Ha ancora senso parlare di cognomi ebraici oggi?
Cognomi ebraici, esistono davvero?
Spesso, maggiormente in passato, si provava ad identificare le eventuali origini ebraiche delle persone in base ai cognomi.
Ma quanto ha senso, soprattutto oggi?
Bisogna introdurre il concetto di “cognome parlante”. Per cognome parlante si intende un cognome che renda palesi le origini (geografiche o religiose) di qualcuno.
Origini ebraiche o meno, oggi non sono tantissimi i cognomi effettivamente parlanti, basti pensare al comunissimo “Bianchi”. Questo cognome non ci dice nulla di chi lo porta. Non è un indicatore del colore dei suoi capelli, ad esempio.
Alcuni cognomi ebraici italiani
Samuele Shaerf, nel 1925, pubblicò una raccolta di cognomi di ebrei italiani, ipotizzando anche le varie parentele tra le famiglie. Spiega, infatti, come magari esistano cognomi simili o affini, probabilmente tutti derivanti dalla stessa origine. Ad esempio, illustra Shaerf, Abulaffia, Abolaffi, Abolaffio, Bolaffio e Bolaffi potrebbero avere tutti una radice comune.
Purtroppo, questa raccolta fu sfruttata per ragioni completamente diverse da quelle con le quali era stata concepita. Nel periodo del fascismo, infatti, fu utilizzato quasi a mo’ di lista di proscrizione.
Inoltre, se in origine si trattava di un elenco di cognomi in base alla religione, le ideologie antisemite lo trasformarono in un discorso di razza.
Esistono, comunque, dei cognomi effettivamente indice di origini ebraiche. Moltissimi di quelli contenenti luoghi geografici ( Velletri, Sermoneta, Di Segni ed altri) si rifanno ad accadimenti storici. Spesso gli ebrei che vivevano in un certo posto ne portavano il nome. Ovviamente non è una cosa più attuale e non va presa come una regola.
Quindi è un discorso che ancora ha senso?
Oggi, parlare di cognomi puramente ebraici ha poco senso. Nel corso degli anni, decessi, matrimoni misti, conversioni e quant’altro ne hanno molto diluito la specificità.
Inoltre, stando allo storico Michele Luzzati, la formazione dei cognomi degli ebrei italiani segue principalmente il processo di formazione standard dei cognomi italiani, senza particolari specificità.
Basti pensare che il diffusissimo cognome “Rossi” sarebbe proprio di origine ebraica. Chiaramente non tutti i Rossi presenti in Italia sono ebrei o di origine ebraica.
Ovviamente dipende anche dal contesto sociale e geografico nel quale ci si trova. Sarà più probabile che un “Rossi” di Roma, che vive nella zona del ghetto ebraico, sia effettivamente di origine ebraica rispetto a qualche suo omonimo, ma sono sempre mere speculazioni.
Si tratta, però, di un numero talmente alto di persone, avvenimenti e varianti che quasi obbliga alla generalizzazione e semplificazione.
La comunità ebraica italiana attualmente ammonta almeno a 38.000 abitanti, di cui la maggioranza nella sola città di Roma.
Moltissimi aspetti culturali italiani sono integrati nella tradizione ebraica nazionale e vice versa. Tanti modi di dire italiani, parole o ricette derivano dal mondo ebraico.
Si tratta di una convivenza molto lunga e profonda che ha arricchito entrambe le culture, dando vita ad una comunità (quella ebraica italiana) veramente ricca ed unica nel suo genere.
Le due culture ed origini si intersecano al punto che scinderle può essere molto complesso. Non si parla di una cultura o di persone isolate, di un gruppo piccolo nel più grande gruppo che è l’Italia. È tutto un unico gruppo integrato, nel quale ci si influenza a vicenda convivendo.
Quindi, alla fine, come può un cognome di origine ebraica italiano, non essere sempre entrambe e nessuna delle due cose?