In America sembra inarrestabile la crociata repubblicana contro l’aborto: dall’inizio dell’anno in almeno 14 Stati sono state avanzate proposte per vietare l’interruzione volontaria della gravidanza, e numerosi sono i disegni di legge approvati che impongono restrizioni crudeli e degradanti all’aborto.
Accesso all’aborto sempre più difficile in America
Solo in questa settimana Montana, Oklahoma, Idaho e Arizona hanno votato disegni di legge che impongono severe restrizioni in materia di aborto in America.
Oklahoma
Lunedì il governatore dell’Oklahoma, il repubblicano Kevin Stitt, ha approvato un divieto quasi totale di aborto. Con questo nuovo disegno di legge, l’Oklahoma è diventato il secondo Stato, dopo la Carolina del Sud, ad introdurre il cosiddetto heartbeat ban, “divieto del battito cardiaco”, che vieta di praticare un aborto dopo il rilevamento del primo battito cardiaco del feto. Questo può avvenire anche alla sesta settimana di gravidanza, addirittura prima che una donna sappia di essere incinta.
Ulteriori restrizioni limitano l’interruzione della gravidanza al caso in cui si renda necessaria per prevenire la morte o un serio danno fisico della gestante. Viene inoltre ristretta la possibilità di fornire sostegno medico per un aborto ai soli professionisti in ostetricia o ginecologia. Una scelta che fa molto discutere, se si considera che all’inizio della gravidanza alcuni aborti possono essere eseguiti somministrando una pillola.
“Ora abbiamo delle leggi che proteggono la vita dei nascituri” ha twittato Stitt. Pare essersi dimenticato del danno fisico e psicologico che può causare una gravidanza alla vita di una donna. L’aborto non è previsto nemmeno in caso di stupro o incesto. “Credo che stupro e incesto siano la stessa cosa” ha commentato la senatrice antiabortista Julie Daniels, “C’è una donna, e c’è un bambino. Perché due vittime? Perché non possiamo scegliere di avere una sola vittima? Il bambino e la donna sono entrambi innocenti, ma perché finire con due vittime uccidendo il bambino?”.
Montana
Anche il Montana ha deciso di seguire la svolta medievale dell’Oklahoma con dei provvedimenti firmati proprio lunedì che vietano l’interruzione della gravidanza dopo 20 settimane di gestazione, basandosi sull’idea scientifica, da molti contestata, che un feto possa già provare dolore. Anche in questo caso lo stupro e l’incesto non sono considerati ragione sufficiente per abortire. Inoltre, il disegno di legge approvato dal repubblicano Greg Gianforte impone ai medici che praticano un aborto di mostrare alla donna incinta l’ecografia del feto e di farle ascoltare il suo battito cardiaco. Un’inutile e perversa tortura, che non ha nessuna finalità medica, ma ancora una volta risulta umiliante e degradante per la donna che sceglie di sottoporsi a questo trattamento.
Idaho
Martedì è stata la volta dell’Idaho: seguendo l’esempio dell’Oklahoma, il governatore Brad Little ha emanato l’heartbeat ban. “Sono orgoglioso” ha detto, “Non dovremmo mai cedere nei nostri sforzi per proteggere la vita prenatale”.
Il caso dell’Arizona
Anche l’Arizona non è da meno e, sempre martedì, ha deciso di fare passi indietro da gigante, con una serie di provvedimenti che impongono restrizioni ridicole e ingiuste alla pratica dell’aborto. Il disegno di legge, firmato dal governatore Doug Ducey, repubblicano fervente oppositore dell’interruzione volontaria della gravidanza, vieta l’aborto in caso di malformazioni genetiche del feto.
Il piano è molto più ampio. Comprende, ad esempio, il provvedimento di personhood “personalità”, che conferisce diritti civili ai bambini non nati, aprendo quindi la via ad accuse penali nei confronti della donna che sceglie di abortire e del medico che fornisce il servizio. I padri e i nonni materni potranno così citare in giudizio la gestante che decide di interrompere la gravidanza. Viene introdotto il divieto, nelle università statali, di praticare aborti, e viene cancellata qualsiasi sovvenzione statale alle organizzazioni e cliniche che offrono questo servizio medico. Le misure adottate prevedono inoltre l’obbligo di cremare o seppellire il feto abortito: una scelta aberrante, che si attesta come l’ennesimo tentativo da parte di governi bigotti e intrisi di moralismo ipocrita e fondamentalismo religioso di privare le donne della loro libertà di scegliere cosa fare del proprio corpo, del loro diritto a non essere giudicate.
“C’è un valore incommensurabile in ogni vita, indipendentemente dal corredo genetico. Continueremo a proteggere i nostri bambini che non sono ancora venuti al mondo”, ha commentato con orgoglio Ducey. “La vita ha vinto”, ha scritto Herrod, presidente del conservatore Center for Arizona Policy.
Diego Espinoza, rappresentante dei democratici, si fa portavoce dello scontento con cui i suoi hanno accolto il disegno di legge: “La decisione di Ducey non è pro-vita. È contro la famiglia, contro la donna e contro i medici”.
Le scelte aberranti di Arkansas e Texas
In marzo, l’Arkansas aveva quasi completamente abolito l’aborto, consentendolo solo come misura estrema per salvare la vita della gestante. In questo Sato non sono contemplate eccezioni in caso di stupro, incesto o malformazioni fetali. Per chi infrange il provvedimento sono previste sanzioni che vanno da una multa di 10.00 dollari fino a dieci anni di reclusione. Il governatore, Asa Hutchinson, che dal suo insediamento ha sempre sostenuto leggi anti-aborto, ha colto l’occasione per ribadire “le sue sincere e consolidate convinzioni a favore della vita”.
In Texas, dove nell’ultimo anno 23 città si sono proclamate “santuario per i nascituri”, si è addirittura arrivati all’estremo di proporre di equiparare l’aborto all’omicidio, crimine per il quale il Lone Star State prevede la pena di morte.
La criminalizzazione dell’aborto in America
L’ondata di misure antiaborto che ha travolto alcuni Stati USA è una vera e propria crociata repubblicana contro la storica sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema del 1973, che legalizzò l’aborto a livello nazionale. I legislatori di destra si sono lasciati trasportare dall’entusiasmo delle nomine dell’ex presidente Donald Trump alla Corte Suprema, che ha dato ai conservatori una maggioranza di 6 a 3.
I difensori del diritto all’aborto, come la American Civil Liberties Union (ACLU), hanno fortemente condannato i diversi provvedimenti. La criminalizzazione dell’aborto è incostituzionale e pericolosa. L’aborto è un diritto. Limitarne l’accesso con leggi radicali e restrittive è un insulto alla dignità e all’autodeterminazione femminile e al diritto di ogni donna alla salute e alla libertà di scelta.
Camilla Aldini