La comparsa dell’Impero russo nel Baltico
La storica influenza della Russia nel mar Baltico ha inizio con la Grande Guerra del Nord, in cui le principali potenze dell’Europa settentrionale si sfidarono per il dominio sul bacino. La guerra, combattuta tra il marzo del 1700 e il settembre del 1721 nei territori dell’Europa settentrionale e orientale, segnò il tramonto della Svezia come grande potenza europea e come nazione egemone nell’area del Baltico. Il trattato di Nystad (siglato il 10 settembre 1721 tra svedesi e russi) concesse alla Russia i territori svedesi sulla sponda orientale del mar Baltico, dando inizio alle grandi aspirazioni talassocratiche del colosso moscovita.
Le origini della guerra sono da ricercarsi nella volontà di Pietro I il Grande. Influenzato dal suo viaggio in Olanda nel 1698, l’astuto monarca decise di dotare la Russia di una flotta moderna, il cui compito sarebbe stato quello di trasformare la Russia in una potenza marittima. Questa volontà si palesò quando lo Zar si spinse a fondare la città di San Pietroburgo, nel 1703, mentre la Grande Guerra del nord ancora imperversava. Allo stesso tempo lo Zar Pietro I il Grande stabilì la flotta russa del mar Baltico con base a Kronstadt.
Il tracollo svedese, e la sua riduzione a potenza regionale, lasciava un “vuoto” geostrategico che verrà colmato dai crescenti interessi della Russia; permettendogli di emergere dallo stato di relativo isolamento in cui si trovava e di affacciarsi sulla scena mondiale da una posizione di forza. Dopo aver ottenuto il controllo delle coste, l’autorità zarista porterà avanti un disegno strategico di espansione militare ed economica centrato sul dominio delle rotte navali baltiche. L’Impero russo cercherà di adattare la propria propensione strategica, da sempre relegata al controllo delle immense pianure euroasiatiche, ad un ruolo di rilievo nella sfera navale e marittima.
L’espansione russa, condotta principalmente da Caterina la Grande, continuerà per tutto il XVIII secolo, portando la Russia a scontrarsi con le maggiori potenze europee nel costante spostamento di alleanze noto come quadriglia degli stati. La parentesi delle guerre Napoleoniche (1803-1815) permise il consolidamento delle posizioni russe nel baltico a scapito della Svezia. La Guerra Finlandese (1808 -1809) si concluse con la cessione dei territori finlandesi dalla Svezia alla Russia. Tali conquiste permisero lo spostamento delle difese esteriori russe sin l’isola di Aland al centro del mar Baltico, la cui fortificazione avrebbe garantito il predominio di quell’area di mare.
Il caso Bomarsund: la fortezza della Russia nel mar Baltico
In questo scenario, le fortezze di epoca moderna vennero costruite per proteggere le città, i porti e le reti di scambio. Il forte di Kronstadt ne è l’esempio perfetto: situato tatticamente ad ovest di San Pietroburgo, ex capitale dell’Impero, il forte consentiva la difesa simultanea della città e della base navale in cui attraccavano le navi da guerra. L’espansione della Russia nel mar Baltico durante il XVIII secolo impose allo Zarato ingenti costi d’investimento nel consolidamento difensivo delle nuove frontiere.
Dopo il 1809 la Russia controllava l’intero Golfo di Finlandia, assieme alle sue fortezze e porti di rilevanza strategica. L’isola di Aland divenne l’avamposto occidentale dell’Impero e la sua fortificazione venne pianificata in piena continuità con la politica russa d’espansione aggressiva. La fortezza di Bomarsund avrebbe rafforzato le difese di San Pietroburgo e avrebbe permesso di soggiogare lo stenuato regno di Svezia grazie alla sua posizione geostrategica nel mar Baltico.
Lo zar Nicola I diede priorità alla fortificazione di Aland, dando inizio all’opera di costruzione del forte di Bomarsund nel 1830. La progettazione si sarebbe concentrata inizialmente nel dare alloggio alle truppe russe presenti sull’isola, la cui permanenza era diventata economicamente difficoltosa per la mancanza di un adeguato foraggiamento; l’opera di costruzione di tre torri difensive, un ospedale e un magazzino militare sarebbe avvenuta successivamente.
I russi non conclusero mai i lavori secondo il piano di edificazione: la forza lavoro era troppo ridotta, mancava un piano realistico sul completamento della fortezza e soprattutto non vennero mai costruite delle strutture portuali tali da consentire il sostegno navale alla fortezza dalla flotta imperiale russa, sia come fonte di approvvigionamento sia a scopo difensivo. Il mancato completamento dell’imponente opera di fortificazione avrebbe determinato la debolezza russa sul fronte baltico. Tale debolezza divenne palese durante la guerra di Aland quando un contingente navale franco-britannico esegui una serie di operazioni militari sull’isola.
Il conflitto, inserito nella più grande guerra di Crimea (1853-1856), aveva lo scopo di bloccare il commercio della Russia con l’estero e costringerla a chiedere la pace, tentando simultaneamente di coinvolgere la Svezia nella guerra. La flotta franco-britannica cannoneggiava le coste fortificate, catturando le navi commerciali russe, incluse quelle finlandesi, effettuando con successo un blocco navale. Le navi da guerra russe non avevano speranza contro la flotta moderna della coalizione e non furono impiegate per scongiurare il blocco navale. Venne deciso così di attaccare l’incompiuto forte Bumarsund sull’isola di Aland. Nei primi di agosto, l’isola venne completamente circondata dalla flotta, permettendo lo sbarco di un contingente franco-britannico di 13000 soldati, che si apprestava ad assediare il forte difeso da 2000 soldati russi, inclusi 470 tiratori scelti di origine finlandese.
I difensori russi non disponevano delle risorse belliche necessarie per dare battaglia e si rifugiarono nella fortezza di Bomasund. Il 13 agosto 1854 le forze di coalizione sferrarono l’attacco decisivo, bombardando il forte e costringendo alla resa gli inermi assediati pochi giorni dopo l’inizio dei cannoneggiamenti. I vincitori demolirono il forte e offrirono il controllo dell’isola alla Svezia, che rifiutò l’offerta temendo di danneggiare le proprie relazioni con la Russia, decidendo di mantenere una posizione di neutralità. Le ostilità si conclusero definitivamente con gli sviluppi della guerra di Crimea, segnando la resa russa al trattato di Parigi (1856).
Le politiche aggressive intraprese dall’Impero russo vennero progressivamente sostituite da un approccio di neutralità strategica dagli attori nella regione nel Baltico, segnando la prima demilitarizzazione dell’isola di Aland, confermata a più riprese persino durante le due guerre mondiali. Il caso Bomarsund simboleggia l’apogeo e l’inizio del declino dell’espansione russa nel mar Baltico. La posizione di neutralità e di relativa stabilità si è estesa fino ad oggi, venendo contestata soltanto dalle recenti tensioni per la guerra in Ucraina, allarmando tutta l’area del Baltico sulla rinnovata volontà imperiale della Federazione russa.