Diffidate uomini, diffidate sempre dall’identità di quell’essere umano intelligente; da quello che tutto sa, e nulla vuole imparare. Non esiste al mondo persona più ignorante.
Vorrei chiedere alla me stessa di due mesetti fa, quali fossero le mie aspettative, le mie convinzioni, i miei egoismi, prima che la vita mi sconvolgesse un’altra volta, scuotendomi dalla mia passiva sonnolenza, e rovesciandomi a testa in giù, come una clessidra, colma di sabbiolina dorata del deserto.
Vorrei chiedere alla me stessa di soli due mesetti fa, quella ragazza irriverente che tentava disperatamente di dare un senso alle sue giornate, cercando risposte a domande mai pronunciate, se si aspettava di abbracciare davvero i diritti umani, nella loro pienezza, attraverso la più limpida trasparenza d’animo.
Il fatto è che la vita mi ha fottuto di nuovo. Volevo un semplice lavoro, per portarmi a casa quel minimo stipendio che mi spetta, a fine mese. Volevo assumermi le mie responsabilità e darmi una mossa, per realizzare le mie aspirazioni. Nel mondo, purtroppo, se non ci sono quelli, i verdoni, il vile denaro, non si può fare nulla.
Ma è sempre quando arrivo a nichilizzarmi, a credere che anche quella più flebile speranza potrebbe perire, da un momento all’altro, in carenza di contanti per carburarla, che arriva quella folata di vento, quello tsunami, che mi travolge, catapultandomi in un universo parallelo. Un luogo dove tutto quello in cui ho sempre creduto viene promosso e tutelato. Una comfort zone, dove la speranza non è mai morta, ma anzi, è fuoco vivo, determinazione liquida, che scorre nelle vene.
Entrare nella psiche delle persone che ti scivolano accanto, le stesse che prima non ti sognavi neanche di osservare, non è certo semplice. Quelli che fino a ieri erano insignificanti volti di gomma, maschere tutte uguali che ti scorrevano accanto senza mai sfiorarti, ora assumono una consistenza diversa, un colore, un odore, un’identità. Identità, credo che al mondo non possa esistere termine più bello. L’identità di una persona è data dalla bellezza di un sorriso, una condivisione, il timido bussare alla porta di chi ha deciso di entrare in rapporto con te, per trasmetterti un messaggio. L’identità di una persona è una ricchezza talmente sottile, fragile, profumata, che andrebbe tutelata, e racchiusa, come un piccolo uccellino che ancora deve spiccare il volo.
Sorridere, ridere, insieme alle identità più disparate, quelle persone che condividono insieme a te un secondo della loro esistenza; quell’attimo speciale dell’incontro, un incrocio di sguardi… ed è subito amore. Ridere come se non ci fosse un domani, come se tutto nella vita fosse estremamente stupendo. E’ follia e delirio puro.
Ma è tutto estremamente confuso e delirante, da apparirmi quasi fantastico.
Nessuno ha mai preteso fosse facile spiegare alla gente cosa sta davvero succedendo nel mondo. E’ difficile trasmettere un messaggio in un mondo saturo d’ignoranza e cattiva informazione come il nostro. E’ difficile instaurare un rapporto di fiducia, e permettere all’universo di frenare le lancette di quell’orologio impazzito, soffocato dall’ansia e dalla fretta, nel quale viviamo.
Esistono giorni tranquilli anche in Iraq, a Delhi, in Burkina Faso. Giorni in cui la gente per strada non va di fretta, e i rumori sono come attutiti da una bolla di silenzio irreale. Spesso significa solo che altre minacce, altre guerre silenziose, stanno per sventrare gli animi della città fantasma.
Tutto questo è rotto dalla nostra premura immaginaria. Nasciamo correndo, immersi in una fretta fittizia, che altro non fa che soffocare i nostri animi sensibili in realtà quotidiane che poco ci appartengono. La nostra esistenza non vale più di uno stelo d’erba accarezzato da un soffio di vento.
Le nostre esistenze non valgono molto di più di tutte quelle persone che si sono visti spazzati via, da un momento all’altro, dalla furia assassina dell’uomo.
La gente muore ogni giorno. Ogni 30 secondi. Ogni battito di ciglia.
Questo mondo non è esattamente un ottimo luogo per vivere. Siamo terrorizzati, spaventati, indignati. Ma immobili.
Non esiste nessuna garanzia a questo mondo che, uscendo di casa, anche solo per andare a fare la spesa, tu ne faccia effettivamente ritorno.
Ma tutto questo non interessa a nessuno, meno che mai ai governi.
Stiamo chiedendo ai giovani,uomini e donne, se possiedono ancora delle speranze, nel profondo del loro cuore, per guardare al futuro in modo ottimista.
Qualcosa, dentro quelle persone martoriate dai conflitti e dalle ingiustizie, si muove, serpeggia tra la regione cardiaca e le più profonde viscere. Un’identità violata ancora cerca un motivo per sorridere, la mattina.
Le guerre colpiscono tutti. Possono essere interne, bellicose, silenziose. Ma sono tutte rovinose e devastanti. Viviamo in un mondo dove l’istinto di sopravvivenza ha preso il sopravvento sull’umanità. Un luogo dove ritornare agli istinti primordiali è stato necessario, al fine della sopravvivenza. E’ questo il luogo in cui l’identità, quel sacro istinto che ognuno di noi possiede innato, all’interno, viene violato, rovinosamente, come primo inalienabile diritto umano.
Sono entrata in punta dei piedi in una realtà gigantesca e colorata, fresca, come quei soffioni primaverili che ti si incastrano nei capelli; spinosa, come quelle risposte che da sempre cercavo alle mie domande mai pronunciate.
I diritti umani, le identità personali, vengono violate ogni giorno, e più volte al giorno.
La verità è che indignarsi, ma restare comunque immobili, equivale a non farlo.
Elisa Bellino