Cos’è l’ASGI e di cosa si occupa
ASGI sta per “Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione”. Il suo scopo è promuovere la salvaguardia dei diritti nelle politiche migratorie. Inoltre promuove iniziative contro la discriminazione, battendosi quindi a favore di un’immigrazione più trasparente e coscienziosa da parte dei governi. L’ASGI è una rete formata da persone con competenze di varia natura, le quali convergono tutte nell’impegno civile verso i temi sopracitati. L’associazione ha una copertura territoriale divisa in sezioni, rappresentate dai membri delegati alla gestione dei loro progetti territoriali. Per coloro i quali ritengano poter dare il proprio contributo alla causa, ecco l’elenco delle sezioni territoriali a questo link.
L’ASGI critica la gestione del Fondo Africa
In un report datato 12 luglio 2022, l’ASGI lamenta pochi controlli da parte del ministero degli esteri italiano sui soldi stanziati in Libia. Il report fa riferimento al Fondo Africa, istituito nel 2017 e che disponeva di 200 milioni di euro. Lo scopo era quello di creare uno strumento economico per aiutare il territorio libico nella gestione dei disordini interni, tra cui il flusso di migranti. La Farnesina elenca degli attori esterni per la gestione delle risorse, vediamone alcuni. L’AICS, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Due organizzazioni delle Nazioni Unite, l’OIM e l’UNHCR: la prima per i migranti e la seconda per i rifugiati. Infine il compito è anche affidato a iniziative della società civile. Pantalone paga e poi controlla, in teoria. . .
Il contenuto del report dell’ASGI
Nel report sopracitato, che trovate a questo link ( è di facile lettura), l’ASGI denuncia la scarsa trasparenza sulla gestione dei soldi stanziati. Secondo il documento infatti, la Farnesina non avrebbe verificato a dovere l’utilizzo dei soldi offerti dal Fondo Africa. In nome delle tasche degli italiani, si chiede un rendiconto delle attività svolte, né più né meno. ” E io pago” a parte, un’altra ragione, senz’altro più importante, che muove la critica dell’ASGI è la volontà di assicurarsi che quei soldi non finiscano nelle mani sbagliate. Nel report si fa riferimento anche, e soprattutto, al programma dell’OIM per la gestione della crisi umanitaria in Libia.
Il programma dell’OIM
L’OIM è l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. In Libia, nello specifico, promuove il programma “Comprehensive and multi-sectoral action plan in response to the migration crisis in Libya”. Il documento che riporta gli obiettivi di tale iniziativa è disponibile in pdf a questo link. Come è possibile notare, la sua azione si muove su più livelli, ognuno dei quali è segnato da un ammontare di denaro da raggiungere per la sua realizzazione. Nel documento si legge anche che il programma si muove in concerto con altri attori sociali, come le autorità libiche e altre organizzazioni umanitarie. L’OIM opera in Libia dal 2006 e si prefigge il compito di aiutare sia i migranti che gli sfollati. Vediamo ora quali sono le problematiche messe in luce dall’ASGI sulla relazione tra la Farnesina e il programma dell’OIM.
Le critiche dell’ASGI
Come già accennato prima, l’ASGI chiede alla Farnesina maggior trasparenza nella gestione del Fondo Africa. Nel report dell’ASGI ( che trovate al terzo paragrafo di questo articolo) si legge che il rendiconto è grossolano e non riporta mai le singole attività coinvolte nel programma. Dal canto suo, l’OIM rivendica la sua autonomia di organizzazione indipendente, e che quindi detiene lo stesso potere di un membro dell’ONU. I soldi pubblici in Libia, quindi, sarebbero una donazione dell’Italia all’OIM, che li gestirà come meglio crede, seguendo le sue regole. E in buona sostanza, la Farnesina, imbarazzata, lascia la stanza con questa dichiarazione: “Prendo atto. Buon lavoro a tutti”.
Critiche anche all’AICS
Si chiede perdono al lettore per questo eccesso di acronimi. L’AICS è un altro attore sociale coinvolto dalla Farnesina nella gestione del Fondo Africa. L’agenzia promuove delle attività per migliorare lo sviluppo sociale. In questa storia ci interessa sapere che l’ASGI ha chiesto anche all’AICS un monitoraggio sulle attività svolte in Libia. La richiesta non è stata accolta, neppure in merito alle iniziative nei centri di detenzione, alcuni degli scenari più delicati del contesto libico. La risposta dell’AICS è scaricabile in pdf a questo link. Nel documento viene detto che purtroppo non è possibile avere un rendiconto preciso delle attività svolte, per via del coinvolgimento di organizzazioni locali che non rientrano nella sovranità italiana. Mi spiace ragazzi, ma non siete sulla lista degli invitati.
Memento memorandum
Amnesty International e l’ASGI hanno organizzato a maggio scorso un convegno sul tema del memorandum stipulato dall’Italia con la Libia. Lo trovate in pdf a questo link. Il riassunto è che, con questo accordo, le due parti si impegnano a stabilire delle relazioni politiche utili a combattere i disordini interni della guerra civile in Libia. Anche il memorandum, come il Fondo Africa, è del 2017. Nel convegno in cui l’ASGI ha preso parte, si suggerisce di non continuare l’accordo con la Libia e di non firmarne il rinnovo il prossimo 2 novembre. Questo giudizio viene fuori dalla volontà di non essere più complici delle autorità libiche corrotte. La soluzione suggerita è quella di fare più affidamento sulle organizzazioni, ovviamente con il dovuto controllo.
Il deserto della trasparenza
Quindi, ricapitoliamo. Il memorandum tra Italia e Libia rischia di fare il gioco di coloro che sfruttano la crisi umanitaria in corso. L’ASGI chiede all’AICS maggior trasparenza, ma riceve spallucce. L’ASGI chiede alla Farnesina maggior trasparenza, che a sua volta la chiede all’OIM, ma nulla: doppie spallucce. Insomma, pare proprio che la Libia sia il deserto della trasparenza. Altro che chiudere i porti, in questi documenti passa il destino dei disgraziati che muoiono in mare. E che quest’anno sono anche di più, tra l’altro. Potete confrontare i dati voi stessi, trovate uno schema sul sito del governo a questo link.
Non è questione di essere di destra o di sinistra. Il destino dei migranti si gioca sulla corruzione delle autorità libiche e di chissà quant’altra gentaglia. L’ASGI solleva problemi di prim’ordine, che ostacolano una gestione chiara e limpida dei migranti dalla Libia. Lo stesso territorio che ha già patito le conseguenze di rivoluzioni fatte per procura. Un secolo fa si diceva che la Libia era uno “scatolone di sabbia”. Oggi si potrebbe quasi dire che è una soffitta di scartoffie.
Matteo Petrillo