Lo scorso settembre, un gruppo di migranti ha lasciato la città di Coyame, Messico settentrionale, diretto verso il deserto di Chihuahua. La speranza era quella di entrare negli Stati Uniti attraverso il confine con il Texas. Sono scomparsi a ovest di Ojinaga, senza lasciare traccia. Si teme siano finiti nella faida, tra cartelli, per il controllo del territorio.
Chihuahua. La posizione geografica del Messico lo rende una destinazione primaria e un paese di transito chiave per i migranti centroamericani. Sottosviluppo, violenza, instabilità politica e cambiamenti nell’ambiente hanno alimentato i flussi migratori attraverso il Messico e verso gli Stati Uniti. Negli ultimi anni una delle principali cause di migrazione, dal triangolo settentrionale dell’America centrale. composto da Guatemala, El Salvador e Honduras, è stata l’espansione delle bande violente nella regione.
La crisi migratoria che attraversa questo territorio fa sì che questi soggetti, nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti, siano sempre più esposti ai soprusi della criminalità organizzata.
Questa situazione si riflette nel caso di un gruppo di migranti scomparsi, a Chihuahua, dallo scorso settembre. Si teme, infatti, siano stati vittime nella disputa tra gruppi di narcotrafficanti attivi nella zona. Una faida, sempre più violenta in questo stato al confine con il Texas, tra bande rivali per le rotte del contrabbando .
Secondo le affermazioni dei familiari, erano diretti nelle aree di Midland-Odessa e Dallas. Tutti uomini, per lo più dello stato di Chihuahua. Il 25 settembre il gruppo aveva lasciato la cittadina di Coyame, nel Messico settentrionale, per entrare nel vasto deserto del Chihuahua.
Soprannominato da alcuni il nuovo ‘Triangolo delle Bermuda’ d’America. Il gruppo di uomini percorreva l’insidioso e pericoloso passaggio verso gli Stati Uniti. Da quel punto in poi è sparito senza lasciare traccia.
La loro scomparsa fa parte di un modello crescente di sparizioni di migranti nell’area tra Ciudad Juarez. Di fronte a El Paso. E dalla città di Ojinaga, ai confini con la contea di Presidio, Texsas, USA. Definita come ‘terra di nessuno‘. è ‘un corridoio’, ritenuto fino a poco tempo fa, relativamente tranquillo. Nonostante la lunga storia di guerra e violenza legata ai cartelli.
Data l’incapacità dei governi di controllare queste bande, il numero dei migranti che spariscono è sempre più crescente, e ciò non è incoraggiante. L’ufficio del procuratore generale dello stato di Chihuahua, attesta che, solo negli ultimi due anni, più di 35 migranti sono scomparsi dall’area. Considerando che molte di queste sparizioni non sono segnalate alle autorità messicane. Di conseguenza il numero reale potrebbe essere maggiore.
Gli esperti di sicurezza e immigrazione ritengono che la violenza, in parte, sia stimolata dalle politiche restrittive sull’immigrazione degli USA. Che hanno lasciato decine di migliaia di migranti nel limbo lungo il confine. Trattenuti in pericolose città messicane dove possono facilmente cadere preda di gruppi criminali.
Una politica di immigrazione degli Stati Uniti nota come Remain in Mexico, ufficialmente Migrant Protection Protocols (MPP) dell’ex presidente Donald Trump. Un programma che richiede ai richiedenti asilo non messicani di aspettare mesi in Messico prima di rivolgersi a un tribunale statunitense per l’immigrazione.
Programma avviato nel 2019 con l’amministrazione dell’ex presidente degli USA Donald Trump. Sospeso per diversi mesi e reintegrato dall’amministrazione Biden. Inoltre, con la policy 42, implementata durante l’emergenza COVID-19, viene autorizzato l’immediata espulsione, dei migranti, dagli Stati Uniti.
I critici appoggiano la teoria che, con tali politiche, gli Stati Uniti favoriscono un boom industriale per i trafficanti. David Shirk, direttore del programma Justice in Mexico presso l’Università di San Diego, sostiene che le politiche si aggiungono alle disperazioni dei migranti, al punto da mettere la propria vita in pericolo.
Criminalità organizzata e migranti
Le cause della migrazione dal triangolo settentrionale dell’America centrale al Messico sono complesse e profondamente interconnesse. In generale, i principali fattori che influenzano la decisione di migrare sono gli alti livelli di violenza. Da parte delle bande e all’interno degli stessi paesi.
Ma anche, e soprattutto, la povertà, il sottosviluppo e il ricongiungimento familiare. Questi fattori non sono né esaustivi né si escludono a vicenda poiché i migranti possono decidere di lasciare il proprio paese per una combinazione di questi fattori o per altri motivi.
In questo attuale contesto migratorio, i migranti centroamericani cercano non solo stabilità socio-economica ma anche asilo. E questo pone complesse questioni dal punto di vista politico, giuridico e amministrativo per i governi messicano e statunitense.
La portata degli attuali flussi migratori centroamericani è immensa. Negli anni di punta del 2015 e del 2016, le autorità messicane hanno arrestato più di 350.000 centroamericani. Superando così i precedenti record del 21° secolo (2005 e 2006).
I migranti che viaggiano attraverso il Messico sono spesso soggetti a gravi violazioni dei loro diritti umani. I gruppi della criminalità organizzata in Messico interagiscono e vittimiscono i migranti. Queste attività criminali sono spesso di natura predatoria e in molti casi includono stupri, rapimenti o omicidi.
Nonostante il quadro giuridico federale, progettato per la sicurezza dei migranti irregolari in Messico, le istituzioni responsabili non sono state in grado di prevenire completamente i crimini contro i migranti. E, il più delle volte, sono attivamente coinvolte nella loro vittimizzazione.
In Messico, i migranti irregolari e i gruppi della criminalità organizzata interagiscono generalmente in due modi: per facilitare il viaggio dei migranti o per perseguitarli lungo il percorso. I migranti possono cooperare volontariamente con i gruppi della criminalità organizzata assumendo coyote, pagando una certa quota o lavorando per questi gruppi durante il loro viaggio.
Tuttavia, questi gruppi possono abusare dei migranti attraverso rapine, estorsioni, rapimenti e tratta. La complessità di queste interazioni rende difficile per la polizia combattere la criminalità organizzata e identificare i migranti bisognosi di protezione.
La questione si fa seria tenendo conto che la Commissione nazionale di ricerca del Messico ha denunciato la scomparsa di oltre 95mila persone. Mentre lo stesso Comitato delle Nazioni Unite contro le sparizioni forzate ha già avvertito che i migranti in Messico sono particolarmente vulnerabili alla scomparsa.
Da parte sua, Human Rights First ha documentato più di 7.000 attacchi violenti contro persone rimpatriate in Messico. O costrette ad aspettare nel paese durante l’attuazione della politica ‘Remain in Mexico’. E, questi, sono solo alcuni dei casi che vengono segnalati.
Così, mentre alcuni dei parenti degli scomparsi in viaggio verso il nord del Paese attendono ancora una risposta su dove si trovino. Altri hanno invece prove tangibili della brutalità vissuta dai loro parenti.