Il crocifisso poteva essere rimosso dalla parete dell’aula scolastica durante le proprie ore di insegnamento. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, durata anni, ha ottenuto l’assoluzione Franco Coppoli. Il professore di Terni fu sospeso dall’insegnamento per aver rimosso il crocefisso dalla parete durante le proprie lezioni. La vittoria fa storia perché stabilisce che l’imposizione del crocifisso vìola il diritto umano di libertà di coscienza.
Come sono andate le cose: la parola ai legali
«Tutto ha inizio nel 2009 – ha spiegato Adele Orioli, responsabile Iniziative Legali dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti – quando Franco Coppoli, professore di un istituto superiore di Terni, viene sospeso dall’insegnamento e dallo stipendio per trenta giorni». L’avvocata evidenzia come questa sanzione sia tanto inusuale quanto pesantissima, tale da far pensare a chissà quali misfatti. Cosa aveva fato di così grave il professor Coppoli per meritare una così severa sanzione? Lo spiega Orioli: «Il reato o, meglio è il caso di dire, il peccato del professore è stato quello di rimuovere il crocifisso da sopra la propria testa. E, successivamente, di coprirlo. Misteriosamente, infatti, mani ignote avevano bullonato il simbolo religioso alla parete». La legale aggiunge anche un altro importante dettaglio. Il docente rimuoveva (o copriva) il crocifisso solo durante le sue lezioni per riappenderlo (scoprirlo) prima di uscire dall’aula.
Prof assolto: il provvedimento disciplinare era illegittimo
Raccoglie soddisfazione la chiusura della vicenda. Con questo pronunciamento, la Corte d’Appello di Perugia mette finalmente la parola fine all’annosa vicenda. La Corte assolve infatti pienamente il professore e annulla la sanzione comminatagli. Erano quindi ingiusti quei trenta giorni di sospensione per una supposta offesa contro il preside dell’istituto, verbalizzata durante un acceso confronto in collegio docenti, all’epoca della diatriba sul crocifisso.
Perché ci sono i crocifissi nelle scuole se lo stato è laico?
Il crocifisso, oltre che simbolo di una religione, è anche un retaggio del passato. Un retaggio fascista, per essere più precisi. Per ingraziarsi il Vaticano, infatti, nel 1926 il regime fascista impose l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche e l’insegnamento della religione cattolica. Oggi, almeno sulla carta, lo stato confessionale non c’è più e il regime fascista neppure. Perché mantenere lasciti fanatici di quel passato odioso e non valutare misure più avanzate di laicità?
Un passo in avanti verso la libertà di coscienza?
La sentenza ha stabilito un passo in avanti nella definizione di libertà di coscienza. Ovunque vi sia una imposizione fideistica in un luogo istituzionale ha luogo la violazione del diritto umano di libertà di coscienza. La vicenda del professor Coppoli dopo anni è finalmente finita. Chissà se si potrà ora parlare della possibilità di eliminare il crocifisso dalle scuole del nostro stato, che si definisce laico e democratico.