Negli ultimi due anni i dossier internazionali si sono ingigantiti a dismisura, e con loro, anche il livello di cooperazione in UE. La Germania però, dopo aver assunto per anni il ruolo di guida dell’Unione, con Olaf Scholz si è trasformata nell’anello debole della catena europea.
Il cancelliere
Olaf Scholz è diventato cancelliere tedesco nel dicembre del 2021. I problemi da affrontare erano già tanti, a partire dalla crisi economica derivante dalla pandemia. A questi, tre mesi dopo si sarebbe aggiunta l’aggressione russa in Ucraina. Qui arriva la prima patata bollente nelle mani del cancelliere. Quando l’UE e la Nato hanno preso una netta posizione contro Putin, per la Germania fare lo stesso era particolarmente difficile.
La Germania aveva sviluppato una dipendenza strategica nei confronti della Russia, da cui nel 2021 ha importato il 55% del proprio gas. Questa dipendenza ovviamente non si può imputare al nuovo leader, bensì ad Angela Merkel, che si è legata alla Russia con due gasdotti, il Nord Stream e il Nord Stream 2, quest’ultimo mai utilizzato.
L’impossibilità di slegarsi con facilità dal principale fornitore energetico del paese ha prima comportato il blocco delle sanzioni che avrebbero colpito maggiormente Putin, ovvero quelle al gas, e recentemente non ha permesso che in sede europea si arrivasse ad un Price Cap comunitario, che imponesse un tetto massimo ai prezzi del gas, che a partire da febbraio è oscillato enormemente sulla piazza di Amsterdam.
In Germania ci sarebbero anche molti carri armati da poter donare all’Ucraina, ma da Berlino è arrivato il blocco ad ogni donazione di carri armati tedeschi a Kiev. Ufficialmente le ragioni sono logistiche e per non favorire una propaganda russa di un attacco diretto tedesco. La realtà dei fatti è probabilmente diversa, e nel discorso rientrano sempre gli interessi della prima economia industriale in Europa.
Il porto rosso: la Cina arriva ad Amburgo
Errare è umano, perseverare è diabolico.
Come abbiamo detto, non si può dare la colpa a Scholz per la dipendenza nei confronti della Russia. Questa settimana il governo tedesco ha però ben deciso di vendere parte di un’infrastruttura sensibile alla Cina. Una compagnia statale cinese, Cosco, ha comprato circa un quarto della società che gestisce il porto di Amburgo, seguendo uno schema che ha portato negli anni al controllo cinese di infrastrutture cruciali in molti paesi emergenti, soprattutto in Africa.
All’interno della coalizione di governo, formata da socialdemocratici, liberali e verdi, non c’è unità di vedute sulla questione. Sarebbe proprio il cancelliere a volere arrivare ad un accordo, che inizialmente prevedeva che la quota di Cosco fosse del 35%, mentre le altre compagini avrebbero espresso preoccupazione per l’influenza che Pechino potrebbe esercitare in questo modo.
Penso sia assolutamente importante che non ci rendiamo mai più così dipendenti da un Paese che non condivide i nostri valori da finire in una situazione come quella che stiamo vedendo ora.
Così ha tuonato la ministra degli Esteri tedesca e presidente dei Verdi, Annalena Baerbock, rafforzando la posizione presa dal ministro dell’economia Robert Habeck. La leader dei verdi affianca così la vendita di una quota del porto di Amburgo alla dipendenza dal gas russo della Germania.
Poi, per non farsi mancare nulla, il cancelliere tedesco ha anche programmato una visita a Pechino. In un momento in cui la Cina si è chiaramente schierata al fianco della Russia, contro lo schieramento atlantico, l’avvicinamento solitario di Berlino alla Grande Muraglia è visto in modo sospetto dai partner europei. E’ la prima visita in Cina di un leader occidentale dall’inizio della pandemia e, ovviamente, anche la prima del terzo mandato di Xi Jinping.
La verità è che Angela Merkel portava avanti le proprie relazioni con Pechino e Mosca. I problemi principali sono quindi altri: il contesto e il rapporto con i partner tradizionali.
Lo scenario geopolitico odierno è di estrema tensione tra il fronte atlantico e quello russo cinese, con la Cina che ha usato la scusa del conflitto russo-ucraino per legittimare la propria politica di potenza, leggasi Taiwan, ed affermarsi come polo d’influenza per tutti i regimi autocratici.
Il fronte renano
La Francia è il più vicino e importante tra i partner europei della Germania. Non c’è alcun atro paese con cui ci coordiniamo così regolarmente e intensamente […]
Letto alla luce degli eventi degli ultimi giorni, questo comunicato del ministero degli Esteri di inizio ottobre fa’ abbastanza sorridere. Dall’ Eliseo il sentimento non è condiviso, e l’accusa mossa nei confronti del cancelliere è proprio quella di non coordinarsi con la controparte francese. Scholz non sembra voler coltivare un rapporto con il presidente francese, che con l’ex-cancelliera veniva definito come quotidiano.
Berlino negli ultimi giorni ha annunciato una spesa di 200 miliardi per aiutare le famiglie tedesche e soprattutto le imprese, cogliendo di sorpresa la Francia. Lo stesso giorno in cui è stato annunciato il piano, era in programma una videoconferenza bilaterale tra Scholz e Macron, annullata all’ultimo. Quello che il cancelliere ha definito come uno “scudo difensivo” volto a proteggere dall’aumento dei prezzi di gas ed elettricità, a Bruxelles e Parigi viene visto come un’ingerenza statale all’interno del mercato libero comunitario, difficilmente accettabile vista in quest’ottica.
Sulla base di queste questioni bisogna leggere il trattamento riservato da Macron a Scholz durante la visita a Parigi di quest’ultimo della scorsa settimana. Infatti il confronto non sembra aver risolto alcun problema tra le parti, ed alla fine della visita non si è neanche tenuta una conferenza congiunta dei due. E’ un trattamento inusuale, che in Germania era stato riservato all’ungherese Orban all’inizio di ottobre, non proprio il più ben visto tra i leader europei.
La situazione in casa
Sul fronte interno invece, l’SPD di Scholz si ritrova ad affrontare le critiche di una parte della politica, tra cui alcuni alleati, che li rimproverano una linea di politica estera poco netta nei confronti di autoritarismi e militarismi, e un inverno che si preannuncia freddo e salato.