Quattro ruote e mondo dello spettacolo: spesso il binomio è sinonimo di pubblicità, bella vita, status symbol. A volte, però, è sinonimo anche di fatti tragici, spesso legati alle prime cose citate. Proviamo a ricordarne qualcuno, in una sorte di Notte horror de’ noantri.
Andando parecchio indietro nel tempo, una brutta storia legata alle quattro ruote riguarda sicuramente la tragica fine di Fred Buscaglione, estremamente famoso ancora oggi per la hit “Eri piccola così“. Il 3 febbraio 1960, mentre tornava all’hotel Rivoli a Roma, dopo essersi esibito in un night club in via Margutta, al volante della sua Ford Thunderbird si scontrò contro un camion Lancia Esatau pieno di porfido, all’altezza dei Parioli. Fu subito soccorso dall’autista ventiquattrenne del mezzo, da un metronotte e da un passante, estratto dalla carcassa dell’auto e portato al Policlinico Umberto 1 a bordo di un filobus della linea 90. Non fece in tempo ad arrivare. Aveva 39 anni, anche se dalle foto, complice la moda di quegli anni, sembrava averne 58. Una storia similare, più vicina temporalmente ai giorni nostri e sicuramente ancora sentita da molti è quella legata alla fine di Rino Gaetano, cantautore tanto geniale quanto ancora amato a 35 anni dalla morte, sopraggiunta come un fulmine a ciel sereno il 2 Giugno 1981, a bordo della sua Volvo 343, mentre percorreva via Nomentana ed era a pochi semafori dalla sua casa. All’altezza di Viale XXI Aprile si scontrò con un camion Fiat 650 proveniente dalla corsia opposta (altra tragica analogia con Buscaglione), pare a seguito di un malore, e concluse la tragica corsa con la sua quattro ruote stampata su un albero. Estratto ancora vivo dalle lamiere dai Vigili del fuoco, accorsi prima dell’Ambulanza, morì dopo un beffardo giro dei maggiori ospedali capitolini, che non avevano un reparto attrezzato per i craniolesi, come si chiamavano allora le vittime di un trauma cranico. Aveva 31 anni, che in questo caso si vedevano tutti.
Un’altra brutta storia a quattro ruote, stavolta senza vittime è quella che successe la notte del 13 Luglio 1978 quando il noto presentatore Corrado, alla guida della sua Lancia Gamma, di ritorno da una serata condotta a Civitavecchia, ebbe uno spaventoso incidente in cui si ruppe il femore in più punti (che lo fece camminare zoppo per il resto dei suoi giorni). Peggio andò a Dora Moroni, 24 anni, soubrettina e sua assistente a Domenica in, che fece da valletta alla serata e che si trovava in macchina con lui: venne sbalzata fuori dal finestrino. Rimase in coma sei settimane, perse l’uso della parola e fu costretta ad una lunghissima convalescenza che mise fine alla sua carriera di cantante. Ancora oggi, a quasi 40 anni dal fatto, ancora non è riuscita a recuperare a pieno la facoltà di parlare. Sorte simile toccò tre anni dopo, il 5 Febbraio 1981, a Gino Bramieri. Il celebre comico, alla guida della sua Alfa 6 Automatica, uscì di strada sull’Autostrada A 16 nei pressi di Bisaccia, in Campania. L’attore era diretto a Bari, assieme all’attrice Liana Trouchè, moglie di Aldo Giuffrè, per raggiungere il teatro Petruzzelli, dove pochi giorni dopo avrebbero dovuto esibirsi nello spettacolo di Terzoli e Vaime “Felici e Contenti“. L’auto, a causa della grandine si ribaltò, e la povera Trouchè, che non indossava la cintura di sicurezza, venne sbalzata fuori dalla vettura. Morì sul colpo, pochi giorni prima di compiere 43 anni.
Rimanendo in casa Alfa, un’altra vettura di questa gloriosa casa è simbolo di una brutta vicenda, ancora oggi da chiarire, dopo 41 anni: l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, trovato morto all’Idroscalo di Ostia il 2 Novembre 1975, percosso e poi travolto dalla sua Alfa 2000 Gtv guidata, tra conferme e smentite, da Pino Pelosi, uno dei tanti ragazzi di vita che aveva descritto durante la sua carriera, che incontrò in un bar presso la Stazione Termini. Il 17 enne, dopo averlo ucciso venne fermato lungo la via Cristoforo Colombo, alla guida della vettura di Pasolini. Fin’ora è l’unica persona ad essere stata riconosciuta colpevole, ma non mancano le tesi, tirate fuori dallo stesso Pelosi, in cui quella sera non era solo. Uno dei classici casi all’italiana, mai risolti e che probabilmente rimarranno tali per sempre.
L’ultima brutta storia legata ad un veicolo a quattro ruote è quella tristemente più celebre e tragica della storia della Repubblica Italiana: il 9 Maggio 1978 a Roma, in via Caetani, nei pressi del Campidoglio,, venne ritrovato il cadavere del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro a bordo di una Renault 4 rossa, 55 giorni dopo il rapimento ad opera delle Brigate rosse. Venne ucciso nella vettura stessa, rubata ai Parioli pochi giorni prima del rapimento, dopo che lo fecero salire con il pretesto di un trasferimento presso un altro covo. Buona parte dei colpevoli è stata condannata ma, come il caso citato prima, per quanto riguarda le cause ed il perchè non è stato trovato prima, resta lo stesso uno dei misteri risolti solo in parte della storia repubblicana.