Haiti vive, da anni, in uno stato di emergenza umanitaria, causato da disastri naturali e tensioni politiche e sociali che non si placano. A farne le spese sono soprattutto alcune fasce di popolazione, come la comunità delle persone transgender, i più giovani in particolare.
Gli haitiani hanno resistito a moltissime crisi negli ultimi anni. Disordini politici e corruzione sono aumentati e dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moїse, lo scorso Luglio, la violenza è cresciuta a dismisura. La mancanza di test e vaccini ha reso difficile combattere la pandemia di Covid-19 e, addirittura, di conoscere la vera portata e la vastità del problema. Come se non bastasse, il 14 Agosto Haiti è stata scossa da un terremoto di magnitudo 7.2, seguito, a distanza di qualche giorno, da una tempesta tropicale. A quanto pare, a farne maggiormente le spese, sono stati i giovani haitiani transgender e queer che, oltre a essere esclusi da aiuti e risorse di pubblica utilità, sono diventati il capro espiatorio sul quale sfogare ostilità e violenza.
Un aiuto per i giovani haitiani transgender
Sebbene Haiti abbia una radicata cultura dell’aiuto e del mutuo soccorso, e abbia ricevuto quasi 13 miliardi di dollari di aiuti esteri per il terremoto del 2010, è raro che le risorse economiche arrivino alle persone transgender. Loro versano in una situazione di grande precarietà economica e sociale. E quelli più svantaggiati, ovviamente, sono i giovani. A sostegno della comunità haitiana di giovani transgender si è mossa l’attivista, transgender quarantanovenne, Yaisah Val.
Proprio lei, nel 2020 ha fondato Kay Trans Haiti, il primo rifugio, ad Haiti, che accoglie i giovani transessuali sfollati. Kay Trans Haiti si trova a Port-au-Prince e significa, letteralmente, Casa per trans haitiani. I suoi residenti vivono come una grande famiglia. Molti sono stati rifiutati dalle loro famiglie d’origine e cacciati dalle loro case.
Come vivono i giovani transgender di Kay Trans Haiti
In questo centro che è, per loro, un porto sicuro, vivono la quotidianità, cucinano insieme e, addirittura, litigano per i vestiti, come nelle più tradizionali dinamiche famigliari. Le ragazze transgender hanno la possibilità di sperimentare parrucche, vestiti e nail art. I ragazzi possono usare ciò che serve per nascondere il seno e sentirsi più a loro agio con il proprio corpo. Sembra nulla, ma per giovani che sperimentano l’abbandono, sono piccole grandi vittorie che li aiutano a stare meglio. Ne parla, con entusiasmo, la stessa Val:
La cosa migliore è vederli vivere queste nuove esperienze.
Hanno, in genere, dai 17 ai 29 anni e ricevono assistenza gratuita per un anno. Oltre a cibo e medicine, si fornisce loro una formazione che li aiuterà a essere consapevoli e indipendenti, una volta passati i dodici mesi. E c’è chi sostiene il rifugio con raccolte fondi destinate a far crescere le iniziative d’accoglienza.
L’esempio di Yaisah Val
Yaisah Val, spiega la situazione dei giovani haitiani transessuali, raccontando come ha cominciato a diventare un personaggio pubblico e ad aiutarli. Ricorda quando, nel 2018, un funzionario del governo affermava che Haiti non aveva alcun problema contro le persone transgender, semplicemente perché ad Haiti non ce n’erano. Lei si è, così, sentita in dovere di mostrarsi come donna transgender e cominciare a lottare per i diritti della comunità alla quale appartiene:
E’ stata la prima volta che mi sono alzata e ho detto: ‘Il mio nome è Yaisah Val. Sono haitiana e sono una donna transgender’
Dal coming out sempre più persone hanno cominciato a chiederle aiuto e protezione. Ed è arrivata, gradualmente a fondare il rifugio. Dopo il terremoto, il numero di persone che si sono rivolte a Val è molto aumentato perché, in alcuni casi, Kay Trans Haiti è l’unica opzione possibile per questi ragazzi. E per lei, ormai, è una specie di missione:
È come un grande campo trans (…) È incredibile vederli crescere, cambiare e scoprire se stessi.
Maggiori difficoltà per i giovani haitiani transgender
Essendo molto stigmatizzati, i giovani haitiani transgender non hanno sostegno e una difesa istituzionale adeguata, in casi di aggressioni o violenze sessuali. E, addirittura, non è insolito che i medici discriminino i pazienti transgender, ignorando i loro reali bisogni. Val si è battuta anche perché ci sia formazione e sensibilizzazione, nel paese, di coloro i quali lavorano per il bene comune. Che si formino, quindi, forze dell’ordine, medici, infermieri, giudici, avvocati e insegnanti. Ciò che succede ad Haiti è ciò che succede anche per gran parte dei Caraibi, secondo recenti statistiche. Le persone transgender che vivono nella regione hanno meno probabilità di essere sostenute dalla famiglia, completare l’istruzione secondaria ed essere impiegate. Mentre è più probabile che siano senzatetto, si prostituiscano e subiscano violenza.
Un’instabilità che ha acuito i problemi
Kay Trans Haiti sta cercando di raccogliere fondi e aiuti per migliorare il più possibile la situazione e accogliere quanta più gente possibile. Purtroppo, l’instabilità politica dell’ultimo periodo, aggravata dai disastri naturali succedutisi, ha aggravato molto la situazione e reso difficile pianificare il futuro. Val racconta di essere stata messa a dura prova in tal senso, nell’ultimo periodo. È riuscita, tuttavia, a non mollare e continua a battersi quotidianamente per la sua missione, perché è gratificante sentirsi dire grazie per aver salvato e sistemato delle vite. E poi crede molto nel valore dell’aiuto, del sostegno e dell’amore, senza i quali lei stessa, non sarebbe stata in grado di realizzarsi ed essere chi è oggi.