Con il termine organismi artificiali si intende organismi viventi che non esistevano in natura creati con le tecniche dall’ingegneria genetica. Ovviamente più che costruirlo da zero gli scienziati attivi nel campo lavorano partendo da organismi esistenti, ma siamo diversi passi oltre la semplice modificazione di qualche gene che darebbe origine a un organismo geneticamente modificato, per poter parlare di organismo artificiale occorre una riscrittura totale o quasi del DNA, che dà origine a un organismo completamente nuovo.
La notizia che arriva da Harward
Alla Harward Medical school un team di ricercatori guidato dal genetista George Church della suddetta istituzione e dal ricercatore dell’università di Washington Marc Lajoie è riuscito a riscrivere il 3,8% del genoma del batterio Escherichia coli. Allo scopo di semplificare il processo il DNA del batterio è stato frammentato e i ricercatori che hanno dato notizia del loro lavoro su Science non lo hanno ancora rimesso insieme per ottenere un nuovo Escherichia coli funzionante, ciò nondimeno si tratta di un enorme passo avanti nella lunga strada verso gli organismi artificiali.
Neanche a dirlo la materia è molto complessa ma in parole povere. Il DNA è ridondante, i quattro nucleotidi che formano il DNA che presiedono alla codifica degli amminoacidi sono organizzati in triplette chiamate codoni, sono possibili 64 triplette, ma gli amminoacidi sono solo 20, quindi triplette diverse codificano lo stesso amminoacido, l’intuizione dei ricercatori guidati da Church è che si poteva eliminare le ridondanze trasformando i codoni nel tipo equivalente per la sintesi di un certo amminoacido senza danneggiare la cellula visto che la sintesi degli amminoacidi non cambiava.
Sviluppi e applicazioni
I ricercatori fanno notare come quanto da loro compiuto sia la dimostrazione che la riscrittura di un intero DNA con la creazione di un organismo artificiale è fattibile. Il nuovo Escherichia coli una volta riassemblato potrà diventare un ottimo cavallo da tiro nei laboratori e una fabbrica al servizio dell’industria chimica.
Questa ricerca sarà anche guardata con interesse, Church prevede, da chi sta lavorando al controverso progetto di riscrittura del genoma umano.
Certo la strada è lunga, i ricercatori che hanno lavorato sotto Church prevedono che per riassemblare un Escherichia coli funzionante (a 57 codoni invece che 64 come quello in natura) ci potrebbero volere fino ai quattro anni, solo allora si avrà la prova che davvero le modifiche hanno creato un organismo in crado di sopravvivere.
Lo stesso Church dice che più che sulla soglia dell’era della bio-ingegnarizzazione di nuovi organismi artificiali siamo incamminati sulla strada che ci condurra là.
Per quel che riguarda il rischio di involontaria diffusione in natura di questi nuovi organismi Church assicura che esistono salvaguardie multiple: i batteri bio.ingegnerizzati hanno bisogno di nutrienti che non si trovano in natura ed inoltre non possono riprodursi “accoppiandosi” con batteri naturali, vedremo se i colleghi la penseranno allo stesso modo.
Roberto Todini