Stop al memorandum Italia-Libia, lo chiedono in tanti
È stata organizzata una manifestazione per lo stop al memorandum Italia-Libia. Motivo? Le molte violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità nel Paese delle Libie. Inoltre, il governo italiano non sembra aver spinto per una gestione trasparente dell’accordo, tutt’altro. Per dirne una, quest’estate l’ASGI aveva lamentato pochi controlli da parte della Farnesina sullo stanziamento del Fondo Africa in Libia. Le ong chiedono lo stop al memorandum Italia-Libia, quindi di non firmarne il rinnovo a inizio novembre.
Com’e oggi la situazione in Libia
Ad oggi, per ragioni semantiche non è nemmeno più concepibile un memorandum Italia-Libia, questo perché di Libie ce ne sono diverse. Dalla rivoluzione del 2011, il Paese non si è mai ripreso e ha invece continuato a ricevere pesanti interventi stranieri nelle dinamiche interne del suo territorio. Oltre all’appoggio di Mosca al generale Haftar, il dittatore turco Erdogan ha stretto vantaggiosi accordi marittimi per aver difeso Tripoli. Poi ci sono tutte quelle milizie locali che rendono il contesto ancora più tribale. In questo scenario, il governo di Tripoli voluto dall’ONU e quello di Tobruk appoggiato dal parlamento libico sono in lizza per il potere.
La conquista della Libia e quei crimini taciuti
La vicinanza tra le coste italiane e quelle libiche ha implicato negli anni una lunga relazione tra i due Paesi, in primis la parentesi del colonialismo. Tra l’altro, a differenza di altre colonie europee, la Libia non crebbe granché nel periodo di dominio italiano. Che l’attuale pacifismo italiano non c’inganni! La conquista della Libia non fu un’allegra avventura a cui prendere parte, ma una spedizione fortemente razzista, la quale vide gli italiani protagonisti di feroci crimini contro l’umanità. Tra questi, la detenzione di civili in campi di concentramento; vi lascio la testimonianza di un prigioniero, presa da un sito web che raccoglie al suo interno documenti storici sul passato coloniale della Libia- questo è il sito.
Dovevamo sopravvivere con un pugno di riso o di farina e spesso si era troppo stanchi per lavorare. . . Ricordo la miseria e le botte. . . Le nostre donne tenevano un recipiente nella tenda per fare i bisogni. . . Le esecuzioni avvenivano al centro del campo e gli italiani portavano tutta la gente a guardare. Ci costringevano a guardare mentre morivano i nostri fratelli.
Il memorandum Italia-Libia e la missione Ippocrate: il ruolo dell’Italia
Spedizioni razziste a parte, l’Italia tutt’ora è in missione in Tripolitania con l’operazione Ippocrate, volta a fornire assistenza medica e sanitaria presso basi militari come quella a Misurata. Un ruolo marginale quindi, considerando le altre forze che concorrono alla lotta per il dominio. Il memorandum Italia-Libia venne sottoscritto nel 2017 con l’allora governo di Serraj, al fine di ridurre la rotta degli sbarchi clandestini. Bene, il cerchio si chiude e siamo tornati al primo paragrafo. Oltre che per ragioni umanitarie, lo stop al memorandum con la Libia sarebbe giustificato anche dall’acuirsi dello smembramento politico del Paese, piombato nuovamente nel caos. Milizie locali e autorità corrotte non sono proprio il miglior alleato per gestire una crisi umanitaria in corso da anni.
Perché il governo dovrebbe interessarsi alla Libia
Insomma, ciò che accade nelle Libie non può passare indifferente agli occhi del governo. Oltre che per i flussi migratori, la costa meridionale del Mediterraneo è di fondamentale importanza per la questione energetica del nostro Paese. A passeggiare allegramente in mezzo alle lotte tribali nel deserto libico, ci sono anche i mercenari della Wagner, noti alleati della democratura di Putin. A proposito, sospetti di influenze russe aleggiano pure sul recente golpe in Burkina Faso. Il nostro destino è in parte legato a quello dell’Africa, non è possibile pensare altrimenti. Il governo venturo dovrebbe guardare con attenzione a ciò che accade poco lontano da noi.
Oltre il fu mar Nostrum, dove i discorsi sovranisti non contano più. In quella terra umiliata da decenni, la quale continua però a riscaldare i nostri deretani.
Matteo Petrillo