Come predetto in un vecchio articolo di UV (Il rompicapo della Libia), una crociata occidentale tanto invocata per distruggere l’ ISIS in Libia è stata richiesta dal governo di unità nazionale di Serraj e approntata. Bene, qual è il problema?
Nessuno, non fosse che anche l’esercito italiano è ufficiosamente coinvolto nelle operazioni militari. E non si sta parlando delle solite discussioni agostane sul concedere o meno la base militare siciliana di Sigonella, o l’aeroporto di Birgi (Tp), bensì del fatto che vi è un contingente delle forze speciali italiane schierato a Sirte, che combatte insieme alle forze britanniche, americane, francesi.
Le operazioni, perfettamente legali sulla base della legge che regola le missioni all’estero (art. 7bis, L. 198, 2015), sono segrete. Tuttavia, è trapelata sulla stampa da fine luglio la notizia della decisione di inviare le unità d’elite dell’esercito (il 9° incursori del Col Moschin) insieme ad un reparto del Comsubin (incursori della Marina) e dei carabinieri (il GIS). Adesso la notizia ha iniziato a circolare, tuttavia mancano informazioni su cosa effettivamente stiano facendo i nostri militari nello “Scatolone di sabbia” (cit. Giovanni Giolitti). Secondo Repubblica, i militari italiani si trovano in Libia per aiutare nelle operazioni di sminamento delle strade cittadine. Si combatte strada per strada, e le mine sono l’arma principale dei jihadisti dell’ ISIS. Si combatte in città da maggio, e la battaglia ha fatto trecento morti e tremila feriti, in gran parte a causa delle mine.
Tuttavia, è doveroso notare come vi sia una piccola incongruenza in questa ricostruzione dei fatti: solitamente è il Genio Guastatori il reparto incaricato della bonifica dalle mine delle aree di guerra, certamente non le forze speciali. Le operazioni di queste ultime sono di ben altro tipo, quindi, in realtà, cosa stanno facendo? E’ estremamente probabile che i nostri militari stiano conducendo una serie di operazioni di combattimento vero e proprio, quasi certamente blitz per catturare o eliminare i comandanti dell’ ISIS di Sirte e Misurata, in modo da accelerarne la resa e/o la fuga.
La nazione ha il diritto di sapere queste cose? Si. Il governo ha l’obbligo di informare il parlamento? In realtà no, e dal punto di vista della ragion di stato è anche comprensibile che non si voglia attirare troppo clamore su operazioni del genere, per evitare di generare psicosi nella popolazione con la paura di possibili attentati e ritorsioni.
Quantomeno, alla stampa si chiede di non prendere in giro l’intelligenza dei propri lettori: queste sono operazioni di guerra, si abbia almeno la decenza di non provare a contrabbandare la cosa come l’ennesima missione umanitaria. Di ipocrisia se ne è vista (e letta) già a sufficienza in questi ultimi quindici anni.
Lorenzo Spizzirri
Sembra che oggi pomeriggio sia stato attaccato un geuppo italiano e siamo rimasti feriti gravemente due sottufficiali è un ufficiale risulterebbe disperso
Si, da fonti certe ho saputo che un commando di incursori era bloccato con dei feriti,, senza armi e sostentamento vicino a El-Abiar.
Il loro comandante si è fatto paracadutare su di loro per portare il necessario e poi riportarli a casa.
Sembra che ieri siano stati recuperati vicino a Awjilha, alcuni in gravi condizioni ma comunque tutti vivi.
E vero, sono stati recuperati il 27/08/2016,grazie all’intervento del loro comandante che si è paracadutato su Jardas Al Abid portando viveri e attrezzature.