I debiti si pagano. E’ una delle regole d’onore. Ma la storia dei Peruzzi e dei Bardi ci insegna che non sempre va così. Persino se si fanno affari con la corona britannica.
La famiglia dei Bardi era una famiglia di tutto rilievo. Banchieri e mercanti, già a partire dall’alto medioevo si sentiva parlare di loro, per le vie di Firenze. E la loro fama, ricchezza, potenza, erano destinate ad accrescersi sempre di più, tanto che la casata si imparentò con i Medici; la nonna di Lorenzo il Magnifico, infatti, apparteneva a questa famiglia. Non solo mercanti, i Bardi si occupavano anche delle questioni politiche della città, tanto che uno dei primi priori di Firenze fu proprio Bartolo de’ Bardi.
La loro fortuna economica era immensa, grazie anche al fatto che insieme ai Peruzzi gestivano le finanze pontificie. La loro compagnia commerciale era una delle più ricche e potenti d’Europa, con tantissime filiali, a Venezia, Genova, Pisa, ma anche Avignone, Costantinopoli, Gerusalemme, Tunisi.
Ma non finisce qui. Anche gli amanti della letteratura ricorderanno questo nome, probabilmente, perché con un Bardi si sposò Beatrice Portinari, la ben famosa musa ispiratrice di Dante.
Quando ci parla delle famiglie fiorentine, Dante menziona tantissimi nomi. Tra questi, nel canto XVI del Paradiso, c’è quello dei Peruzzi.
La strada dei Peruzzi e dei Bardi scorre parallela, ma è destinata ad incontrarsi dal momento in cui sono state tra le famiglie più ricche d’Europa e hanno avuto compagnie commerciali potentissime. Così come gli Acciajuoli e gli Scali. A differenza di quel che ci immaginiamo, però, le compagnie non erano rivali tra loro, e anzi si unirono ben presto in un consorzio per fare prestiti ai grandi sovrani. Tra questi, Carlo D’Angiò, al quale prestarono la “modica” somma di 18.500 fiorini.
Tutto andava liscio – per quanto le cose potessero andare liscio a quei tempi! – per le due famiglie. Fin quando non presero una decisione fatalmente sbagliata. E accadde l’imprevedibile. Quando si fanno dei prestiti, è prassi credere delle referenze. Si deve essere infatti certi che il debito verrà saldato dal debitore. E chi ci può essere di più affidabile del re d’Inghilterra?
Edoardo III d’Inghilterra aveva bisogno di finanziamenti per combattere la Guerra dei Cent’anni. E a chi rivolgersi se non a quella che di fatto era la banca più potente d’Europa, quella fiorentina? A fare da garante, su solo il suo nome.
All’inizio le cose funzionavano. Ma poi, Edoardo commise un grave errore: quello di autoproclamarsi re di Francia, pensando di avere la vittoria in pugno. Non era così.
Bardi e Peruzzi avevano nei suoi confronti un credito di 125.000 sterline, una cifra veramente altissima all’epoca, da capogiro. Edoardo andava avanti nella sua guerra, ma di pagare questo debito non era in grado. Tantomeno, con gli interessi legittimamente pretesi. E questo debito, ad oggi, non è mai stato saldato.
Inutile dire che le due famiglie finirono in ginocchio.
I soldi prestati al re, infatti venivano in parte dai risparmi dei “correntisti” che pretendevano a loro volta la restituzione dei capitali con gli interessi. Fu così che ebbe luogo una delle crisi economiche più memorabili della storia. I Peruzzi dichiararono bancarotta e scesero a patteggiamento con i loro creditori. Anche i Bardi finirono in rovina, dopo aver tentato un golpe per impossessarsi del governo, ma furono scoperti e in molti esiliati. Per di più, tra i Bardi vi fu chi decise di coniare moneta falsa.
Un vero e proprio quarantotto che coinvolse e sconvolse la città e il mercato europeo.
Il grande crack economico conseguente, ovviamente, fu dovuto anche ad altri fattori. Ma la storia dei Peruzzi e dei Bardi fu un grande cataclisma. Chissà, a questo punto, che cosa ne sarebbe stato di Firenze e dell’Europa se Edoardo non fosse stato insolvente. Purtroppo, non lo sapremo mai.
Sofia Dora Chilleri