Lo afferma Traffic nel suo nuovo report che analizza il commercio illegale di tigri dal 2000 al 2022. Ben 3.377 esemplari hanno lasciato il loro habitat naturale o di cattività per soddisfare il mercato nero.
Ci sono voluti vent’anni per raccogliere una mole di dati tale da costruire un quadro quanto più possibile completo e dettagliato sul commercio illegale di tigri nel mondo. Il report denuncia un fenomeno già noto, che purtroppo coinvolge circa 50 paesi in tutto il mondo, rendendo sempre più difficile la conservazione di una delle specie già estremamente a rischio di estinzione.
“Skin and Bones”, il report in numeri
Dal gennaio 2000 al giugno 2022 le autorità hanno registrato complessivamente 2.205 sequestri, molti dei quali avvenuti nei cosiddetti 13 Tiger Range Countries (TRCs), i paesi in cui ci sono ancora tigri in libertà. Vivi o morti, interi o in parti, gli esemplari coinvolti nel commercio illegale di tigri sono stati 3.377 confermando, purtroppo, un trend in costante crescita. Difatti, se nel 2003 si osservò un incremento dei sequestri del 7%, nel primo semestre del 2022 la percentuale ha toccato un preoccupante 39%. Secondo le fonti di Traffic, la maggior parte delle tigri in cattività, 744, sono state sequestrate in Vietnam e Thailandia.
Il primato dell’India e delle Thailandia
Patria della tigre del Bengala (Panthera tigris tigris), l’India si conferma essere il Paese con più sequestri (34%), seguita da Cina (10%) e Indonesia (9%). Invece, la Thailandia ha registrato un numero relativamente minore di episodi, ma raggiunge il secondo posto per volume di esemplari sequestrati. In particolare, nel 2016 sono state portate via 187 tigri dal Wat Pha, il Tempio della tigre di Luang Ta Bua.
La piaga del Sud est asiatico
Nel 2022 in Indonesia, la terra della tigre di Sumatra (Panthera tigris sondaica), solo nel primo semestre dell’anno sono stati confiscati 18 esemplari. Infatti, le TRCs di queste aree hanno incrementato le attività di tutela della specie, sempre più ostacolate dall’intensificarsi del commercio illegale di tigri tenute in cattività.
In ultimo, il Vietnam ha registrato un incremento vertiginoso, 185%, del numero di felini sequestrati nel quadriennio 2018-2021, segnando un +67% rispetto al periodo 2014-2017.
“Non c’è mai stata una maggiore urgenza di intensificare la lotta contro il crimine contro la fauna selvatica in tutti gli stati dell’area”
Le parole di Ramacandra Wong, coautore e analista senior del crimine del, non lasciano spazio a molti fraintendimenti. Nell’ultimo secolo circa il 95% delle tigri selvatiche si è estinta e abbiamo già definitivamente perso tre sottospecie. La maggior parte degli esemplari ancora liberi vive oggi in 13 paesi, dove sono tutelate dall’azione sinergica di tutte le autorità governative, che dal 2010 partecipano al Global Tiger Initiative. In questo decennio di collaborazione, i risultati raggiunti sono stati notevoli, ma non uniformi, soprattutto in Asia. Infatti, in Malesia, Cambogia, Laos e Vietnam il numero di questi felini si sta drasticamente riducendo.
Cosa alimenta il commercio illegale di tigri?
Nonostante il numero importante di animali vivi sequestrati ogni anno, sul mercato nero arrivano anche diverse tonnellate di pelli, artigli, baffi denti e ossa. Quest’ultime sono purtroppo ampiamente utilizzate nella medicina tradizionale cinese, ad esempio come farmaco anti-infiammatorio per il trattamento di reumatismi e artrite.
Le prove mostrano chiaramente che il bracconaggio e il commercio illegale non sono minacce temporanee.
Lo afferma Kanitha Krishnasamy, coautrice del report, confermando l’indubbia presenza ormai da anni sulla rete internazionale di questi prodotti. Purtroppo il commercio illegale di tigri viaggia anche sui social, in particolare su Facebook, dove gli investigatori hanno trovato 675 profili attivi nella vendita di animali interi o parti di esse. Di questi, ben 515 provengono dal Vietnam, seguito da Thailandia (53) e Cambogia (28).
Arresti e multe per arginare il fenomeno
Dal 2000 sono state arrestate più di 2.313 persone in tutto il mondo e il 95% proviene dai TRCs, in particolare dall’India che, purtroppo, continua a registrare un trend in forte crescita. Le pene variano da 1 a 6 anni e la media si aggira intorno ai 3 anni, grazie ad un irrigidimento delle punizioni avvenuto a partire dal 2018. Invece, le multe oscillano tra i 490 dollari e i 5.000 dollari.
Cosa possiamo fare per salvare le tigri?
Traffic ha stilato una lista delle azioni fondamentali per ostacolare il fenomeno e scongiurare una possibile estinzione di questa meravigliosa specie. Tra le principali raccomandazioni non figurano soltanto l’istituzione di pene più severe e la chiusura dei mercati su cui avviene il commercio illegale di tigri. Difatti, è urgente anche un maggiore controllo delle strutture dove questi animali vivono e si riproducono in cattività. Gli stessi governi devono preoccuparsi di istituire regolamenti più severi, così da controllare le nascite e monitorare le procedure di smaltimento degli animali morti.
Una banca dati del DNA
Ad oggi, la biologia molecolare conosce tecniche avanzate grazie alle quali la tipizzazione di profili genetici, nonché la possibilità di creare banche dati sono soluzioni realistiche. Difatti, depositando il DNA delle tigri tenute in cattività, sarebbe più semplice rintracciare la fonte di provenienza di una pelle, di un osso o di un esemplare sequestrato. In questo modo, la possibilità di individuare e punire le strutture che rivendono i loro animali sul mercato nero potrebbe diventare più semplice.
La tigre è un fuoco giallo che appare all’improvviso nel buio della foresta.
Agile ed elegante, potente ed austera, la tigre è un predatore tanto temuto quanto minacciato dall’uomo, che ogni giorno distrugge il suo habitat e ne anela bellezze da esporre come trofeo. Nel tempo si è insinuata nella letteratura, nel mito, nella poesia e nel fumetto, facendo sognare centinaia di generazioni nel mondo. Dagli avvincenti romanzi di Emilio Salgari alle poesie preromantiche di William Blake, la tigre ha attraversato secoli di storia, lasciando un segno indelebile nell’anima dei lettori.
Purtroppo a questa parentesi di pura arte creata dall’uomo si contrappone l’ombra del bracconaggio, firmata dallo stesso autore. Contraddizioni. Da un lato la bellezza, dall’altro l’orrore di un fenomeno ingiustificabile ed estremamente pericoloso per la sopravvivenza di questa specie.
Insomma, questi vent’anni indubbiamente non ci rendono onore, ma potrebbero diventare un nuovo punto di partenza, più costruttivo e meno distruttivo. Oggi, abbiamo la consapevolezza che quanto si sta verificando è molto grave e sappiamo come limitare i danni, per eliminare definitivamente il problema in un futuro prossimo. Oggi, la differenza può farla solo un’azione sinergica e una partecipazione attiva tra paesi, per combattere insieme questa triste realtà, che ha già mietuto troppo vittime.
Carolina Salomoni