Chi ha subito discriminazioni ha il 25% in più di probabilità di avere malattie mentali e il doppio della probabilità di sviluppare un grave disagio psicologico. Lo ha rivelato un nuovo studio dell’UCLA (University of California – Los Angeles), pubblicato sulla rivista peer- reviewed “Pediatrics”.
Le discriminazioni, le disuguaglianze, la violenza, l’indifferenza sono i componenti principali che rendono il terreno fertile per lo sviluppo di malattie mentali.
Ancor prima di arrivare ad un uso smodato di farmaci, sarebbe opportuno gettare le basi per eliminare i comportamenti discriminatori che portano, successivamente, al disagio psicologico.
Alla base dei disturbi mentali vi sono dei fattori sociali che influenzano e accrescono il disagio psicologico. Ed è proprio su questi fattori sociali che bisogna lavorare per far si che vengano sradicati e per creare una società che sia accogliente, che non veda “ l’altro ” come colui che è diverso”. Deve essere fondamentale lavorare sulla diversità per far capire all’intera società che la parola “diversità” vuol dire ricchezza, che la diversità non deve spaventare.
Per far ciò la società deve partire dai più piccoli, dai bambini e dai ragazzi. Nelle scuole deve essere insegnato il valore dell’accoglienza e del rispetto reciproco. La scuola ha il compito di formare ragazzi che siano open-minded.
In passato i medici concentravano l’attenzione sul disturbo psicologico in sé, evitando di indagare più a fondo nella storia del paziente. Così il farmaco era l’unica soluzione. Ci si concentrava sulla malattia, non sulla causa scatenante.
La categoria più a rischio è costituita dalle donne.
Il rischio di sviluppare disturbi psichici è tre volte maggiore per le donne piuttosto che per gli uomini. In particolare parliamo di ansia e depressione.
A ciò si aggiunge anche il dato allarmante della violenza sulle donne che accentua, maggiormente, il disagio psicologico cui può andare incontro la donna. Dalla violenza sessuale, alla violenza psicologica, al catcalling per strada, alle discriminazioni sul posto di lavoro, sono tanti i disagi cui la donna è costretta a far fronte ogni giorno, vivendo in uno stato continuo di ansia.
Per non parlare della drammatica situazione post-Covid. La pandemia ha messo a dura prova la psiche di ognuno, così tra restrizioni e divieti, ci si è ritrovati immersi in una situazione estremamente delicata.
Un ulteriore e recente sondaggio condotto dall’ONU in circa 21 paesi, ha mostrato che sono 89 milioni i ragazzi e 77 milioni le ragazze tra i 10 e i 19 anni affetti da disturbi psichici. Ogni anno circa 46 mila adolescenti si tolgono la vita. Uno ogni undici minuti.
Secondo una analisi post- Covid condotta dall’UNICEF, un adolescente su sette soffre di disturbi mentali. Questa situazione potrebbe avere impatti negativi sullo sviluppo psichico e cognitivo dell’adolescente. A ciò dobbiamo sommare l’abbandono scolastico che correva di pari passo con la pandemia e la chiusura delle scuole. Il Medio Oriente, il Nord Africa, il Nord America e l’Europa Occidentale hanno i numeri più alti per quanto riguarda ansia e depressione tra i ragazzi.
I governi insieme con i vari partner mondiali dovrebbero stanziare maggiori fondi per mettere in campo interventi di prevenzione e promozione della salute psichica della collettività, aiutando inoltre a rompere il muro di silenzio e vergogna che circonda chi, affetto da un tale disturbo, si chiude sempre di più in sé stesso.