In Afghanistan i Talebani hanno reintrodotto le punizioni corporali pubbliche per coloro che non rispettano la legge della Sharia. Quattordici persone sono state fustigate in un campo da calcio davanti a centinaia di spettatori.
La vicenda
Nella provincia orientale di Logar in Afghanistan , il 23 novembre scorso i Talebani hanno frustato pubblicamente 14 persone in uno stadio di calcio, tra queste vi erano anche 3 donne. I funzionari talebani hanno esortato gli abitanti della piccola città di Pul Alam ad assistere alle punizioni inflitte ai criminali morali, che hanno ricevuto dalle 21 alle 39 frustate tra urla e richieste di aiuto davanti a centinaia di persone. La punizione sarebbe avvenuta per aver commesso crimini come furti, rapina e adulterio. Ma dalle informazioni trapelate, sarebbero stati fustigati anche uomini accusati di accompagnare donne che indossano abiti colorati.
Una pratica brutale esposta pubblicamente, che ha il solo scopo di intimorire la popolazione per far sì che le persone rispettino la legge della Sharia. Altre 19 persone l’11 novembre sono state frustate ben 39 volte nella moschea di Talon davanti ai fedeli.
Così ritornano per la prima volta le punizioni corporali nell’attuale regime Talebano. Nel mese di novembre il leader talebano Hibatullah Akhundzada ha annunciato come d’ora in avanti verrà applicata rigidamente la legge della Sharia, che comporta per l’appunto che per taluni crimini siano previste punizioni corporali. Le fustigazioni e altri tipi di esecuzioni violente venivano svolte frequentemente negli anni in cui i Talebani erano al potere, dal 1996 al 2001. Ai tempi avvenivano pubblicamente lapidazioni, amputazioni di arti e punizioni fisiche. Queste erano e sono tuttora, uno strumento per mantenere il controllo sul territorio e sulla popolazione, così da scoraggiare ribellioni o dissenso verso il governo.
L’ ONU condanna le punizioni corporali
L’ONU ha condannato le fustigazioni di massa avvenute in pubblico, definendole punizioni crudeli e degradanti. Secondo i rappresentanti dell’organismo internazionale tali esecuzione non rispettano la Convenzione Contro la Tortura e il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Per tale motivo le punizioni corporali sono una violazione dei diritti umani, per tanto l’ONU ha invitato il governo Talebano a porre immediatamente fine a tali pratiche. In tutta risposta i Talebani hanno definito la condanna alle fustigazioni da parte dell’Onu come “irrispettosa nei confronti dell’Islam”.
Quando il gruppo fondamentalista è salito per la seconda volta al potere ha promesso di attuare una politica più moderata, soprattutto nei confronti delle donne, ma così non sembra. Anzi, con il tempo vengono implementate politiche sempre più dure e conservatrici.
La condizione delle donne
L’ONU si dice anche preoccupato per la condizione delle donne nel paese, in quanto le azioni del regime contro di esse si starebbero aggravando sempre di più. E’ infatti notizia di pochi giorni fa che i talebani avrebbero annunciato il divieto per le donne di accedere a palestre, parchi e bagni pubblici. Questi divieti si aggiungono ad altrettanti imposti al genere femminile da quando i talebani sono tornati al potere, eliminando ogni tipo di diritto per le donne. Alle ragazze non è permesso frequentare scuole medie e superiori, vige il divieto di lavorare, l’obbligo di indossare il velo integrale ed essere sempre accompagnate da un uomo durante le uscite.
L’ONU ritiene che il trattamento riservato alle donne nel paese costituisca una persecuzione di genere, questa rientra tra i crimini contro l’umanità. Per questo i rappresentanti delle Nazioni Unite hanno invitato a ripristinare diritti e libertà delle donne nel paese. Un portavoce dei talebani, Abdul Qahar Balkhi ha respinto le accuse e avrebbe condannato invece le sanzioni Internazionali imposte alla Afghanistan, come il congelamento dei fondi destinati al paese.
Una catastrofe umanitaria
Come sappiamo il 15 agosto 2021 i Talebani sono riusciti a risalire al potere in Afghanistan, a seguito dell’abbandono del paese delle truppe Nato. Dopo 20 anni di guerra il conflitto civile si è nuovamente riacutizzato. Portando il paese al collasso tra crisi economica e inflazione, aumento della povertà e la popolazione che non riesce a soddisfare i bisogni essenziali. Inoltre, il regime utilizza la violenza e repressione sistematicamente contro chiunque si opponga al loro potere e ai suoi ideali.
L’ONU e altre organizzazioni hanno lanciato l’allarme sul fatto che nel paese imperversi una crisi umanitaria catastrofica, secondo l’ultimo rapporto stilato è necessario che tutti i paesi collaborino perché la situazione non peggiori ulteriormente.
La situazione pare esse sempre più drammatica, la fame in particolare sta affliggendo gli afgani, secondo Medici senza Frontiere è raddoppiato il numero di persone che si reca negli ospedali per malnutrizione rispetto all’anno passato. Nella provincia di Uruzgan dei funzionari hanno riferito che a causa della mancanza di cibo alcuni genitori starebbero dando ai propri bambini medicinali e droghe per calmare il senso di fame. Altri arriverebbero a gesti più disperati: vendere i propri organi per poter comprare cibo, oppure, vendere un figlio per salvarne un altro.