I dati Istat del 2020 riportano che negli ultimi dieci anni gli italiani che si sono trasferiti stabilmente all’estero – gli expat appunto – hanno toccato la soglia del milione di persone. Neanche la pandemia e le limitazioni agli spostamenti che ne sono seguite sembrano aver fermato questo importante flusso migratorio.
Un dato sorprendente, in controtendenza rispetto al tasso di disoccupazione in Italia, è che la maggior parte degli expat proviene dal Centro e dal Nord. Inoltre, un emigrato italiano su quattro possiede un titolo di studio uguale o superiore ad una laurea.
Quali paesi vanno per la maggiore tra gli expat italiani?
Secondo un rapporto dell’AIRE (l’anagrafe italiani residenti all’estero) la maggior parte degli expat italiani si trova in Europa e in America Latina. Al primo posto della classifica dei paesi con il maggior numero di expat troviamo l’Argentina, seguono Germania, Svizzera, Francia, Regno Unito e Belgio. E’ opportuno precisare però che l’AIRE registra le presenze in uno stato e non i flussi migratori; sono tenuti infatti ad iscriversi all’AIRE anche figli di emigrati italiani, dunque queste seconde generazioni di expat potrebbero non aver mai nemmeno messo piede in Italia e ciò spiegherebbe anche il primato dell’Argentina.
Che cos’è che spinge gli expat italiani a lasciare casa per trasferirsi in un altro stato ?
Vediamo alcune loro storie più da vicino:
Marilina ha 47 anni e da ormai 22 anni vive a Londra. Nell’ottobre del 2000 si è trasferita nel Regno Unito per cercare lavoro, ma dopo poco ha trovato l’amore e vi si è stabilita. In Gran Bretagna ha lavorato fin da subito grazie all’aiuto dei job center: centri per l’impiego che supportano sotto ogni aspetto gli utenti che vi ricorrono, dalla compilazione del curriculum per chi ha difficoltà con la lingua, a consigli su come affrontare i colloqui, sempre garantendo un sussidio fino all’impiego. Marilina riferisce che nei suoi 22 anni a Londra, nessuno tra i suoi conoscenti è mai stato disoccupato per più di 3 mesi, una bella differenza dall’Italia dove il tasso di disoccupazione tra i giovani è stabile al 23%.
La Gran Bretagna è senza dubbio una delle mete più ambite dagli expat, ma non da meno lo è la Francia, come ci raccontano Valentina e Ilaria: due expat italiane a Parigi.
Valentina è una giovane ingegnere di 30 anni che, 5 anni fa, ha lasciato l’Italia, dapprima alla volta di Monaco, per scrivere la tesi di laurea, stabilendosi poi nella capitale francese, dove non ha avuto alcuna difficoltà a trovare un impiego stabile, appagante e di responsabilità.
Simile all’esperienza di Valentina è quella di Ilaria, un architetto che ha lasciato l’Italia nel 2014, grazie ad una borsa di studio fornita dall’unione europea, la Leonardo da Vinci. Ciò che colpisce particolarmente nel racconto di Ilaria è l’esperienza dei colloqui dove, molte volte, si è presentata chiedendo un salario e le è stato offerto decisamente di più. Vero è che, grazie alla notevole richiesta di ingegneri e architetti, in Francia, si raggiunge il cosiddetto “plein emploi” che significa letteralmente, il pieno impiego per le categorie.
Tante sono le storie degli expat italiani all’estero, molte delle quali sembrano essere accomunate dalla facilità nel reperire un lavoro gratificante ed in linea con il proprio livello di istruzione. Ciò è possibile grazie sopratutto alla sicurezza economica che il paese ospitante è in grado di offrire e alla tutela dei diritti, garantiti agli abitanti a prescindere dalla cittadinanza di origine.
Ma non sono solo tutte rose e fiori…
Non dimentichiamo che trasferirsi all’estero è un’avventura e come tale presenta un certo numero di difficoltà che, prima o poi, ogni expat deve affrontare:
- prima tra tutte vi è certamente lo scoglio della lingua. Quando ci si trasferisce in un paese con una lingua diversa dalla nostra è importante impararla rapidamente per poter, ad esempio, cercare lavoro;
- la ricerca della casa è un’altra sfida. Trovare un alloggio in un comunque presente clima di diffidenza verso gli stranieri può richiedere un notevole dispendio di tempo, energie e soldi specie nel caso in cui si debba ricorrere alle garanzie fornite dalle banche;
- in ultimo, è sicuramente da non sottovalutare che stabilendosi in un altro stato occorre imparare come funziona la burocrazia, partendo dall’ottenere un banale numero di telefono, ai servizi postali e bancari, alla sanità, alle tasse.
In conclusione, gli expat italiani che decidono di lasciare casa, famiglia ed amici, lo fanno soprattutto nella speranza di un buon lavoro, per il quale sono anche disposti ad affrontare le molte difficoltà che gli si pongono davanti. E voi sareste disposti a fare altrettanto ?