Dal 2021 si è registrato un aumento dei migranti cubani in Bosnia ed Erzegovina. Il paese, snodo fondamentale della rotta balcanica, finisce spesso per essere il punto di arrivo dei migranti che vorrebbero raggiungere la Spagna.
La rotta che attraversa la Bosnia Erzegovina e si dirige verso la Croazia è percepita come via ideale per entrare nell’Unione Europea, per questo il traffico di migranti è concentrato in quell’area. Secondo i dati forniti da UNHCR, alla fine del 2021 erano 87mila i migranti nel paese, principalmente di origine siriana, libica, pakistana, afghana e palestinese e, da quest’anno, si è registrato anche aumento dei migranti cubani in Bosnia ed Erzegovina. Il governo bosniaco nel 2022 ha mosso i primi passi per l’espatrio di una parte dei rifugiati che vivono clandestinamente nel paese, per risolvere una situazione che ha portato a forti tensioni politiche e seguire le direttive dettate dall’Unione Europea.
Un nuovo trend nei flussi migratori
Perciò nel 2022, mentre la Bosnia ed Erzegovina ha concretizzato, dopo due anni, l’accordo firmato con il Pakistan, si è presentato un nuovo flusso migratorio verso il Paese: quello dei migranti cubani che hanno scelto una via diversa da quella per gli Stati Uniti. Si verifica così per il Paese la necessità di arginare un nuovo flusso di migranti che cercano di entrare nei paesi dell’Unione Europea: il 14% dei migranti registrati nei campi profughi provengono da Cuba, la percentuale più alta dopo quelle dei migranti afghani e turchi.
La grave situazione economica e politica a Cuba
La ragione di questi ultimi movimenti verso la penisola balcanica va ricercata nella delicata situazione politica ed economica in cui si trova Cuba. A partire dal luglio del 2021, il Paese è stato scosso da proteste scatenate dalla terribile situazione economica in cui verte, soggetto alla quarta inflazione più alta al mondo (85%) dopo quelle di Zimbabwe, Turchia e Sri Lanka. I cubani hanno iniziato a riversarsi nelle strade protestando per l’assenza di cibo, di medicine e di elettricità. I cittadini in rivolta hanno protestato contro il governo cubano anche a causa della gestione della pandemia di Covid-19 che ha acuito la crisi sociale del Paese.
L’innesco e la repressione
L’innesco delle proteste è stato un blackout che l’11 luglio 2021 ha privato i cittadini della corrente per più di 12 ore; davanti a questa ennesima difficoltà, i cubani hanno iniziato a insorgere dalla provincia di Pinar del Rio e da Avana, la capitale, ma in pochissimo tempo tutto il paese ha preso parte alla rivolte. Era da decenni che a Cuba non si vedevano proteste tanto importanti per il numero di cittadini coinvolti, e per questo la repressione del governo è stata violentissima: i militari e i paramilitari hanno risposto alla rivolta usando la forza contro i civili, arrestandone circa un migliaio.
I cubani intraprendono la rotta balcanica
In un clima di violenza, repressione e in piena crisi economica, migliaia di cubani si sono messi in viaggio e hanno lasciato Cuba. Secondo la US Customs and Border Protection, sono stati arrestati negli Stati Uniti almeno 175mila migranti cubani nel periodo tra ottobre e luglio: cifre così alte non si vedevano dal 1959. Alcuni migranti invece hanno scelto un’altra via: l’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha dichiarato che aprile si sta registrando un numero crescente di rifugiati cubani in Bosnia ed Erzegovina.
I cubani si stanno spostando verso i Balcani grazie agli accordi legali per il rilascio dei visti. Cuba nel 1966 ha stretto un accordo per la liberalizzazione dei visti con la ex Jugoslavia di Tito, ancora valido per la Serbia e il Montenegro, e nel 2018 con la Russia. Secondo quanto concordato i cittadini cubani dotati di passaporto sono liberi di rimanere in questi paesi per 90 giorni. La maggior parte dei migranti cubani dopo aver trascorso tre mesi in Russia partono da Mosca per Belgrado, si registrano come turisti e difficilmente fanno più ritorno a Cuba, con la speranza di arrivare in Spagna, ma pronti anche a fermarsi in Croazia o in Serbia.
L’arrivo a Belgrado
Quando i cubani giungono a Belgrado, seguendo le orme dei migranti pakistani o afghani, intraprendono la rotta balcanica e cercano di trovare asilo in Europa. I rifugiati transitano per la Bosnia ed Erzegovina, si recano a Sarajevo per raggiungere il campo profughi di Lipa e lì si scontrano con un’accoglienza fatta di recinzioni, polizia e sogni infranti.
Gli ostacoli che i cubani devono superare
I migranti cubani in Bosnia ed Erzegovina sono ostacolati nel raggiungimento della Spagna dagli Accordi di Dublino: entrati in vigore nel 2014 stabiliscono che i migranti richiedano l’asilo nel primo Paese dell’Unione Europea in cui giungono, senza possibilità, di fatto, di decidere dove fare richiesta. Molti migranti cercano quindi di non essere intercettati nei paesi di transizione, per poter richiedere l’asilo nel Paese che sperano di raggiungere. Le difficoltà con cui si scontrano sono numerose, perché la rotta balcanica è monitorata e sorvegliata dalle organizzazioni europee.
Con l’accendersi delle tensioni fra Russia e Ucraina, per i migranti cubani è inoltre diventato ancora più difficile raggiungere Belgrado, a seguito della chiusura preventiva delle vie aeree che ostacola le partenze da Mosca.
Ludovica Amico