A far parlare di Andrès Iniesta in queste ore non è una delle sue giocate visionarie, il suo genio o l’ennesimo trofeo, ma la difficile battaglia contro la depressione.
L’ex calciatore ha rivelato – nel podcast “The Wild Project” – la sua personalissima esperienza, raccontando sia i momenti più complicati della malattia, sia il percorso di terapia che lo ha aiutato a sconfiggerla e che tutt’ora prosegue periodicamente per controllarsi.
Che cos’è la depressione?
La depressione, definita dall’ OMS “la malattia del secolo”, è un disturbo che consiste in una mancanza patologica di energia. I principali sintomi sono un senso di angoscia persistente e una totale perdita di interesse e di piacere nello svolgimento di qualsiasi attività. Il disturbo depressivo colpisce in Italia circa 3,5 milioni di persone ovvero il 5,5 % della popolazione, mentre in Europa sono circa 35 milioni i soggetti che ne soffrono secondo i dati del 2019 forniti dall’ISTAT e riportati dalla Fondazione Onda. Secondo l’Oms nel primo anno di pandemia di Covid-19 i casi di ansia e depressione sono incrementati del 25% a livello globale. Le stime dell’ultimo studio del Global Burden of Disease mostrano come i più colpiti siano le donne e i giovani, con il rischio di un aumento di comportamenti autolesionistici per questi ultimi. Inoltre, uno studio Istat, riguardante il periodo 2015-2017, riscontra come i maggiori rischi di disturbi ansioso-depressivi siano legati alla condizione lavorativa – tra gli inattivi e i disoccupati nella fascia fra i 35-64 anni, i casi di depressione riguardano il 10,8 % – così come a situazioni di svantaggio economico e di dipendenza da sostanze stupefacenti. Sempre l’OMS rivela come annualmente nel mondo si registrino circa un milione di suicidi e che circa il 60% di essi derivi da un disturbo depressivo.
La depressione di Iniesta: la partita più difficile
Il campione spagnolo ha raccontato come i primi sintomi della malattia siano comparsi nel 2009 a causa di un episodio traumatico: la morte dell’amico Dani Jarque, calciatore che militava nell’Espanyol, causata da un infarto. Da quel momento, per più di un decennio, Iniesta ha affrontato una partita anche fuori dal campo, contro un nemico invisibile che, come da lui riferito, lo ha portato ad uno stato di costante apatia che si alleviava soltanto nel momento in cui assumeva le pillole e andava a dormire.
L’importanza di raccontarla
La depressione è un disturbo invalidante, che può rappresentare un handicap nei casi più gravi, comportando notevoli difficoltà anche nello svolgimento delle attività di uso quotidiano. Il racconto di Iniesta è di fondamentale importanza, in quanto il calciatore spagnolo non è soltanto un personaggio pubblico, ma una leggenda vivente del calcio moderno. Negli anni d’oro del Barcellona di Guardiola, Iniesta è stato tra gli dèi di quell’olimpo sportivo che ha dominato la scena calcistica mondiale. La sua storia evidenzia come anche “gli dèi” possano ammalarsi, soffrire, combattere. Come affermato dallo stesso Iniesta, la sua condizione economica agiata non lo ha aiutato a sconfiggerla, testimoniando come la depressione possa colpire chiunque, anche i privilegiati della società. La depressione di Iniesta mostra come anche un vincente abbia delle fragilità, come anche una leggenda, apparentemente inarrivabile, possa in realtà soffrire e combattere come tutti gli altri. Questo fa comprendere la risonanza e l’influenza che può avere una simile confessione su quanti ne soffrono e quanti invece non sanno di soffrirne. Lo stesso giocatore ha affermato quanto sia fondamentale parlarne e come sia importante “non perdere mai la speranza”. La “malattia del secolo” è però troppo spesso sottovalutata o addirittura celata. Secondo l’Eurodap, circa l’81% delle persone ritengono sia preferibile nasconderla, per il timore di un giudizio sociale.
Rimedi e cure alla depressione
Per affrontare e sconfiggere la depressione è fondamentale innanzitutto riconoscerla, chiedendo aiuto sin dai primi sintomi. La terapia rappresenta il percorso principale da seguire per comprendere come la malattia si manifesti e per dotarsi degli strumenti necessari a combatterla. L’incremento dei dati riguardanti la depressione e i disturbi mentali in generale evidenzia la necessità di una terapia accessibile a tutti. Questo risultato potrebbe essere raggiunto grazie alla figura dello “psicologo di base”. In Italia, la Campania è stata la prima regione ad inserire nel Servizio Sanitario Regionale questa attività e, gradualmente, anche altre regioni si stanno muovendo in tale direzione: è di pochi giorni fa la proposta di legge che prevede l’istituzione di tale figura nella regione Toscana.
Il racconto di Iniesta rappresenta l’esempio dell’importanza di parlarne, di rivolgersi ai propri affetti e di entrare in analisi, senza mai sottovalutare la patologia, credendo di riuscire a risolverla da soli una volta che si è manifestata. Personaggi che hanno un grande risalto mediatico e soprattutto grandi campioni dello sport, trovando il coraggio di parlarne possono contribuire a “normalizzare” il problema, eliminando il timore di un giudizio sociale che ancora molti hanno e che rappresenta il primo grande ostacolo alla cura della patologia.