È andata in onda, in streaming, giovedì sera, 22 Luglio, la sesta edizione dei Diversity Media Awards. L’evento premia personaggi e contenuti media che promuovono il valore della diversità in materia di genere e identità di genere, orientamento sessuale ed affettivo, età e generazione, etnia e disabilità. Un invito a diffondere e praticare l’inclusività, requisito fondamentale per una società che possa, oggi, definirsi civile.
L’organizzazione dei Diversity Media Awards (DMA) è seguita, in ogni dettaglio, da Diversity, organizzazione no profit, nata nel 2013, dall’idea di Francesca Vecchioni (figlia del cantautore Roberto). Diversity s’impegna a promuovere la cultura dell’inclusione e la valorizzazione delle differenze. A tale scopo collabora con università, istituti di ricerca, aziende e altre istituzioni e organizzazioni. E svolge attività di ricerca, monitoraggio, comunicazione, formazione e advocacy. Attraverso queste attività vengono scelte le categorie, i prodotti e i personaggi giudicati meritevoli di essere premiati per il loro contributo alla valorizzazione della DIVERSITY:
Premiamo chi racconta le persone e la società in modo inclusivo, permettendo a ciascun* di sentirsi rappresentat*
L’ultima parola spetta al pubblico che, con votazioni social, decide a chi, fra i nominati di ogni categoria, spetterà il premio.
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I Diversity Media Awards 2021
La cerimonia di premiazione dell’edizione 2021 dei DMA, si è svolta al Teatro Franco Parenti di Milano ed è stata presentata da Diego Passoni e Marina Cuollo. Conosciamo entrambi come attivisti e sostenitori di diritti, rispettivamente, per la comunità LGBTQI+ e per le persone con disabilità. La serata ha visto un alternarsi di ospiti noti, in ogni campo della cultura e della comunicazione, per il loro impegno a promuovere inclusione. Alcuni hanno introdotto le categorie premiate e i candidati vincitori. Altri erano gli stessi destinatari del premio. Tutti, come in ogni cerimonia di premiazione che si rispetti, hanno trovato ed espresso delle parole adatte a veicolare il messaggio e lo scopo dell’evento.
Quest’anno il fil rouge della manifestazione era legato a:
We are YOUmanity, I’m a multitude.
Si è voluto giocare sul significato inclusivo di questa frase e, in particolare della parola YOU, da usare al posto dell’IO egocentrico e non dialogante con il quale, di solito, osserviamo e commentiamo il mondo. E, seguendo questo concetto, lo stesso YOU è stato usato per hackerare delle parole esistenti, redendole graficamente diverse e investite di un significato nuovo.
Parole nuove per significati importanti
La fusione ha creato dei neologismi adatti a descrivere le categorie nominate e raccontare i messaggi che esse trasmettono.
Quindi, oltre a YOUmanity, anche YOUrban, fYOUture, YOUnison, mYOUsic, YOUrself, YOUniverse, cYOUre, oppothYOUnity, YOUnique.
Le nomination sono state per: la miglior serie tv straniera; la migliore serie kids; la miglior serie tv italiana; il miglior programma radio; la migliore campagna pubblicitaria; il miglior prodotto digital; il miglior programma tv; il creator dell’anno; il miglior film; il personaggio dell’anno.
Fra i premiati c’erano i Ferragnez, Giovanna Botteri, Bianca Berlinguer, Andrea Delogu e Silvia Boschero, Carlotta Vignoli, Francesco Cicconetti, Tiziano Ferro.
Sono tutti accomunati dal merito di aver contribuito a raccontare e promuovere inclusivamente la diversità.
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La stessa Francesca Vecchioni, intervenuta con un suo speech, alla fine della cerimonia, ha ribadito lo scopo principale del premio. Si tratta di favorire il racconto libero e inclusivo di ogni singola realtà umana e una narrazione della società in cui ciascuno possa riconoscersi:
Le persone nel buio spariscono, ma continuano ad esistere. […] Se c’è qualcuno che vuole fare il buio sulle persone i DMA cercano di accendere la luce.
Diversity Media Awards e dintorni: a che punto sono i diritti?
Niente di più attuale e necessario, in un momento in cui, una rivoluzione culturale che strizza l’occhio alla non violenza e all’amore universale, sta venendo ostacolata, con mezzi di ogni genere e motivazioni illogiche. Il Ddl Zan contro l’omolesbotransfobia, è al centro del dibattito politico da mesi e coinvolge l’opinione pubblica in uno scontro epocale che, comunque, lascerà un segno.
E la legge Zan, se approvata, sarebbe solo il primo frutto di un’ondata di coscienza collettiva, riguardante diritti e inclusione, che sta investendo buona parte della società.
Grazie al cielo, oserei dire. E grazie alla buona comunicazione che diffonde cultura e consapevolezza.
Sempre più persone, rispetto al passato, riescono a vivere la propria vita in maniera libera, dimenticandosi di stereotipi e condizionamenti sociali vecchi di secoli o, addirittura, millenni.
Ma la strada da percorrere è ancora lunga. Soprattutto per scongiurare la violenza, fisica e morale che, in alcuni ambienti, continua a proliferare indisturbata, complice una propaganda politica, di bassa lega (e qui il gioco di parole sorge spontaneo).
Passi avanti e resistenze
Se, da una parte, libertà e consapevolezza prendono piede, dall’altra c’è chi mette in campo ogni mezzo per fermarle, forse spaventato dal cambiamento di regole e ruoli desueti che a molti fanno ancora comodo.
L’orgoglio di essere se stessi, nel senso più autentico e puro del termine, rende felici tante persone, ma c’è chi continua a etichettarlo come ostentazione e prova a farlo passare per sbagliato e inopportuno.
Le donne capiscono, finalmente, il loro valore e spezzano il giogo che le tiene legate da quando è nato il mondo, eppure c’è ancora chi sostiene che tra i generi esista gerarchia e non parità.
Costituzioni, scienza e società civile riconoscono e sanciscono pari dignità per ogni essere umano e valorizzazione delle differenze, mentre c’è chi crede di appartenere a categorie umane superiori ad altre.
E anche se a moltissimi è più chiaro, rispetto a prima, che l’amore prescinde da generi e categorie, moltissimi altri, purtroppo, restano convinti che, anche qui, ci siano regole da rispettare.
Lo fanno, per assurdo, chiamando in causa la natura. E non si rendono conto che quella è la prima cosa che non dovrebbero tirare in ballo se vogliono lasciare un minimo di logica a certi ragionamenti.
Diversity
In natura l’unica costante è la DIVERSITA’.
Esistiamo perché siamo diversi e complementari. Mutiamo e ci adattiamo in base a questo dato certo. E ci incastriamo perfettamente come in un puzzle. Ogni singolo pezzettino, unico e uguale a nessun altro, con i suoi spigoli e arrotondamenti, è essenziale per comporre l’intero.
Lo ha ricordato durante la cerimonia dei Diversity Media Awards, Monica Boggioni, atleta paralimpica con la passione per il nuoto e il sogno di diventare genetista:
Io penso che dire che siamo tutti uguali è la più semplice forma di discriminazione. La normalità, se ci pensate bene, è la diversità. E lo sostiene anche la genetica. Io lo studio e vi assicuro che è così. E in questo sta tutta la nostra bellezza.
Assunta Nero