Il Perseo di Benvenuto Cellini è una di quelle opere imprescindibili per chi ama la storia dell’arte. Di bellezza mozzafiato, incanta chiunque lo veda. Ma non tutti sanno che la sua realizzazione fu un piccolo miracolo.
La statua si trova naturalmente a Firenze, nella ben famosa loggia dei Lanzi.
Il fisico asciutto e perfettamente proporzionato, lo sguardo verso il basso, l’aria di chi sa di aver compiuto un atto di eroico, scevro di arroganza ed esibizionismo. Solo fiero e consapevole.
Quella del Perseo è l’unica statua che è stata pensata appositamente per occupare quella posizione, e la occupa dal 1554, quando dopo nove anni di fatiche Benvenuto Cellini riuscì a portarne a termine la realizzazione.
Di Benvenuto Cellini ci sono state tramandate molte notizie. Scultore, orafo, argentiere, persino scrittore, è autore grandi capolavori e di due trattati sulla scultura e sull’oreficeria. Ma il nostro artista è ben famoso anche per la sua vita privata, tutt’altro che negli schemi.
Già a sedici anni fu bandito dalla sua Firenze per una rissa. Venne anche condannato a scontare una pena di quattro anni, poi commutata in arresti domiciliari, per sodomia. Cellini era sicuramente una mente geniale e un artista incredibile, ma non era certo uno spirito tranquillo, come spesso accade. Era conosciuto per il suo pessimo carattere e la natura rissosa. Sapeva persino usare le armi da fuoco. Ci racconta tutto nella sua biografia, che scrisse a 58 anni, senza volersi concentrare sulla sua opera ma proprio sulla sua vita.
Una storia avvincente che ha dell’incredibile.
Soprattutto, dell’incredibile ha che sia vissuto piuttosto a lungo per gli standard dell’epoca, vista la sua indole. Per avere un’idea di quanto turbolenta sia stata la sua vita, potete cliccare qui.
Altrettanto avvincente e incredibile è la storia della sua opera più famosa, il Perseo, appunto.
Realizzato con la tecnica della fusione a cera persa, la stessa tecnica che usavano gli antichi greci con una maestria che ha dell’incredibile, visto quanto è complicata e rispetto agli strumenti dell’epoca, fu, con le parole di Cellini, una fatica impossibile, nonostante gli sforzi.
Questo perché, dopo nove anni di lavoro interminabile, la notte della fusione il nostro eroe aveva una febbre altissima dovuta all’esalazione dei metalli. Una febbre così devastante che lo costrinse a letto, e lo obbligò di fatto a delegare parte del suo lavoro agli aiutanti.
Quella notte, non mancarono gli imprevisti.
La fornace era troppo calda, e il tetto prese fuoco. Ma non finisce qui. La colata riuscì comunque, ma il bronzo (che poi è una lega di rame e stagno) non era abbastanza fluido, poiché la fornace era stata esposta ad una pioggia incredibile. Fu così che Cellini dovette mettere in gioco tutto il suo ingegno.
Gli occorreva altro metallo, ma non ne aveva. Allora optò per una soluzione del tutto improvvisata: fondere tutte le forchette che aveva a disposizione in bottega. Un’idea che si rivelò essere geniale, visto il risultato di perfezione e bellezza assolute.
Forchette alle quali tutti gli amanti dell’arte sono debitori, perché ci hanno regalato un’opera di bellezza impareggiabile.
Sofia Dora Chilleri