Di Andrea Umbrello
Milano cambia il Natale cercando di nascondere sotto il tappeto dell’indifferenza la sofferenza di decine di senzatetto.
Si, lo so che il Covid continua ad essere una brutta gatta da pelare e che siete arrabbiati perché molti di voi non riusciranno a farsi coinvolgere dall’eccitante settimana bianca, ma i protagonisti della disperata vicenda che sto per raccontare sono altri. Si tratta di quaranta agenti, 30 senzatetto e Milano che registra una temperatura sotto lo zero.
Tutto avviene nella giornata di ieri, 16 dicembre, alle 18:30. Siamo in uno dei sottopassaggi che squarciano la Stazione Centrale di Milano e che, ogni notte, inghiottono le flebili speranze che decine di persone proteggono quotidianamente dal freddo e dall’indolenza.
Ognuno di questi temporanei ospiti è assorto nelle proprie angosce quando quaranta agenti della polizia locale accompagnati dall’Amsa – il parere di qualcuno potrebbe giustificare la sua presenza con l’abitudine a trattare i rifiuti – invitano le PERSONE presenti ad abbandonare il proprio giaciglio e ad allontanarsi così da poter requisire le loro coperte. È una mattanza che per molti significa fare semplicemente il proprio lavoro, per altri significa fare i conti con la propria coscienza e per altri ancora, vuol dire ridurre drasticamente le possibilità di superare la notte. Poi, ci sono altre categorie che vanno oltre quelle appena riportate. Per esempio, in quale fareste rientrare Angela Corengia, l’assessora ai servizi sociali del Comune di Como che solo qualche mese fa si comportò come gli agenti di Milano nei confronti di un clochard?
Non siamo uguali. Ogni persona si comporta con gli altri nella misura in cui ci tiene. È per questo che all’interno di questa vicenda, credo sia essenziale sottolineare come chi ha coordinato l’operazione abbia pensato di coinvolgere gli assistenti sociali, arrivati solo un’ora e mezza dopo, successivamente alla partecipazione dell’Asma. Come se l’attività puntasse esclusivamente a smaltire il sudicio e non a tutelare e proteggere persone che in quel preciso istante, come ogni singolo istante della loro vita, stavano pagando il prezzo delle nostre guerre.
È una vicenda triste che affonda le proprie radice nel dolore che caratterizza la vita di chi ogni notte è costretto a cercare un riparo, ma all’interno della stessa storia, emergono atti di grande umanità e altruismo. Se oggi ne stiamo parlando è perché a sorprendere le operazioni degli agenti sono stati i ragazzi e le ragazze di “Mutuo Soccorso”, un’associazione composta da centinaia di volontari e volontarie che in ogni modo aiutano anziani, disabili e senzatetto. Ieri, prima di finire in un vortice di amarezza e dispiacere, oltre che segnalati dalle forze dell’ordine, non volevano fare altro se non consegnare una bevanda calda e un pasto a quelle persone.
È per questo che ho sentito Francesca, una risorsa preziosissima non solo per l’associazione “Mutuo Soccorso” ma per tutta la nostra società.
Mi ha garantito che sarebbero ritornati per distribuire nuovi kit e nuove coperte. Ha cercato di farmi comprendere la delusione che si prova nel constatare la freddezza con la quale le istituzioni voltano le spalle a chi ha bisogno di quante più briciole d’umanità possibile per sopravvivere. Mi ha raccontato di dormitori che continuano a chiudere, di letti pieni di cimici e di strutture che non offrono neanche la possibilità di lavarsi.
Mancano pochi giorni al Natale, e nella Milano che pretende di cambiare perfino il look di Santa Claus, come avviene nella nuova campagna natalizia di Milano&Partners, non c’è posto per la sofferenza. È una gioia tossica quella che si respira nelle principali strade delle città. La stessa gioia tossica che con crudeltà nasconde sotto il tappeto dell’indifferenza grida di sofferenza e aiuto.