I ritratti, tra Man Ray e il gruppo di Bloomsbury
Un caso di ritrattistica nello specifico della fotografia, e uno nei mezzi più tradizionali di pittura e disegno, entrambi della prima metà del Novecento: Man Ray e il gruppo di Bloomsbury. Partendo dal primo, seguendo la lettura che ne dà Claudio Marra nel libro “Fotografia e pittura nel Novecento (e oltre)”, si avrà modo di leggere in tutto il suo portato emozionale il secondo.
La classifica di Man Ray
Il fotografo americano, nella sua lunga carriera ritrattistica, fece una serie di foto slegate dall’attività professionale: in esse sono colti i propri amici, le proprie conoscenze. L’autore dotò ognuna di queste di un punteggio, sulla base della propria affinità personale con il fotografato, che permette così ancora oggi di ricavarne una classifica. Quest’ultima viene evidenziata da Marra come esemplificativa di una determinata caratteristica della fotografia: il suo essere in qualche modo un accordo, una transazione tra chi è dietro e chi è davanti l’obiettivo. Nel punteggio, che quantifica la qualità del rapporto con l’autore, vi è la prova fenomenica del legame che si instaura sui due capi della macchina fotografica.
I ritratti di Bloomsbury
Un gruppo di persone, un luogo d’incontro nel senso più ampio del termine, una comunione di amici, è rimasto nella storia per le relazioni interpersonali, oltre che per la caratura e i raggiungimenti collettivi e individuali di coloro che ne hanno fatto parte: il gruppo di Bloomsbury. Tra le diverse attività che i componenti svolsero insieme, ancora una volta l’arte fu in grado di ritrarre e di trasmettere fino ai giorni nostri l’esistenza di determinati rapporti affettivi, che a volte prescindono, a volte amplificano in qualsiasi direzione possibile quelli lavorativi.
La fissazione delle relazioni
I disegni, le pitture in cui si rappresentano a vicenda i componenti del gruppo, personaggi come Virginia Woolf, Roger Fry, Clive e Vanessa Bell, Duncan Grant, al momento visibili nel Palazzo Altemps di Roma, tramandano in immagine i volti dei loro legami. Nello scorrere i ritratti, lo spettatore di oggi può rivedere i protagonisti di Bloomsbury vicini l’un l’altro, può ritrovare in filigrana la stima, l’affetto e la volontà di vivere insieme le proprie idee e i propri progetti. Nel disimpegno che accomuna un quadro a una fotografia di Man Ray, rientra così tutta la serietà dello sforzo quotidiano nella propria arte, l’incontro con l’altro all’interno del proprio percorso personale, e la forza data dalla commistione e il confronto.