La ministra Lamorgese firma un decreto per nasconderci dei fogli
L’attuale ministra dell’interno, Luciana Lamorgese, ha firmato a marzo scorso un decreto legge che blinda documenti riservati da noialtri. Sembra la scena finale de “Il Padrino”, quando si chiude la porta su Michael Corleone, lasciando noi stessi e la moglie all’oscuro di tutto ciò che accade nell’ufficio degli inciuci. Mantenere segreti non ha mai portato a nulla di buono, ed è cosa tipica di chi si atteggia da mafioso. E dopo le tre scimmiette della massima italiota, “Non vedo, non sento e non parlo”, ecco arrivare a ruota libera i fantasiosi escamotage per evadere domande. Detti anche, nel gergo tecnico della PA, paraculate. La ministra Lamorgese blinda fogli pubblici in nome dell’interesse nazionale. E in nome dello stesso ecco spiegata la natura di quei fogli.
Il decreto firmato dalla ministra Lamorgese
A marzo scorso la ministra Lamorgese ha firmato un decreto legge che intacca la trasparenza di certi documenti. Tra i tanti, quelli che riguardano l’immigrazione e le frontiere. Il testo del decreto lo trovate a questo link. Leggendolo si nota la vaghezza delle motivazioni mosse dal Viminale; emblematico questo passaggio: ” Sono
sottratti all’accesso [. . .] i documenti relativi [. . .] ad intese tecnico-operative per la cooperazione internazionale di polizia inclusa la gestione delle frontiere e dell’immigrazione “. Con questa frasetta, la ministra ha di fatto sbattuto fuori a pedate tutte le associazioni della società civile che s’interessano di migranti e temi affini. Come ad esempio l’ASGI. Se non sapete cos’è l’ASGI, lo spiego in un articolo qui su Ultima Voce dove parlo della Libia, il deserto della trasparenza: lo trovate a questo link.
Chi si nasconde dietro lo scudo opaco by Lamorgese
Il primo ad opacizzarsi con questo decreto è il Viminale stesso, ovviamente. A seguire ci sono l’AID, l’Agenzia Industrie Difesa, e Frontex, un’agenzia dell’UE che aiuta i Paesi membri nella gestione delle frontiere e dell’immigrazione. In questa storia sono coinvolte anche le guardie costiere dell’Italia e della Libia. Con lo scudo opaco gentilmente levato dalla Lamorgese, tutte queste istituzioni possono finalmente tornare a farsi gli affaracci propri in tranquillità. Vediamo ora, passo passo, cosa c’è nei loro armadi.
AID e Viminale: il salotto armato dei lobbisti
Come scritto prima, l’AID è l’Agenzia Industrie Difesa ed è vigilata dal suddetto ministero. Collabora con l’industria delle armi, tra le aziende più di spicco troviamo Leonardo e Fincantieri. L’AID è legata al Viminale tramite un accordo con la direzione dell’Interno sull’immigrazione e sulle frontiere. Ecco, questo accordo è ora blindato al pubblico grazie al decreto legge firmato dalla ministra Lamorgese. Parliamo di un accordo che coinvolge il Viminale, l’industria delle armi e le rotte migratorie. Che tra l’altro è stato promosso dal Viminale stesso, in continuità con gli accordi sulla Libia.
A fine 2021 il Viminale ha spedito in Libia una nave, la San Giorgio, che si collega ai radar della base di Abu Sitta; lo scopo è quello di sorvegliare meglio i mari e combattere così le rotte clandestine. Facendo così felici le autorità libiche, spesso colluse con gli scafisti. Diamine, che trovata geniale! Equivale a consegnare le pecore al lupo. Non ci è dato sapere il giro di risorse e mezzi mosso dall’AID, ma possiamo farci un’idea sugli scenari poco desiderabili che potrebbero presentarsi. Trovate in allegato a questo link il sonoro ‘NO’ pronunciato dal direttore dell’AID, Nicola Latorre, in risposta alla richiesta di accesso al documento dell’accordo con il Viminale. Più di questo però non ci è dato sapere.
La cattiva reputazione di Frontex
Frontex è un’agenzia europea che dovrebbe aiutare i Paesi membri a gestire le frontiere esterne all’UE, e quindi anche le rotte migratorie. Nel corso degli anni è diventata la più ricca e potente delle agenzie europee, nonché la prima ad avere una divisa. Purtroppo però sul conto di Frontex pendono anche tante accuse di mala gestione del suo potere. Secondo alcune ONG, come ad esempio Sea-Watch, l’agenzia respingerebbe i migranti , violando così gli accordi internazionali sui profughi in acque sovrane.
Smontiamo a questo punto anche la balla secondo cui dovremmo scegliere tra l’accoglienza e la “chiusura dei porti”: nulla di tutto ciò, ci sono leggi che impongono agli Stati di lasciar attraccare le navi che sconfinano nelle acque territoriali. Carta canta, la Convenzione di Ginevra del 1951 tutela i rifugiati e altre vittime di crisi umanitarie. Trovate il testo sullo statuto dei rifugiati a questo link.
Ebbene, Frontex, tra le altre cose, è accusata di respingere i migranti verso lidi poco sicuri, come ad esempio quelli libici. L’agenzia poi avrebbe avuto incontri, anch’essa, con l’industria militare. Questi lobbisti sono come il prezzemolo quando si tratta di crisi umanitarie. Più di questo però non ci è dato sapere.
Fiori e cioccolatini alla Guardia costiera libica
Solo a Barbara D’Urso stava antipatica la Guardia costiera libica per il caso marò, perché per il resto sembra che sia sbocciato il fiore dell’amore tra i marioli italici e i cani rabbiosi oltremare. Funziona così: l’Italia fa Ponzio Pilato col destino dei migranti, e si affida al compare libico che non si fa troppi problemi a farli tornare in terre africane. E così la Libia fa il lavoro sporco, e rinchiude molti profughi nei centri di detenzione, luoghi di morte e di atroci sofferenze. Giusto, perché noi siamo umani e non vogliamo mica “lasciarli affogare”. Ma le mani sporche di sangue l’Italia ce le ha, tale e quale alla Libia.
Comunque, anche la nostra Guardia costiera è negli inciuci mediterranei. Infatti c’è stato un accordo tra quest’ultima e il Viminale che prevedeva la cessione di motovedette dal valore a sei cifre alle autorità libiche. Si tratta di unità navali adibite al soccorso, scopo a dir poco orwelliano se calato in quel contesto. Nello stesso in cui le ONG sono ostacolate dai governi, i quali sembrano preferire la risposta militare delegata alla Libia piuttosto che l’azione umanitaria di chi conserva ancora dei valori di umanità e di altruismo. Più di questo però non ci è dato sapere.
Politici rin-tonno-niti
Pare ci sia un triangolo d’intesa tra i signori dei mari, dall’Europa agli Stati e passando per la Libia. Difatti, la vera gestione delle rotte migratorie è nascosta dagli accordi di realpolitik. Ora anche più opachi a causa della fortezza Viminale, edificata dalla firma della ministra Lamorgese. A noi plebei in superficie arrivano solo le caricature di questa vicenda, con dei dibattiti che continuano a spostare il discorso su un piano morale. Questa macchietta vorrebbe farci credere che il destino dei migranti dipenda dal buonismo della maggioranza elettiva. E i politici stessi parlano come se avessero il leggendario tridente dei mari, ma così facendo assomigliano a dei tonni spiaggiati su questioni geopolitiche.
La mitica Europa. Quella greca.
Lontano dagli occhi dei benpensanti che ancora parlano di Mimmo Lucano, la tragedia in mare aperto ancora è in alto mare con l’essere risolta. L’Europa pare più vicina alla mitologia greca piuttosto che alla giusta gestione dell’immigrazione. Politici europeisti la invocano di continuo, l’Europa – anche qui richiamando l’etimologia mitologica del suo nome- illudendo i cittadini che la risposta non sia a Roma bensì a Strasburgo. Invece è nella trasparenza delle politiche estere, matrice di una vera obiezione di coscienza utile al progresso, altroché le caciare in tv e le minchiate su Twitter!
Un mare di impicci
Il Mediterraneo è la rotta degli straccioni e il baule degli inciuci. In continente, buffa assonanza con lo stato di tolleranza della cosiddetta “brava gente”, colletti bianchi scendono a patti con quei cani rabbiosi che maltrattano i migranti, mentre i lobbisti delle armi mangiano a sbafo di questo menefreghista triangolo d’intesa.
L’idealista è spesso accusato di sognare troppo in là con il migliorare la realtà, indignandosi alla bisogna. Ma se non rimane neppure l’indignazione, allora cosa resta? Urla di dolore che affogano nel mare.
Matteo Petrillo