Per i prossimi giorni è in agenda la discussione dei trenta rappresentanti delle società editoriali danesi che hanno deciso, fondamentalmente, di applicare l’antico adagio de “L’unione fa la forza”. Il tema del loro confronto è infatti l’eventuale accordo collettivo da negoziare con Google e Facebook per “obbligare” i due giganti a riconoscere i diritti d’autore degli articoli.
Dopo quanto avvenuto in Oceania qualche mese fa, sono sempre più le società editoriali e gli Stati che iniziano a riflettere sulla sostenibilità del giornalismo, che è sì un servizio, ma anche e soprattutto un business. La strada percorsa da Google e Facebook, nei casi che continuano a emergere, è la negoziazione con i singoli editori. ll progetto corale danese, però, scardina questa logica, perché parte dalla collaborazione degli editori concorrenti: un unicum, finora. Per questa ragione, anche altre società d’Europa stanno drizzando le antenne sulla discussione in Danimarca, che potrebbe tracciare una nuova strada nel rapporto tra informazione e social network. Venerdì 2 luglio si svolgerà il primo incontro e vedrà, tra i partecipanti, emittenti radiotelevisive statali e concorrenti private, oltre alle testate più note nel Paese. Fuori dalla discussione ha preferito rimanere l’editore di riviste Egmont.
Dall’Unione Europea il primo passo
Il punto di partenza per il confronto sarà la normativa comunitaria relativa al copyright, approvata nel marzo 2019. Questa prevede che gli editori possano chiedere una commissione ai social network che mostrano stralci dei loro articoli.
Un precedente ha avuto come teatro la scena editoriale francese: qui Google ha firmato un accordo con l’Alleanza della stampa d’informazione generalista francese per la tutela del copyright. Il gruppo non è altro che una sorta di sindacato rappresentativo di 300 giornali e riviste francesi. Nel 2020, l’Antitrust aveva ordinato a Google di riconoscere agli editori di giornali un pagamento a fronte della pubblicazione di contenuti protetti da copyright.
Il contratto collettivo dei giornali danesi
L’idea che circola in Danimarca è invece diversa: i pagamenti dovrebbero essere stabiliti da un contratto collettivo a cui poi seguiranno le spartizioni da parte dei singoli editori. Il problema della contrattazione a tu per tu rischia infatti di dare meno impatto all’accordo, sminuendo la forza contrattuale di ciascuno degli editori singolarmente considerati. Questo modello, noto con il nome di “modello scandinavo”, trova le sue origini nelle tradizioni socialdemocratiche dei paesi del Nord Europa, fortemente sindacalizzati.
E la politica?
Al momento il governo ha presentato un disegno di legge che va nella stessa direzione. La ministra della Cultura Morgensen ha sottolineato lo sforzo della Danimarca nell’impegnarsi oltre quanto stabilito dall’UE. Il progetto è simile a quanto è stato introdotto in Australia lo scorso febbraio, quando Facebook per protesta aveva impedito la visualizzazione di contenuti giornalistici sulla sua piattaforma. Situazione poi risoltasi tramite il compromesso.
Elisa Ghidini