Il socialista David Sassoli al parlamento europeo ha guidato i lavori in un periodo molto particolare, per via della Brexit e del coronavirus.
Cerchiamo di comprendere al meglio che tipo di decisioni politiche ha appoggiato David Sassoli al parlamento europeo
L’europarlamentare ci ha lasciato da poco, per un mieloma che lo ha costretto a curarsi ma, purtroppo, non ce l’ha fatta. Negli ultimi anni di vita, però, si è impegnato, con supporto vivido, ad appoggiare alcune decisioni politiche. La sua carriera da giornalista è nata per la testata Il Tempo, per poi concludersi nel Tg1. Nel 2009 è riuscito a prender parte all’assetto decisionale del vecchio continente. Questo è avvenuto grazie a un grande appoggio da parte degli elettori del centro Italia. Questi ultimi lo hanno votato per fargli raggiungere le cariche più alte nel vecchio continente.
La carica nel Parlamento europeo e le riforme politiche ferroviarie
Nel 2019, l’ormai ex giornalista venne eletto presidente dell’ Europarlamento. Già nel discorso di apertura iniziale, ha fatto capire la sua mentalità anti sovranista ed europeista, dato che appoggerà delle politiche di integrazione degli stati partecipanti: “bisogna essere forti, per poter cambiare la nostra Unione e per avvicinarci alle esigenze dei cittadini”. Nel secondo mandato precedente, da vicepresidente del parlamento, aveva già fatto intendere questo, tramite il sostegno alla riforma ferroviaria e a quella del Cielo Unico.
“Dal 2019 la riforma ferroviaria è legge”, ha affermato l’ex giornalista della Rai. “I servizi nazionali si apriranno alla concorrenza e al mercato, lasciando pubbliche le reti e le manutenzioni”, ha aggiunto. Poi, ha voluto marcare il fatto che in questa riforma non vi sarà alcuna logica privatistica: “saranno tanti i vantaggi per i passeggeri e per le imprese. Inoltre, aumenterà l’offerta di lavoro e si abbasseranno le tariffe”.
Lo stop alla diaria per gli europarlamentari
Nel novembre 2020 l’ex vicedirettore del Tg1 ha decretato lo stop della diaria per gli europarlamentari. Tale decisione è arrivata dopo che il vertice si è riunito ed ha avallato questa scelta in larga maggioranza. Ciò è avvenuto per via dell’alto numero di contagiati da Covid-19 che vi erano stati all’interno dell’Europarlamento (171). Un ammontare di 300 euro per tutti gli eletti che si presentavano in aula, i quali andavano a sommarsi alle 6 mila euro di stipendio che già prendevano. Per accaparrarsi questi soldi, in molti puntavano a fare presenza, pur rischiando di essere contagiati.
Un gioco furbesco che la commissione non ha accettato, frenandolo il prima possibile. Ovviamente, la controparte è subito scesa in campo attaccando il vertice, specie tramite il “j’accuse” dell’europarlamentare tedesco Markus Ferber e tramite alcune mail di tutte le parti prese in causa. I vertici, però, sono andati dritti per la loro strada, promettendo di ripristinare l’incentivo non appena fosse stato possibile comprendere in che modo bloccare i contagi in aula.
Michelangelo Loriga