La storia delle origini del conflitto tra Israele e Palestina
Iniziata ufficialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, la così chiamata da Israele “Questione Palestinese” avrebbe in realtà origini molto più antiche. Già alla fine dell’800, infatti, iniziano a farsi largo l’antisemitismo ed il sionismo. Questo secondo movimento vorrebbe un nuovo Stato in quella definita “Terra di Israele“, dove avrebbero dovuto abitare tutti gli ebrei dispersi nel mondo. La prima ondata migratoria verso la Palestina si registra nel 1882.
Chiamata Aliyah, circa 30 mila ebrei si stabilirono in quelle terre, favoriti dalla creazione del Fondo Nazionale Ebreo. Questo prevedeva una raccolta fondi per l’acquisto di terreni nella cosiddetta Terra Promessa. Nel 1897 viene fondata da Theodor Herzl l’Organizzazione Sionista Mondiale. 20 anni più tardi, invece, ci fu la dichiarazione di Balfour: nome dell’allora Ministro degli Esteri inglese, inviò una lettera a Rothschild in cui riconosceva il diritto degli ebrei di avere un loro territorio riconosciuto in Palestina con un protettorato proprio dal governo britannico.
Protettorato che, appunto, terminò nel 1947. L’ONU vota un piano di spartizione tra uno Stato ebraico ed uno arabo, rifiutato dai palestinesi. Nel 1948, così, Ben Gurion proclama la nascita dello Stato di Israele. Si arriva così alla Prima Guerra Arabo-Israeliana, che dura dal 1949 al 1967. Proprio nel 1967, in seguito ad un blocco navale imposto dall’Egitto, Israele distrugge tutta l’aviazione egiziana e si assicura alcuni territori, tra cui Gerusalemme, Cisgiordania e Striscia di Gaza. Il 6 ottobre 1973, giorno della festa ebraica dello Yom Kippur, contrattaccano le truppe egiziane e siriane, fermate solo dal cessate il fuoco organizzato dalle Nazioni Unite. >>>CONTINUA A LEGGERE