Giustizia è fatta.
Dopo quasi 22 mesi di detenzione preventiva, l’attivista e giornalista egiziana Esraa Abdel Fattah è finalmente libera.
Città del Cairo, 13 ottobre 2019.
Esraa Abdel Fattah compare di fronte alla Procura per la sicurezza dello Stato.
Le autorità le hanno assegnato il caso 488/2019.
La Procura decide: 15 giorni di detenzione preventiva prima del processo.
Esraa viene trattenuta in una stazione della polizia locale del Cairo per essere trasferita pochi giorni dopo al carcere femminile di Al-Qanateer.
Nel frattempo, le vengono negati ogni visita familiare nonché l’intervento del suo avvocato.
Subito, l’arresto di Esraa fa il giro del mondo. Oltreoceano, negli Stati Uniti, la sua vicenda giudiziaria è giudicata “scandalosa”, senza mezzi termini.
Il 17 luglio 2021 torna finalmente libera.
Ma la storia di Esraa Abdel Fattah è molto, molto di più.
È la storia di un’attivista politica dotata di una caparbietà senza precedenti, tanto da trasformarla in uno dei simboli della rivoluzione del Nilo nel 2011 che porterà qualche anno dopo alla capitolazione del presidente Hosni Mubarak.
Il primo arresto: Facebook Girl e il “6 Aprile”
La sua mobilitazione, tuttavia, inizia ben prima.
Nel 2008 Esraa crea la pagina Facebook “April 6 Youth Movement Egypt” a sostegno dei lavoratori in sciopero che in quei giorni chiedono a gran voce importanti riforme politiche. Da qui in avanti le varrà il soprannome di “Facebook Girl”, la ragazza di Facebook, in quanto la pagina diventa gradualmente un movimento politico.
Poco dopo il regime Mubarak la travolge, imprigionandola per 2 settimane.
Diventa così il simbolo della resistenza e della resilienza contro la censura nel Paese.
Dalla rivoluzione del Nilo al regime del generale Al-Sisi
Nel 2011 le proteste infiammano tutto l’Egitto e chiedono la fine del regime di Mubarak.
In quei giorni Esraa non solo mantiene attiva l’informazione sui social media ma fornisce costanti aggiornamenti sul campo per Al Jazeera.
Qualche anno dopo, nel 2012, si oppone ai Fratelli Musulmani, i quali nel frattempo hanno assunto la guida del Paese. Nel 2013 contribuisce al movimento di proteste che porterà alla cacciata del presidente islamista Mohamed Morsi.
Arriviamo al 2014 quando il Generale Al-Sisi insedia il nuovo regime.
Esraa lavora come report e coordinatrice media per il sito web Tahrir News, successivamente censurato dallo stesso regime di Al-Sisi.
Il secondo arresto
Nell’ottobre del 2019 Esraa sostiene apertamente un’ importante campagna per il rilascio di tutti i prigionieri politici arrestati nella repressione delle proteste di settembre di quello stesso anno.
Ma il regime non ci sta e il 13 ottobre 2019 degli agenti in borghese rapiscono l’attivista. Nelle prime 24 ore le autorità cercano di estorcerle informazione attraverso la tortura e coercitivamente la detengono in una località sconosciuta.
A pochi giorni dall’interrogatorio formale Esraa avvia un silenzioso ma potente sciopero della fame. Su di lei pende una triplice accusa: collaborazionismo con un’organizzazione terroristica, diffusione di notizie false, utilizzo dei social media per la pubblicazione di false dicerie.
Un mese dopo l’arresto di Esraa, l’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani chiede la preservazione della sua integrità fisica e psicologica nonché il rilascio immediato e incondizionato.
La libertà di Esraa è una vittoria corale
Finalmente il 17 luglio 2021 Esraa torna libera.
Tuttavia, non si tratta di una vittoria singola, quanto corale.
Ammontano infatti, solo per le proteste di settembre 2019, a tre mila i soggetti detenuti dalle autorità egiziane, tra i quali giornalisti, manifestanti, avvocati e membri dell’opposizione politica.
Straordinariamente insieme ad Esra sono stati rilasciati anche l’attivista Abdel Nasser Ismail, il giornalista Gamal El-Gammal e l’avvocata Mahienour el-Masry.
Erano stati tutti arrestati nel 2019 con l’eccezione di Gamal, a febbraio 2021.
Giada Mulè