Quando mancano cinque mesi al summit Cop26 di Glasgow, i leader del mondo non hanno ancora raggiunto un accordo sui 100 miliardi di dollari all’anno per i paesi in via di sviluppo nella lotta al riscaldamento globale.
Il tempo stringe, come segnalato da Patricia Espinosa. L’attuale capo alle Nazioni Unite per la politica climatica segnala come non vi siano stati progressi per onorare gli impegni presi nell’ultimo G7. I fondi sono di fondamentale importanza nella battaglia contro il riscaldamento globale e le conseguenze devastanti sull’ecosistema globale.
Gli impegni delle potenze mondiali
Il summit di Glasgow è di primaria importanza per poter valutare l’impatto delle promesse fatte a Parigi nel 2015. Limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 1,5°C è decisivo per poter scongiurare una catastrofe globale nei prossimi anni.
L’emissione di combustibili fossili è una delle principali cause del riscaldamento globale. La riduzione della dipendenza da fonti di energia fossile da parte dei paesi in via di sviluppo diventa quindi un obiettivo da raggiungere. A tale proposito, in occasione dell’ultimo G7 i leader globali indicarono gli impegni da onorare, ma attualmente vi sono delle mancanze in termini finanziari, come segnalato da Espinosa:
Per quanto riguarda i finanziamenti, avrei davvero sperato in un segnale più chiaro su come e quando potremo vedere realizzato l’impegno di mobilitare i 100 miliardi di dollari.
I ritardi e le conseguenze
Il problema principale legato agli aiuti verso i Paesi in via di sviluppo riguarda le quote che le nazioni più ricche sarebbero disposte a concedere. Questi ritardi nella distribuzione dei costi di tali finanziamenti sta già pesando sulle generazioni presenti in molti paesi del mondo. I danni sono riscontrabili non solo in termini di crisi climatica e ambientale, ma anche e soprattutto attualmente in termini di salute delle persone.
Con il costante aumento di emissioni CO2 nel mondo, le grandi potenze mondiali devono assumersi il ruolo di guida per un futuro sostenibile. Non è un tema che interessa esclusivamente gli stati nazionali come singole entità: la crisi è globale. La totale assenza di progettualità e coordinazione tra le nazioni in merito alla lotta al riscaldamento globale farà pagare un conto salatissimo alle attuali e future generazioni.
Gli obiettivi a lungo termine fissati nei vari summit passati ormai sono diventati estremamente urgenti, a causa di decisioni tardive. Quale futuro ci si prospetta nei prossimi decenni senza un chiaro piano politico ed economico chiaro e definito? Il futuro del pianeta lo si deve decidere ora, senza rinvii. Prima che sia troppo tardi.
Matteo Abbà