Non sappiamo ancora se sarà l’album più venduto della settimana, ma sicuramente possiamo dirvi che sarà quello più chiacchierato.
Il 9 settembre è uscito l’omonimo album di Sfera Ebbasta per Universal/DefJam, il giovane rapper classe 1992 che l’anno scorso aveva fatto parlare di sé con il mixtape d’esordio per Roccia Music, XDVRReloaded.
Il nuovo disco, disponibile su tutte le piattaforme digitale e non, è una conferma del percorso di Sfera e Charlie Charles, il suo produttore. Undici tracce dalle sonorità trap, melodiche, compatte che continuano a delineare l’immagine e il sound del primo lavoro.
L’unico featuring è quello del rapper francese SCH sulle traccie “Cartine Cartier” e “Balenciaga” che ha ricambiato il favore sul suo lavoro “Anarchie”.
Il disco è stato anticipato da tre singoli di successo: “BRNBQ”, bravi ragazzi nei brutti quartieri, la stessa “Cartine Cartier” e “Figli di papà”.
Rispetto all’esordio si nota una notevole maturazione nelle liriche. Sfera si è fatto notare per la descrizione sincera e senza filtri della vita dei ragazzi di periferia, tra piccola criminalità e sogni di gloria e denaro. Lo sguardo del rapper è disincantato e non si eleva mai sopra la realtà che ha vissuto per tutta la vita, piuttosto condivide le emozioni e i pensieri dei nati senza voce, di chi crescendo ha capito che le possibilità che gli si prospettano davanti erano ben poche.
In XDVR l’altra tematica dominate erano le droghe e lo spaccio. In questo lavoro invece, Sfera sembra più confrontarsi con la sua biografia, la nuova celebrità e la strada della musica che gli si para davanti. L’invidia, quasi la nostalgia per i vecchi tempi dove tutto era più semplice e bastava una canna per allontanarsi dai problemi.
Il flow cantilenante tipico del trap qui raggiunge nuovi vertici. La marcia in più del ragazzo di Cinisello è sempre stato la capacità ritmica e di scrivere rime incisive che comunichino il degrado e la violenza senza mai risultare meno che soavi e morbide per l’orecchio dell’ascoltatore. Charlie, sui beat, si conferma il producer più caldo d’Italia: il suono apparentemente semplice, dopato e mellifluo si allarga a influenze latine e classiche, più appetibile per i palati del pubblico generalista ma senza mai concedere nulla al compromesso, senza cercare musicalità pop e da hit di classifica.
In conclusione, i due ragazzi si confermano tra i protagonisti più interessanti della scena italiana, poco interessati a mantenere un legame con l’old school ma solo a elaborare un loro suono, uno che le nuove generazioni possano riconoscere come solo loro. “Sfera Ebbasta” è un disco in crescita, denso, autunnale, pronto a lanciarli come prossime star della musica italiana.
Alessandro Benassi