Il 13 agosto si tinge di nero per due anni consecutivi. L’Italia perde Piero Angela e Gino Strada. Due uomini il cui vissuto è, nella diversità delle storie, insegnamento profondo
“Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma” è accezione specchio del lavoro straordinario compiuto da Piero Angela lungo tutta la sua carriera, che non si è mai fermata alla sola divulgazione scientifica. Ne valicò infatti il senso minimo, dedicandosi alla realizzazione di programmi televisivi capaci di rendere accessibili i temi e i concetti più disparati. Angela ha insegnato all’Italia e al mondo, la distinzione tra superficialità e leggerezza, adattando la seconda al sapere, cucendone un abito perfettamente su misura.
Ci ha educato attraverso tale raffinato vestito a non cessare mai di amare la conoscenza, a coltivare senza timori idee e passioni, ad “andare dentro le cose”, fino al possibile, fino ai “quark”.
Sulla soglia dei “più piccoli mattoni della materia”, ci ha quindi indicato saggiamente il percorso nitido che lega la partecipazione insita nella divulgazione alla politica, alla nostra stessa natura:
“curiosamente oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di divulgazione come condizione essenziale per capire e quindi per partecipare. La democrazia non può basarsi sull’ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando meglio la loro capacità di capire”
E sul comprendere a fondo gli spigoli del mondo, specialmente i più oscuri e sanguinosi, seppe tuffarsi Gino Strada, la cui vita si intreccia a quella di Angela nel giorno in cui entrambe si spengono. 13 Agosto
Chirurgo di guerra, palesò quel che consciamente spiegano i programmi di Piero Angela: la conoscenza al servizio delle persone può salvare il mondo. Lui mise la sua a disposizione delle vittime di guerra, sottolineando incessantemente tutta l’assurdità e la ferocia nella violenza estrema ma anche, e specialmente, nell’indifferenza:
“Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.”
Angela e Strada hanno entrambi affermato convintamente, attraverso il loro vissuto, che in assenza di studio e divulgazione, non è possibile esaltare tutta l’immensa potenzialità del nostro essere umani. Ambedue, lo hanno fatto senza pretesa, senza urla, senza l’arroganza dell’imposizione. Come carezze i loro sussurri divengono nella loro scomparsa, una guida. Un faro luminoso intento a ricordarci che la morte vince una volta sola, “la vita invece, vince tutti i giorni”.
Allora, per consegnare la vittoria alla bellezza, dobbiamo necessariamente compiere un passo verso l’esterno. Uscire dalla gabbia dei limiti e lasciare che il nostro istinto di ricerca non si spenga mai,
“se accettate di uscire dal recinto, vi accadranno cose meravigliose”.