Uno studio condotto da un team dell’Università di Kyoto, guidato dal ricercatore Andrè Gonçalves, ha dimostrato che gli scimpanzé prestano più attenzione ai resti scheletrici dei loro simili che a qualsiasi altro oggetto.
Gli scimpanzé
Gli scimpanzé fanno parte della famiglia degli ominidi e appartengono a un ramo evolutivo collaterale alla specie umana. Sono ritenuti gli animali più intelligenti dopo l’uomo, con un quoziente intellettivo che varia dai 40 ai 90.
Se seguiti, hanno dimostrato di poter imparare a usare computer e telefoni, considerando che in natura sono già in grado di utilizzare utensili per cacciare. Grazie alla loro memoria visiva riescono a eseguire basilari calcoli di matematica e riescono ad apprendere la lingua dei segni.
Alcuni scimpanzé tenuti in allevamento guardano la televisione, aprono e bevono lattine di bibite e hanno sviluppato il vizio del fumo.
Lo studio di Andrè Gonçalves
Il lutto fa parte anche della vita di animali diversi dagli umani. Gli elefanti, per esempio, utilizzano dei rami per coprire i cadaveri dei loro simili, e restano accanto a loro anche per giorni, come per vegliare su di loro. Gli scimpanzé tornano nel luogo in cui hanno lasciato dei corpi e quando dei cuccioli muoiono, le madri tendono a trasportarli per intere settimane.
È da qui che lo studio condotto da Andrè Gonçalves è partito. Il ricercatore sostiene che:
Gli scimpanzé e gli elefanti condividono alcuni tratti curiosi; sono animali longevi, con un grande cervello e uno sviluppo prolungato; vivono in società complesse, sono in grado di riconoscersi in uno specchio e mostrano un interesse prolungato per i loro simili feriti e morti.
Gonçalves si concentra in particolare sugli scimpanzé e sulla possibilità che questi siano in grado di riconoscere i teschi dei loro simili. Fino ad oggi, infatti, gli scienziati hanno sempre pensato che gli scimpanzé non conoscessero la loro anatomia. Per questo il risultato dello studio condotto a Kyoto è sorprendente.
L’esperimento
Gonçalves e il suo team hanno condotto degli esperimenti su un gruppo di sette scimpanzé, mostrando loro prima volti, teschi e pietre di forme simili al loro cranio e poi una serie di 180 immagini raffiguranti 4 specie diverse (scimpanzé, gatto, cane e topo) proiettate in contemporanea su uno schermo. Grazie all’utilizzo di un eye tracker, un dispositivo utile per misurare la posizione e il movimento degli occhi, il team ha potuto monitorare la durata dello sguardo degli scimpanzé.
Dai risultati emerge il chiaro interesse degli scimpanzé per volti e crani appartenenti alla propria specie, o comunque oggetti della stessa forma. In particolare si dimostrano interessati all’apparato dentale e a quello nasale. Infatti, secondo gli esperti:
Presumibilmente, le proprietà relazionali che persistono nel cranio (contorno facciale, denti, cavità nasale, orbite) attivano un modulo di rilevamento del volto specifico del dominio che dirige l’attenzione degli scimpanzé su queste caratteristiche facciali approssimative.
Gli scienziati specificano che il cranio degli scimpanzé mantiene caratteristiche simili a quelle dei volti degli esemplari viventi. Il fatto che gli scimpanzé sappiano riconoscere un teschio appartenente alla loro specie può essere dovuto alla pareidolia, una tendenza subcosciente che permette al cervello di rilevare forme e oggetti riconoscibili in immagini disordinate. A questo proposito, Andrè Gonçalves sottolinea:
Questo spiega perché vediamo facce illusorie in cose come nuvole e rocce. In questo caso, i crani dei primati sono simili ai volti come qualsiasi altra cosa in natura.
Il team di ricerca ha determinato che gli scimpanzé possono effettivamente riconoscere qualcosa che sembra uno di loro.
Carlotta Pinto