Viaggiando nella direzione opposta al tempo, il ricordo pretende attenzione. Questa settimana il richiamo al passato è doveroso per non dimenticare l’omicidio di Marielle Franco
L’omicidio di Marielle Franco avvenne nel 2018, morì in una sparatoria dalle responsabilità note quanto occultate eppure per il valore delle battaglie da lei intraprese la vaghezza non può sussistere. La sua vita è testimonianza e fotografia precisa di realtà.
Si definiva “figlia della marea” e fu esattamente l’onda di energia che destabilizza il sociale.
Nata a Marè, in una favela di Rio de Janeiro nel 1979 nella straripante miseria caratterizzante le aree periferiche brasiliane, acquisisce e coltiva consapevolezze per le quali si batterà con fermezza. È nera ed in quella precarietà si identifica come donna bisessuale affermando attraverso il suo corpo quanto nessun diritto possa essere dimenticato. Persino nello stento, nel richiamo costante ad altre priorità, lotterà per la completezza, la tutela piena dei più fragili.
L’intenzione di ridipingere i toni cupi del territorio in cui vive è connessa direttamente alla sua volontà di studiare. Gli ideali che incarna sono rivoluzionari, necessitano di preparazione, ne è consapevole.
È nera ma anche povera e a 19 anni rimane incinta
Crescerà sua figlia da sola dopo essere riuscita a fuggire dalle mani violente del compagno. Lascerà gli studi tanto desiderati per poter essere mamma, ma non sarà una scelta culturalmente fuorviante: la sua audace intelligenza le consentirà l’accesso all’università ed in seguito il conseguimento della laurea.
Negli stessi ambienti istituzionali in cui brama e raccoglie conoscenza, scopre una cristallizzata discriminazione sociale. I maschi bianchi riempiono le aule, ricoprono i ruoli di maggiore importanza, predominano, sono il privilegio assoluto. Quella prevalenza diverrà insieme ad altre ingiustizie, motivo di accesa protesta.
La stessa carne di Marielle Franco è messaggio politico, sul braccio ha impresso un tatuaggio: “No è no”
La prepotenza sessista nel suo paese regna sovrana e perseguiterà anche lei. La piovra sociale dello “stupro correttivo” soffoca le diversità, vuole, attraverso l’abuso, rimuovere le donne lesbiche, stuprarle per convincerle della loro eterosessualità.
Franco è cattolica e sarà attraverso la fede e la partecipazione al catechismo che conoscerà Monica Tereza Benicio, l’amore decisivo della sua vita. Nel camminare assieme faranno della propria relazione emblema di politica volta al cambiamento.
Ogni giorno di Marielle è stato resistenza, mobilitazione, ogni passo nel mondo significava per lei validare quell’amore, legittimarlo perché cadesse l’atmosfera di inutile disprezzo circolante.
“Io sono perché noi siamo” sosteneva decisa
La sua azione politica s’incarnò in molteplici iniziative: rifiuto e critica delle operazioni di polizia nelle favelas, attenzione ai giovani in circostanze precarie, dedizione per l’attuazione di fondamentali diritti umani, fermo contrasto alle violenze sulle donne.
“Le rose della resistenza nascono dall’asfalto, siamo quelle che con il pugno chiuso parlano dei nostri luoghi di vita e di resistenza contro gli ordini e soprusi che subiamo”
La denuncia di Franco fu sempre risoluta: l’agire brutale della polizia doveva essere fermato. Purtroppo però fermarono lei
Eletta consigliera comunale da poco più di un anno per il partito Socialismo e libertà, Marielle Franco venne freddata con 13 proiettili nella sua auto il 14 marzo 2018. Fu un’esecuzione a tutti gli effetti, morì anche il suo autista Anderson Gomez. Quel giorno stava rientrando da un evento femminista per la difesa della popolazione povera e nera.
Le indagini sull’omicidio fecero chiarezza solo nel 2019, nella lucidità emerse il movente del crimine: tra i 5 imputati, tutti legati ad una milizia specializzata in omicidi su commissione, vi erano l’ex capitano della polizia militare e l’ex maggiore delle forze speciali. Entrambi collegati a Bolsonaro, eletto senatore poco prima.
La voce di Marielle era apertamente in contrasto con l’impronta ideologica di estrema destra, le opposizioni inconciliabili: politica di apertura contro politica repressiva.
Ma nulla può zittire l’oceano di cui fu emblema
Il suo volere fu sempre nutrito dall’amore. Non si ridusse mai alla sola carne, ne oltrepassava la fisicità per essere tempra sovversiva. Per spegnere tale forza non può essere sufficiente la morte ed infatti sono rigogliosi i dipinti che il presente riserva in memoria di questa eccezionale donna.
Uno dei migliori ritratti narrativi e riflessivi sulla vita e sull’omicidio di Marielle Franco è presente in una puntata del podcast “Morgana” di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, nel quale si raccontano donne le quali hanno fatto del proprio corpo il “miglior mezzo espressivo di sé”.
Davanti all’intelligenza calpestata, alla libertà che le è stata negata, al corpo violato, alle pene non ancora pagate per la sua morte, è inevitabile commuoversi in segno di riconoscimento di un coraggio unico.
Da quelle lacrime sorge lei stessa. Figlia della marea.
Giorgia Zazzeroni