Malformazioni congenite e mortalità infantile sopra la media nazionale. Non è Taranto, patria dell’Ilva, una delle industrie siderurgiche più grandi d’Europa, dove tuttavia si registra un tasso altissimo di bambini malformati: dal 2002 al 2015 a Taranto ne sono nati 600 e proprio nella zona circostante lo stabilimento, come riportato nel secondo Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario (VDS), pubblicato nel 2018. Ebbene, il triste primato non appartiene alla provincia pugliese, bensì a Gela.
La provincia siciliana ha ospitato per 60 anni la storica raffineria Eni. E in meno di 15 anni sono nati almeno 450 bambini malformati, uno ogni 166 abitanti: un numero superiore alle drammatiche statistiche di Taranto, dove in rapporto alla popolazione ne sono nati due volte di meno, uno ogni 331 abitanti.
La cosa grave è che questa situazione sta rimanendo nel silenzio: senza nessuna copertura mediatica o ancor peggio attenzione politica.
Il polo petrolchimico dell’Eni è stato dismesso dal 2014 e ora è in fase di una riconversione green. Ma l’area sta facendo i conti con l’inquinamento da sostanze chimiche e i suoi effetti.
Dati approssimativi
I dati sono comunque approssimativi perché non c’è stato mai un monitoraggio costante delle malformazioni e un controllo capillare delle nascite nelle famiglie che vivono a Gela; queste ultime di fatto si appoggiano ad altri ospedali, come quelli di Catania, Caltanissetta, Taormina e anche Roma, per le gravidanze difficili.
Non esiste nemmeno un registro per le malformazioni congenite neonatali.
Sebastiano Bianca, genetista dell’ospedale Garibaldi di Catania incaricato nel 2012 dalla procura gelese di fare uno studio sulle malformazioni neonatali, ha dichiarato:
«Il risultato è che da anni non si contano con esattezza i nati malformati in questa città. Ma quando li abbiamo contati, ed è accaduto soltanto una volta, i casi erano abnormi, troppo alti rispetto ad altre parti del Paese e dell’Europa»
Alcuni dati
A Gela sono centinaia i casi di bambini nati con malformazioni. Secondo un primo studio condotto dal professore Bianca insieme a Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di ricerca epidemiologica del Cnr di Pisa, tra il 2003 e il 2008 a Gela sono nati 222 bambini con malformazioni. Questo studio è stato aggiornato lo scorso anno esaminando i dati raccolti dal 2010 e il 2015, con altri 203 bambini nati con malformazioni congenite.
Il tipo di malformazioni
Secondo gli esperti, a Gela “emergono eccessi statisticamente significativi per le anomalie dei genitali e per le anomalie urinarie e totali. Per le anomalie cardiovascolari e degli arti l’eccesso è significativo nel confronto con il dato italiano. La prevalenza di ipospadie (problemi agli organi genitali) è di 46,7 casi ogni 10.000 abitanti, in eccesso statisticamente significativo di 1,7 e 2,3 volte in confronto al dato medio europeo e italiano, rispettivamente”.
Il nesso tra raffineria e malformazioni ancora non dimostrato
Il professore Bianca nel 2015 consegnò una perizia che analizzava dodici casi di malformazioni e li legava l’inquinamento della raffineria. Si legge in quella perizia: «Il collegio della commissione tecnica… ritiene che la possibilità che la spina bifida di Kimberly Scudera (atleta paralimpica) sia stata favorita dalla presenza nell’ambiente di sostanze chimiche prodotte dal polo industriale sia del tutto concreta». Ma non ci fu seguito. L’Eni si difende ribadendo che «nel giugno 2018 il Tribunale ha emesso una sentenza di merito con la quale ha escluso, anche solo ai fini civili, l’esistenza di un nesso di causa tra il presunto inquinamento di origine industriale e un caso di malformazione neonatale». A breve si concluderà invece un secondo processo civile che vede cento famiglie chiedere un risarcimento da 80 milioni all’Eni.
La Fondazione
Antonio Rinciani è un pediatra in attività a Gela da quasi trent’anni; ha visitato centinaia di bambini con problemi e malformazioni e vuole vederci chiaro. Con alcune mamme ha creato la Fondazione “VitaOra” che mira anche alla creazione di un Istituto a carattere scientifico per accogliere, curare e studiare i casi, anche per il fatto che non esiste un registro per le malformazioni congenite neonatali.
“A preoccupare – afferma il pediatra – non sono soltanto le malformazioni, ma anche la nascita di bambini con malattie neurodegenerative e i tassi riguardanti l’abortività, oltre ai dati elevati dell’infertilità maschile”.
Il Sindaco dalla parte delle famiglie
Anche il Sindaco di Gela, Cristoforo Greco, chiede il conto all’Eni: “Dopo 60 anni di presenza, chiedo riconversione, ristoro, a favore del territorio, e risarcimento a favore di quelle famiglie toccate da questi drammi di nascite di bambini malformati”.
Marta Fresolone