Per trattare di inquinamento informativo si usa un’espressione coniata per la prima volta negli anni Cinquanta: information overload.
Società dell’informazione
Questo termine si riferisce alla cosiddetta situazione di sovrabbondanza di informazioni che sopraggiungono ormai da ovunque. Infatti, l’avvento di una società ipertecnologica ha drasticamente cambiato la disponibilità di informazioni. Queste sono diventate facilmente reperibili. Si parla dunque, con un’accezione neutra, di società dell’informazione.
Già nel 2008 l’Università della California aveva calcolato che l’individuo medio è esposto a 34 gigabyte di contenuti ogni giorno. Emanuel Rosen, esperto nella gestione e nell’analisi dell’informazione, segnala che ognuno di noi, in quanto consumatore, viene esposto giornalmente a più di 1500 annunci pubblicitari.
Il concetto di information overload, comunemente abbreviato nell’acronimo IO è stato affrontato anche nel 1964, da Bertram Gross, che ne dà questa definizione:
Abbiamo un sovraccarico d’informazioni quando la quantità di dati inseriti in un sistema è superiore alla sua capacità di elaborazione.
Secondo la definizione di Orriin Edgar Klapp del 1986 l’information overload si verifica quando «l’informazione a disposizione eccede la capacità dell’utente di elaborarla». Il Cambridge Dictionary, afferma che il sovraccarico informativo riguarda una «situazione in cui si riceve troppa informazione in una sola volta e su cui non è possibile riflettere in maniera chiara»
Il professor Gross affermava che:
L’information overload si verifica quando la quantità di input per un sistema supera la sua capacità di elaborazione. I decision maker hanno una capacità di elaborazione cognitiva abbastanza limitata. Di conseguenza, quando c’è un information overload, è probabile che si verifichi anche una riduzione della qualità delle decisioni.
Si parla quindi del bisogno imperante di recepire informazioni, che si traduce nell’incapacità del lettore di elaborarle e assimilarle.
Una situazione di information overload si verifica quando la quantità di informazioni diretta al lettore supera la sua capacità di elaborarla correttamente. Nell’ambiente esterno da cui giungono le informazioni, il sovraccarico informativo si costituisce quando la quantità di informazioni disponibili va a rappresentare un ostacolo piuttosto che una risorsa.
Conseguenze dell’information overload
Le principali e immediate conseguenze di questo fenomeno riguardano l’attenzione e la capacità di scegliere alcune informazioni rispetto ad altre. È Richard Saul Wurman, nel 1989, che parla per la prima volta dell’information anxiety. Con questo termine si intende l’insieme di effetti di incertezza che derivano dal non sentirsi capaci di comprendere il significato di certe informazioni e il sentirsi sopraffatti da esse. Wurman la definisce come:
Il prodotto del sempre più ampio divario tra ciò che si è capito e ciò che, invece, si pensa di aver capito. È il buco nero che divide i dati dalla conoscenza.
Per il soggetto diventa fondamentale la capacità di gestire le informazioni recepite in una società satura di stimoli sensoriali. A questo punto è imprescindibile la necessità di scegliere tra informazioni rilevanti e informazioni che non portano contenuto. Ma nella banale facilità con cui la documentazione giunge al lettore è intrinseca la difficoltà di effettuare un accurato lavoro di filtraggio durante la mediazione documentaria.
Un’altra variabile importante per la comprensione del sovraccarico informativo è il tempo a disposizione di ogni lettore a fronte di una ricerca bibliografica. Possiamo affermare che il sovraccarico informativo è la quantità di informazioni a cui è sottoposto un sistema in una determinata unità di tempo. La scarsa quantità di tempo a determina una relazione sfavorevole tra la richiesta di elaborazione cognitiva e le capacità individuali di information processing. Infatti, se il lettore, nel tempo a disposizione, riesce ad elaborare soltanto una parte delle informazioni la conseguenza sarà proprio l’information overload. Quindi possiamo definire il sovraccarico informativo come la differenza tra le informazioni fornite dall’ambiente e le effettive possibilità di un soggetto nell’interazione.
I sintomi dell’inquinamento informativo
Un’altra delle catastrofiche conseguenze dell’inquinamento informativo è la “paralysis for analysis”, uno dei sintomi individuati nel 1990 da David Lewis, in uno studio commissionato dalla Reuters News Agency. Questo primo sintomo consiste in un’erronea e avventata capacità decisionale che porta il cervello ad elaborare soluzioni immediate e spesso sbagliate. Si traduce in una modalità-panico, che si ritrova nei lavoratori che hanno a che fare con una vasta quantità di informazioni, i kwoledge workers, appunto.
Oltre a questo, Lewis individua un’altra serie di sintomi dovuti all’information overload che si riscontrano nei knowledge workers. Sono confusione e frustrazione, unite a dolori di stomaco e mal di testa; malumori ed irritabilità; ansia e dubbi su di sé, insonnia. A pagarne le spese è anche l’empatia, cioè la capacità di comprensione degli stati mentali ed emotivi propri altrui e di sintonizzarsi con sé e con gli altri. Questo default empatico avviene in quanto le ore sempre più numerose trascorse dinanzi al PC prediligono il singolo e compromettono le relazioni sociali.