele Ciriello: fotoreporter e blogger di guerra italiano ucciso dall’esercito israeliano durante la seconda intifada in Cisgiordania. La responsabilità di chi ha commesso il suo omicidio non è mai stata accertata.
Più di un ventennio fa a Ramallah, in Cisogiordania, la morte di Ascanio Raffaele Ciriello. Nato a Venosa (PZ) ma milanese per adozione, laureato in Medicina e Chirurgia non intraprese mai una carriera nella sanità: è stata la sua grande passione per la fotografia a segnare la sua vita professionale. Cominciò a fare il fotografo nei primi anni ’90 e l’esperienza di lavoro durante la competizione rally Parigi-Dakar lo fece innamorare dell’Africa. Questo suo amore per il continente africano, fuso con quello della fotografia, lo portò a diventare collaboratore del Corriere della Sera come fotoreporter di guerra in Somalia. L’inizio di una carriera riconosciuta internazionalmente.
Nel 2002 stava documentando a distanza ravvicinata, come richiede la sua professione, degli scontri tra soldati dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) e miliziani palestinesi durante la seconda intifada. Un carro armato israeliano esplose contro di lui sette proiettili, colpendolo con cinque e decretando la sua morte.
La seconda intifada
L’intifada è una rivolta popolare che si sviluppò nel 1987 nei territori palestinesi occupati da Israele a partire dal 1967. Questa rivolta era caratterizzata da continui scioperi, scontri con le forze armate e azioni di disobbedienza civile da parte delle popolazioni che si vedevano le sottrarre le proprie terre.
L’anno 2000 vide l’inizio della seconda intifada, anche detta intifada di al-Aqsa. Le proteste, che si espandevano da Gaza fino alla Cisgiordania, erano rivolte contro l’occupazione israeliana e vedevano come obiettivo l’indipendenza della Palestina. Ben presto queste rivolte si trasformarono in attentati e attacchi suicidi contro obiettivi civili e militari israeliani. Gli scontri videro un sempre più largo impiego di armi da fuoco, convertendo lo scenario in una vera e propria guerra.
Come tutti sappiamo, gli scontri tra israeliani e palestinesi continuano ancora oggi.
Assassinio di Ascanio Raffaele Ciriello: nessun colpevole
Il 13 marzo 2002, Ciriello si trovava nelle strade di Ramallah, in Cisgiordania, durante uno scontro a fuoco tra le forze armate israeliane e miliziani palestinesi. A ucciderlo furono cinque proiettili 7.62 NATO, in dotazione ai carri armati dell’esercito di Israele. L’inchiesta interna dell’IDF liquidò l’assassinio del fotoreporter come uno sfortunato incidente, affermando che fu scambiato per un palestinese armato di un lanciarazzi Rpg pronto a far fuoco. Ciriello era in realtà “armato” solo di una videocamera di piccole dimensioni, che filmò il momento della morte. Una cinepresa delle dimensioni di un pacchetto di sigarette scambiata per un’arma di un metro di lunghezza e pesante diversi chilogrammi, attraverso un mirino ad alta precisione qual era quello montato sul cingolato.
La morte di Ascanio Raffaele Ciriello è avvenuta “per mano di ignoti”. Queste le conclusioni cui sono giunti i magistrati italiani, i quali chiesero al Governo israeliano di far conoscere i nomi dell’equipaggio di quel carro armato che si vede nell’ultimo fotogramma del video girato dal fotografo, con l’obiettivo di interrogarli e far chiarezza sull’accaduto. Nonostante il trattato di collaborazione giudiziaria stipulato con l’Italia, le autorità di Israele rigettarono la rogatoria avanzata dal Tribunale di Milano, costringendo i giudici ad archiviare il procedimento penale.
Ascanio Raffaele fu il quarto giornalista occidentale ad essere ucciso dalle Forze di Difesa Israeliane nei territori da queste occupati.
Le possibili motivazioni della morte di Ascanio Raffaele Ciriello
Raffaele era un giornalista scomodo, raccontava gli “ultimi”.
Sono le parole di Paola Navilli, vedova del fotoreporter. E ancora:
Mio marito era molto preoccupato: il giorno prima della sua morte c’era stato un attacco degli israeliani all’Hotel City Inn, dove albergavano tutti i giornalisti. Il clima era ostile e teso, gli israeliani avevano dichiarato che non avrebbero ammesso giornalisti nelle zone delle operazioni militari né avrebbero consentito ai fotografi di scattare.
Un tipico atteggiamento da Stato autoritario, il quale Israele ha tutt’oggi.
Nel 2010 il Tribunale di Milano, dopo una lunga battaglia giudiziaria portata avanti dalla moglie, ha riconosciuto a Ciriello lo status di “vittima del terrorismo internazionale”.
Antonio Raffaele Ciriello è morto con la telecamera in mano, mentre stava facendo il suo nobile lavoro di reporter di guerra.