Quando un boomer soprattutto dentro (in un mondo ideale che misura l’età in apertura di pensiero non in anni)prende la parola, non può che venirne fuori un disastro. Severgnini, mente illuminata, rivela ciò che serve per guidare un Paese: una perfetta messa in piega e la taglia 42. Riemerge dalle sue ceneri lo stigma della bellezza delle donne come condanna, cappio al collo per il genere femminile dalla notte dei tempi fino ai nostri giorni era del trionfo dell’apparenza.
Primo requisito per una campagna elettorale di successo: la bellezza delle donne
Fedez ne ha combinata un’altra delle sue nel disperato tentativo di inviare un messaggio alla classe politica italiana ma non solo. Questa volta però la polemica ha sollevato anche un altro dibattito inatteso sulla bellezza delle donne. Il rapper avrebbe avviato una finta campagna elettorale per promuovere il lancio del suo ultimo disco. Una provocazione nei confronti di tutti quei giornalisti e politici che lo avrebbero tirato in ballo negli ultimi mesi ipotizzando una sua candidatura elettorale. Il cantante ha più volte ribadito di non voler partecipare alla festa, dichiarandosi non interessato ad entrare in politica. Tuttavia ha spesso a cuore temi sociali attuali, dimostrando un’attenzione particolare per i diritti civili senza abbracciare alcuno schieramento.
Tra i tanti interventi ce n’è uno che risalta in modo particolare. Beppe Severgnini, giornalista e vice direttore del Corriere, nel corso di un’intervista alla fatidica domanda sull’ascesa politica di Fedez sposta l’attenzione su Chiara Ferragni. Una manovra a dir poco azzardata che non poteva che concludersi con un tragico impatto. L’uomo infatti avrebbe sostenuto che “la moglie di Fedez” sarebbe più adatta del coniuge perché “più carina”. L’influencer, che certamente non necessita di essere collegata al ruolo che ricoprirebbe nel proprio ambito domestico per essere ricordata, viene ritenuta idonea al mondo della politica per nient’altro che il suo aspetto.
Ruolo della bellezza delle donne
Il video citato dallo stesso cantante in toni canzonatori nelle stories di Instagram ha suscitato lo sdegno generale. Ci risiamo. Ancora una volta la società si evolve ma qualcuno resta indietro. Lo spettro degli stigmi sociali torna alla ribalta e questa volta coinvolge l’aspetto fisico del genere femminile. Non si contesta il fatto che la bellezza delle donne possa essere un’apprezzabile caratteristica, quanto la centralità che ancora adesso le viene riconosciuta. I ruoli sociali sono sempre gli stessi l’uomo possente destinato a ruoli apicali mentre la donna bella ma debole anche se seduta in Parlamento. Tutto cambia per restare com’era.
Andare oltre ciò che si vede
Questa affermazione offende l’intelligenza, la caparbia, la forza, la tenacia e il coraggio di metà della popolazione mondiale. Una donna non è mai solo bella, lo è anche. Sarebbe come ricordare Sofia Loren per la sua straordinaria bellezza e non per la superba interpretazione nella “Ciociara“. Film che le ha dato la fama internazionale e per il quale ha vinto un Oscar, un David di Donatello, un Nastro D’argento e altri riconoscimenti prestigiosi. Premi fino a prova contraria attribuiti per il talento non per la fisicità. Ma la lista è lunga: Frida Kahlo non è certo nota per il suo sguardo seducente eppure ad oggi è simbolo indiscusso di indipendenza femminile, essenza stessa di libertà.
Giovanna D’arco non è passata alla storia per il suo corpo formoso eppure ha combattuto con la dignità di una gazzella per quello in cui credeva.
Marie Curie e Rita Levi Montalcini non hanno vinto il Nobel perché ritenute più adatte per la loro grazia rispetto agli altri candidati di sesso maschile. Eppure con le loro scoperte hanno cambiato il corso della storia.
La bellezza come condanna
Quanto dichiarato nasconde un sessismo profondo celato da un allusivo complimento. Come a dire che l’unico contributo che Chiara Ferragni, se si candidasse, potrebbe dare è il bel faccino da immortalare sui manifesti appesi per la città. Trascurando tutto quello che questa come tutte le donne sono in realtà. La priorità che è sempre stata riconosciuta all’aspetto femminile ha pesato significativamente sul ruolo riservato alle donne nel tempo. Capaci di essere esclusivamente attraenti passano in secondo piano le altre doti e qualità. La donna se definita solo “bella” è un riassunto neanche iniziato dell’universo di appellativi che potrebbero esserle destinati ma vengono volutamente taciuti.
E da qui il passo da mero corpo a oggetto di possesso è breve. Non a caso i tristi episodi di sfregi causati da malate gelosie mirano proprio a distruggere i volti e i corpi delle donne, come per sottrarre loro quella bellezza tanto decantata, dipinta come sostanza.
Quella che poteva apparire come una superficiale frase figlia di un momento di leggerezza, nasconde più di quanto non sembri. Avalla i comportamenti di una società che declassa il genere femminile e sminuisce senza neanche conoscere. Giustifica una concezione che fatica a restare in piedi davanti a donne, presenti e passate, consapevoli di essere molto di più di un corpo effimero e temporaneo.
Un canone sociale
Il concetto di bellezza delle donne non ha poi contorni immutabili. La definizione che gli è stata attribuita cambia da epoca in epoca. Ciò che però accomuna tutte queste visioni nel tempo sono gli autori, uomini che pensano le donne. La fisicità da armonica ed equilibrata passa a formosa e pronunciata, ormai emblema della femminilità stessa. Il genere femminile è per eccellenza magro o formoso, alto o basso a seconda del periodo. Insomma la soluzione è avere la fortuna di essere nata nel periodo giusto, quando il modello prevalente rispetta il genetico pacchetto di caratteri ceduto alla nascita. Per generazioni questi canoni sono stati oggetto di sogno e incubo. Le donne hanno cercato disperatamente di conformarsi perseguendo un insano ideale di perfezione, anche riuscendoci a volte ma perdendo se stesse.
La bellezze per come viene intesa oggi è un concetto globale e multiforme. Nasce il tentativo ancora timido di rivendicare la propria interpretazione al bello, tutta personale e irripetibile. Abbandonando i criteri rigidi ogni donna plasma se stessa. Emerge una nuova Venere di Botticelli che con l’antenata ha poco a che fare, dove ciascuna si sente femminile in modi diversi e senza costruzioni. Bella è solo uno tra i tanti aggettivi per descriverla ed è sintesi di un insieme di altri elementi dove il corpo non occupa più il primo gradino del podio.
Sofia Margiotta