Lo afferma la Commissione UE per i diritti delle donne in occasione della Giornata internazionale della donna. Emerge, non per la prima volta, un altro volto della disparità di genere.
Come di consueto, ogni anno il Parlamento europeo organizza un evento nella giornata dell’8 marzo, per celebrare la festa della donna. Quest’anno si è deciso di focalizzare l’attenzione sugli “aspetti della povertà energetica legati al genere“, con l’obiettivo di sensibilizzare l’Europa su questa tematica estremamente attuale. Il momento storico non sta aiutando, ma i fatti erano noti da tempo e si sarebbe già dovuto fare qualcosa.
La povertà ha un volto femminile
Scritto nel 2021, è il titolo dell’articolo di opinione firmato da Michaela Kauer, direttrice dell’ufficio di Bruxelles del Comune di Vienna, che, ai tempi, sottolineò un limite importante dei dati forniti dall’Osservatorio UE sulla povertà energetica. Infatti, le tabelle non riportavano i numeri disaggregati per genere, una mancanza cui provvedere, affinché le scelte politiche tenessero conto anche delle disuguaglianze di genere. Ma poco, troppo poco è stato fatto e oggi ne vediamo le conseguenze.
Il Parlamento europeo ha compiuto alcuni passi significativi verso il raggiungimento della parità di genere negli ultimi dodici mesi. Ma abbiamo ancora molta strada da fare.
Queste le parole di Robert Biedroń, Presidente della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, il quale ha poi continuato riportando i dati aggiornati: in Europa il 44% delle madri single e il 31% delle donne single ha più difficoltà a pagare le bollette di luce e gas rispetto agli uomini. Un effetto, anche questo, dei loro redditi tendenzialmente più bassi e di una maggiore prevalenza di lavoratrici in regime part-time. Purtroppo, nonostante i miglioramenti raggiunti negli ultimi decenni, persiste ancora oggi un importante divario retributivo di genere fisso al 13%.
La povertà energetica sta avendo un impatto negativo sulla loro economia generale ma anche sulla loro salute, sul rischio di violenza domestica e sui loro diritti fondamentali.
Diversi studi hanno dimostrato una maggiore vulnerabilità delle donne alle temperature estreme, poiché fisiologicamente molto sensibili agli sbalzi termici. Di conseguenza, la povertà energetica le espone ancora di più al rischio di avere problemi di salute, anche gravi, a causa del troppo freddo.
Inoltre, è fondamentale considerare il problema della differente aspettativa di vita tra l’uomo e la donna. Infatti, in UE l’età media è stata stimata intorno agli 80,6 anni, nello specifico 83,3 per il genere femminile e 77,9 per quello maschile. In genere tutte le persone anziane sono notoriamente più sensibili al freddo e, avendo una minore tolleranza, tendono a consumare più energia per il riscaldamento. Sulla base di tutto questo, ci sono dunque più probabilità che rimanga sola una donna anziana (23%) rispetto ad un uomo (18%).
Abbiamo bisogno di affrontare le diseguaglianze strutturali per rispondere al problema.
Il legame tra povertà energetica e disuguaglianze di genere è un problema reale a più dimensioni, che necessita di un intervento congiunto e immediato. “Le soluzioni ci sono e vanno attuate”, come sostenuto dalla direttrice di WECF, Katharina Habersbrunner. A tal proposito, il progetto EmpowerMed ha l’obiettivo di attivare audit energetici alle famiglie, affinché possano trarne dei benefici. Ad esempio, c’è l’intento di installare dispositivi per il risparmio dei consumi e la promozione di campagne di informazione su come migliorare la qualità delle proprie case riducendo le spese.
Povertà energetica e rischi per la salute
Nel mondo ci sono 3,2 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, che muoiono per malattie causate anche dall’inquinamento atmosferico domestico. Infatti, in più case si continuano ad utilizzare combustibili e tecnologie non sicure per la tutela della salute, come dimostrato in un recente rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite. Inoltre, il rincaro dei prezzi acuisce la gravità della situazione, favorendo l’uso della biomassa combustibile, con tutte le pericolose conseguenze osservabili sulla persona.
Incoraggiare le donne a intraprendere una carriera nel settore energetico può aiutare ad affrontare le disparità di genere.
Ci sono diverse prove a dimostrazione del fatto che creare opportunità di lavoro per le donne nel settore energetico è una strategia utile e vantaggiosa per limare le disuguaglianze. Tuttavia, tale obiettivo è subordinato all’implementazione di programmi di formazione professionale rivolti alle donne, cui segua poi anche il loro inserimento nel mondo del lavoro.
Ad oggi, nelle realtà dei combustibili fossili ci sono ancora tanti pregiudizi, che limitano la piena integrazione e realizzazione delle donne in queste attività. Infatti, stando ai dati, rappresentano solo il 32% della forza lavoro delle energie rinnovabili e inoltre vi ricoprono spesso ruoli non tecnici.
Dobbiamo fare attenzione in quest’epoca di femminismo radicale a non dare rilievo a una parità dei sessi che conduca le donne a imitare l’uomo per dimostrare la propria uguaglianza.
Essere pari non significa essere identici.
Ogni giorno nel mondo si lotta per sconfiggere gli effetti della disuguaglianza di genere, cercando di sradicare quelle radici di pregiudizio e ignoranza cresciute nei secoli e alimentate da una visione distorta della donna nella società, ma non bisogna dimenticare la meravigliosa e imprescindibile differenza tra uomo e donna.
Una differenza che non deve giustificare una disparità nei diritti, nelle libertà e nei doveri, ma può motivare la necessità di adottare strategie alternative, affinché nessuna forma di diversità diventi un limite, ma piuttosto un’opportunità.
Carolina Salomoni