L’arte in Ucraina non sfugge ai bombardamenti: il rischio per la cultura è alto
In Ucraina continuano i bombardamenti. Gli attacchi non risparmiano civili e luoghi strategici, e le richieste di apertura di corridoi umanitari rimangono inascoltate.
L’arte e il mondo della cultura non sfugge alla scia di distruzione. A Leopoli si cerca di prevenire e così il Cristo, di epoca medievale, è stato messo in salvo. Le statue delle piazze, impossibili da salvare altrimenti, sono state ricoperte di materiale da imballaggio, nel tentativo di tutelarle dai probabili attacchi, attutendo il colpo. Si cerca di evitare che si disperdano, che si polverizzi una cultura con la scusa dell’annessione. Ma come si fa con le cattedrali, i monumenti, i centri storici medievali?
I cittadini ucraini, prima di mettersi in salvo, tentano di preservare la loro storia e cultura dalla distruzione. Da sempre, però, le guerre non risparmiano l’arte. Pensiamo alla città di Palmyra distrutta per sempre in Siria, o ai saccheggi a danno delle opere d’arte, tuttora disperse, durante il regime nazista. Così accadde per il Ritratto di giovane uomo di Raffaello, o per La Camera d’ambra, nell’ex residenza estiva degli zar di Russia, distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Nel crollo di monumenti in piedi da secoli c’è la distruzione della storia di un popolo.
Arte in Ucraina: le opere a rischio
Stile barocco e rinascimentale si mescolano in Ucraina: la cattedrale di Santa Sofia a Kiev, sotto le caratteristiche e svettanti cupole verdi e dorate, custodisce più di mille anni di storia, con affreschi dell’XI secolo, fa parte del patrimonio dell’UNESCO dal 1990, insieme con altre opere culturali e naturali. Il complesso comprende inoltre la Torre campanaria, la Casa del Metropolita, la Chiesa Refettorio, il Concistoro, la Torre d’ingresso sud, la Porta Zaborovski, la Biblioteca della Stele commemorativa di Yaroslav.
Il sud dell’Ucraina, la zona più colpita dagli attacchi, è ricca di arte e cultura. La città di Tyras risale al VI secolo, la fortezza medievale di Sudak fu fondata dai Veneziani nel XII secolo e successivamente ricostruita dai Genovesi tra il 1371 e il 1469 come una roccaforte fortificata per la loro colonia. L‘Osservatorio astronomico di Mykolaiv, di stile neoclassico, è il più antico dell’Europa orientale, candidato ad entrare nel patrimonio dell’UNESCO. E ancora le città rupestri della Gotia crimeana e il centro storico di Odessa, città attraversata da greci, tartari e ottomani, con una struttura urbana ottocentesca. Odessa è sede della celebre scalinata Potemkin, risalente al 1815, realizzata dagli architetti Francesco Boffo e Avraam Mel’nikov. La scalinata è considerata la porta di accesso alla città dal mare, e divenne famosa in seguito alla diffusione del film muto La corazzata Potëmkin di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, riguardante la rivolta di Odessa durante la rivoluzione russa del 1905.
I musei tra Kiev e Odessa
Non mancano in Ucraina musei di arte orientale e occidentale. A Odessa quello archeologico, della letteratura, e il museo d’arte che contiene tra gli altri i primi dipinti di Kandinsky. A Kiev, dove si trova il museo di storia dell’Ucraina, lo scoppio imprevisto della guerra ha impedito il trasferimento delle opere, spostate nei depositi cittadini. Spesso inoltre la mancanza di investimenti ha impedito la costruzione di un sistema di sicurezza in grado di fronteggiare incendi e devastazioni.
Le opere artistiche già colpite dagli attacchi russi
La cattedrale dell’Assunzione ha subito un attacco a Kharkiv, nonostante ospitasse civili rifugiatisi lì per sfuggire ai bombardamenti. Attaccati anche gli edifici dell’Università nazionale di arte e dell’Accademia di cultura, oltre che il Yermilov Centre, il museo di arte contemporanea tra i più importanti della regione. A Ivankiv colpito gravemente anche il museo di Maria Primachenko, con la conseguente perdita di numerose opere dell’artista. Attaccati anche il memoriale dell’Olocausto di Babyn Yar e il Museo di Storia Locale di Ivankiv.
Paul Klee diceva che “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Questo è disturbante, perché permette alla storia di un popolo, di una regione, di cristallizzarsi, di durare, rendendo possibile l’eterno. Per questo non sfugge alla furia e all’assurdità della guerra. Per questo deve essere salvata.
Carmen Alfano