Ucraina: 167 civili presi in ostaggio dai soldati russi. Chiusi in un bunker sotterraneo. Bambini, adulti e anziani. Sui muri i nomi dei morti.
Ucraina, Yahidne – In Ostaggio dei russi.
Reportage missione umanitaria. Maggio – Settembre 2022
Una mattina di pioggia. Un villaggio disperso nel nord – est dell’Ucraina, al confine con la Bielorussia.
Un plotone di dieci soldati fa irruzione in quel di Yahidne, piccola cittadina ucraina.
Viene subito individuata la scuola del paese.
È presente un bunker sotterraneo.
Tutti i civili vengono presi e portati nel bunker, nessun escluso.
I soldati svuotano le case, prendendo viveri a sufficienza.
Inizia così un’avventura interminabile.
L’eterna routine:
Ci si sveglia e si fa colazione: scatolame.
Tempo libero, tanto, angosciante, eterno.
I bambini disegnano. Hanno riempito tutti i muri. Su alcuni ci sono disegni di bombe e carri armati.
Non ci sono orari. È sempre buio pesto. Le poche finestre presenti sono state fissate con assi di legno.
Ogni tanto qualche anziano si sente male: molti stanno morendo asfissiati.
Una volta al giorno un soldato fa cenno a qualche giovane adolescente di andare con lui. Tornano, non parlano. Cosa hanno fatto? Cosa si sono detti? Nessuno lo sa.
Come in ogni gruppo che si rispetti ci sono i ribelli, quella parte di civili che non accetta e si oppone. Per loro la vita a scadenza breve: vengono portati fuori, sacco in testa e pallottola dritta nella testa.
Non c’è posto per chi rema contro.
Con la guerra non si scherza.
Essere in ostaggi dei russi non è uno scherzo.
Chissà quando finirà, chissà se ne usciremo vivi!
Si iniziano a scrivere sui muri i nomi delle persone decedute. Si iniziano a segnare i giorni.
Ma quando tutto sembra finito, fermo, irreparabile, il ventottesimo giorno accade il miracolo: L’esercito ucraino riesce a entrare e liberare i civili.
Il ventottesimo giorno 167 persone riescono a vedere la luce del sole.
167 persone riescono a respirare nuovamente la libertà.
A tre mesi di distanza ci viene raccontato tutto ciò.
Tre ragazzine riportano con una tranquillità disarmante l’accaduto.
L’esercito ucraino ci ha trovati perché siamo riusciti a pubblicare video e foto su TikTok il primo giorno!
Il bidello della scuola aggiunge dettagli, dentro i suoi occhi si legge ancora tanta tristezza.
Un ricordo lontano. Un trauma scolpito dentro che non andrà mai più via.
Silvia De Lucia