Il primo settembre del 1939, i tedeschi non hanno attaccato la Polonia. Nossignore. Si sono limitati a reagire dopo che i polacchi avevano
tentato di occupare la stazione radio di Gleiwtiz, in Slesia.
Il 28 ottobre del 1940, l’Italia non ha attaccato la Grecia. Truppe italiane varcarono il confine solo per impedire che i greci commettessero nuove atrocità contro i fieri ciumarioti, minoranza albanese dell’Epiro.
Questo, se si crede alla propaganda nazista e fascista. Molto meno efficace di quella russa che prolifera in rete. Una narrazione di provocazioni delle forze armate ucraine, e di crimini contro gli ucraini di etnia russa, puntualmente ripetuta da migliaia di profili social. Gli stessi che da almeno un decennio fanno da cassa di risonanza alle realtà parallele prodotte a Mosca. Di fatto, un’offensiva contro l’Occidente con armi non convenzionali. Condotta con grande raffinatezza. Bombardando ogni paese con fandonie tagliate su misura.
In Gran Bretagna, spingendo per la Brexit. Da noi, sobillando
sentimenti anti-europei, appoggiando le destre più estreme, e, di questi tempi, fornendo le bufale di cui si alimentano i No-Vax. Quasi inesistenti in Spagna, dove pure solo una ristretta minoranza è scettica nei confronti della UE, perché in Spagna la
disinformazia russa si è concentrata sui separatismi.
Ricordate la vecchina catalana in sedia a rotelle bastonata dalla polizia mentre manifestava per l’indipendenza? Si trattava di un fotomontaggio. Fatto benissimo e realizzato a Mosca e dintorni.
Questo mentre mi ostino a sperare che alla propaganda non segua l’azione. Che gli esempi che ho citato in apertura servano da scongiuro. La fede nella ragione mi fa credere che basti una “finlandizzazione” dell’Ucraina, la garanzia che non sarà mai sede di basi Nato, a far scemare la tensione. Gli amici di famiglia russi m’invitano all’ottimismo. A San Pietroburgo o a Nizhny Novgorod, mi assicurano, quasi nessuno è disposto a morire per Kiev. Certo che, nell’Europa del 1914, ancora meno pensavano di dover combattere per Sarajevo. Certo che, viziati da decenni di pace proprio come allora, troppi sembrano pensare alla guerra come a una partita di calcio.
Alla fine non riesco a stare tranquillo. Controllo le ultime notizie ogni mezz’ora. Mi spaventano soprattutto i narcisi, questa è la verità. Non solo quelli che giocano allo zar. Tutti quelli che, arrivati ben oltre la mezza età, hanno la tentazione di passare alla Storia.
Daniel Di Schuler