Pilar Primo de Rivera incarna una persuasiva contraddizione che ha convinto e guidato generazioni di donne spagnole, il “braccio belligerante” del regime franchista per indottrinarle nella rigida ideologia del Movimento.
La contradditoria figura di Pilar Primo de Rivera, figlia del dittatore Miguel Primo de Rivera, nasce a Madrid il 4 novembre del 1907, in un famiglia profondamente conservatrice e religiosa, in cui la precoce morte della madre determina la predominanza della figura maschile. Emerge silenziosamente nella scena politica spagnola durante il periodo conosciuto come “biennio nero”, supportando il fratello José Antonio Primo de Rivera. Quest’ultimo, noto per aver fondato la “Falange Española”, il partito fascista, trionferà sui repubblicani nella guerra civile, combattuta tra il 1936 e il 1939.
Inizialmente la presenza femminile era stata rigidamente bandita dal partito e da tutte le attività ad esso legate. Le sfere alte motivarono la decisione con la preoccupazione per le donne di esporsi ad attività violente e rischiose. In realtà si trattava di riformulare nel modo meno sessista possibile l’ideale machista alla base del movimento.
Lo stesso fondatore dichiara:
Mi ha sempre rattristito molto vedere le donne svolgere compiti da uomo, tutte affannate in una rivalità in cui sono destinate a perdere.
La Sezione Femminile
È a Pilar Primo de Rivera che le donne riconoscono la conquista di un posto all’interno della Falange, sebbene fosse concesso solo perché una quota femminile assicurava nuove nascite e questo, in prospettiva futura, significava una nuova generazione di falangisti. Così nel 1934 la donna viene nominata Delegata Nazionale a capo della “Sección Femenina”, il ramo femminile del partito, fino alla sua dissoluzione nel 1977.
I 18 punti della donna falangista
Nonostante questo successo apparentemente emancipatorio, la Sezione Femminile si fondava su principi estremamente tradizionalisti, cattolici e patriarcali.
Non contestare nessun ordine, compilo senza vacillare.
Non cercare di evidenziare la tua personalità, aiuta a far emergere qualcun altro.
Sono solo due dei 18 punti redatti da Pilar, che avevano lo scopo di educare le donne, affiliate all’organizzazione e non, alla cosiddetta “scienza domestica“: amore per la patria, per Dio e per la famiglia, in un’ottica di totale sottomissione all’uomo. Questa guida rispondeva in apparenza alla necessità delle donne di seguire delle direttive che le facessero sentire parte attiva del partito. Così si occultava il vero ed unico scopo, fossilizzare l’ideale falangista nelle menti delle giovani madri, che sarebbero state il punto di riferimento educativo della nuova generazione di uomini.
Una “normatrice-trasgreditrice”
Concentrandoci più approfonditamente sulla figura di Pilar Primo de Rivera, notiamo come le sue convinzioni e la sua posizione politica stridano in maniera quasi paradossale. Se da una parte professava il credo per cui l’unico in grado di governare è l’uomo e a lui spettano tutte le cariche maggiori, dall’altro si trovava lei stessa a capo di un’organizzazione. Colei che faceva le regole era quindi la prima a trasgredirle.
Naturalmente bisogna anche fare i conti con il periodo storico, in cui la maggioranza delle donne cresceva interiorizzando un’ideologia profondamente sessista perché immersavi dalla nascita, a tal punto da tollerare diverse ingiustizie senza viverle come tali. Pilar Primo de Rivera, cresciuta in una famiglia devotamente cattolica, è una delle donne che ha creduto senza esitazione a un tradizionale e disparitario sistema sociale. Ciò che però la differenzia dalle sue connazionali è il fatto di non essersi limitata a vivere le prevaricazioni passivamente, ma ha contribuito in modo attivo a mantenere questa struttura ideologica, alimentandola attraverso una rigida educazione femminile.
Camilla Braghiroli