L’ONU e il Dipartimento di Stato statunitense sembrano non avere dubbi: l’egiziano Saif al-Adel sarebbe il nuovo capo di al-Qaeda dopo la morte di Ayman al-Zawahiri
L’annuncio di un portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non lascia spazio ad alcuna incertezza, confermando quanto già reso noto dall’ONU, e cioè che sarebbe Saif al-Adel, all’anagrafe Mohammed Salah al-Din Zaidan, ad avere assunto la leadership dell’organizzazione terroristica dopo la morte del precedente capo Ayman al-Zawahiri. Quest’ultimo, che era diventato il leader di al-Qaeda dopo l’uccisione di Osama Bin Laden e fu insieme a lui artefice dell’attentato dell’11 settembre 2011, è stato ucciso durante una missione della CIA che ha avuto luogo nella notte tra il 30 e il 31 luglio 2022 a Kabul, lasciando dunque un importante vuoto di potere ai vertici di quella che è la più nota organizzazione terroristica al mondo.
Sebbene non sia arrivata alcuna conferma ufficiale da parte di al-Qaeda, le fonti delle Nazioni Unite e del Dipartimento di Stato statunitense avrebbero recentemente confermato che sia stato proprio l’egiziano Saif al-Adel a riempire quel vuoto, segnando di fatto l’inizio di una nuova era per l’organizzazione terroristica. Nonostante al-Adel sia un membro facente parte della vecchia guardia di al-Qaeda, la sua scelta di vivere in Iran e le documentate critiche che ha mosso in passato nei confronti dei leader che lo hanno preceduto al comando sembrerebbero suggerire che l’era di Saif al-Adel possa presentare alcune discontinuità con quelle dei suoi predecessori, lasciando spazio a diverse incognite riguardo il futuro di al-Qaeda.
Chi è Saif al-Adel e cosa sappiamo di lui
Del nuovo capo di al-Qaeda non si sa quasi nulla con certezza, nemmeno l’anno di nascita, che secondo la maggior parte delle fonti sarebbe il 1960, mentre secondo altre il 1963. Saif al-Adel è egiziano ed è un ex tenente colonnello delle forze speciali dell’Egitto, nonché un membro di lunga data di al-Qaeda, della quale faceva già parte quando nel 2001 ha contribuito all’addestramento di alcuni dei dirottatori coinvolti negli attentati dell’11 settembre. Soldato di grande esperienza, al-Adel è stato arrestato in Egitto nel 1987, quando prese parte a un tentativo di rilanciare Tanzim al-Jihad, l’organizzazione responsabile dell’uccisione nel 1981 del presidente egiziano Anwar Sadat. Saif al-Adel fu quindi condannato insieme ad altri 400 membri dell’organizzazione nel maggio 1987, dopo che durante il processo venne confermato il suo coinvolgimento diretto in un tentato attentato alla sede del Parlamento egiziano.
Quanto avvenuto nella vita di al-Adel dopo l’arresto appare nebuloso, ma sembra dato per certo il suo ruolo nella nascita e prima espansione di al-Qaeda, della quale è uno dei militanti di più lunga data. Abbandonato l’Egitto, il nuovo capo de facto dell’organizzazione terroristica avrebbe infatti trascorso diversi anni viaggiando in Asia meridionale, trascorrendo un periodo in Pakistan negli anni Novanta prima di spostarsi in Afghanistan, dove ha operato come addestratore nel campo di Jihad Wal. In seguito all’invasione statunitense dell’Afghanistan, Saif al-Adel avrebbe assunto un ruolo in prima linea nella lotta contro le forze americane e i loro alleati, prima di spostarsi in Iran tra il 2002 e il 2003, dove secondo le fonti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti si troverebbe ancora oggi.
Sebbene si abbiano poche notizie dell’uomo e dei suoi spostamenti, le testimonianze raccolte negli anni da ONU e Stati Uniti sembrerebbero confermare da una parte che al-Adel sia in Iran e che l’abbia lasciato solo raramente negli ultimi vent’anni, dall’altra che abbia scritto una lettera già nel giugno 2002 nella quale non esitava a criticare aspramente l’operato dell’allora capo di al-Qaeda Osama Bin Laden. Oggi sulla sua testa pende una taglia di dieci milioni di dollari offerta dagli Stati Uniti a chiunque sia in grado di fornire informazioni utili per la sua cattura, che lo rende uno dei criminali più ricercati al mondo.
Cosa comporta la nuova leadership per al-Qaeda?
Ex militare, addestratore, in esilio volontario in Iran e già critico della leadership di Bin Laden, quella di Saif al-Adel è una figura misteriosa e controversa, la cui nuova posizione come capo de facto di al-Qaeda è il simbolo del cambiamento più profondo dell’organizzazione terroristica.
Un primo fondamentale elemento di discontinuità tra Saif al-Adel e i suoi predecessori al comando di al-Qaeda è la sua scelta di vivere in Iran, paese nel quale si è stabilito circa vent’anni fa. Se in parte la mancata conferma ufficiale del nuovo ruolo di al-Adel da parte di al-Qaeda è dovuta alla volontà dell’organizzazione terroristica di non riconoscere l’avvenuta uccisione di Ayman al-Zawahiri da parte della CIA, dall’altra non si può non sottolineare come il legame tra Saif al-Adel e il paese degli ayatollah sia considerato problematico da una parte dei membri di al-Qaeda, che faticano ad accettare il ridimensionamento del ruolo dei talebani afghani all’interno dell’organizzazione. L’ex tenente colonnello delle forze speciali egiziane non sarebbe infatti visto di buon occhio né dai finanziatori arabi di al-Qaeda né da una parte dei militanti della stessa, che avrebbero preferito un leader maggiormente legato alla tradizione geografica inaugurata da Osama Bin Laden e Ayman al-Zawahiri.
Se le origini e l’espansione di quella che è diventata l’organizzazione terroristica più nota del mondo sono profondamente legate alla storia dell’Afghanistan a partire dalla fine degli anni Ottanta, si sta assistendo in tempi recenti a uno spostamento delle attività di al-Qaeda sempre più verso l’asse africano, segnando uno spaccamento tra quella parte del gruppo ancora legata alle radici mediorientali dell’organizzazione e quella che invece è più propensa ad aprirsi verso nuovi orizzonti, con quest’ultima che sembrerebbe uscire rafforzata dalla decisione di puntare su Saif al-Adel come nuovo leader. L’ampliamento dei confini operativi di al-Qaeda, ormai in corso da diversi anni e probabilmente destinato a crescere sotto al-Adel, rischia tuttavia di indebolire il nucleo originale dell’organizzazione, che sotto la nuova leadership si trova a dover affrontare una fase di transizione che non ha precedenti nella sua storia e che, secondo quanto riferito dall’intelligence statunitense, avrebbe minato la capacità di al-Qaeda di mettere in atto quegli attacchi transnazionali che un tempo erano il suo principale tratto distintivo.