Se non si prenderanno in fretta delle decisioni ecologiche e sostenibili, il gusto del caffè potrebbe cambiare per sempre, rendendolo meno saporito. Le minacce, però, non si fermano qui. La perdita di parte della biodiversità, oltre a essere già di per sé un grande problema moderno, si accompagna alle imminenti difficoltà di circa 30 milioni di piccoli agricoltori. Inoltre, comporterebbe una pesante ricaduta sulle economie dell’Etiopia e su quelle delle regioni del Centro e Sud America.
Il gusto del caffè potrebbe cambiare. Questa è la notizia d’impatto, ma non la più allarmante. Sì, potremmo dover bere un caffè più scialbo, ma la reale conseguenza ricadrà sull’economia etiope e su quella delle regioni del Centro e Sud America, dove notoriamente si produce più caffè. Regioni queste già di per sé piegate da una condizione diffusa di povertà (solo in Guatemala e in Honduras circa la metà della popolazione vive in povertà). E non finisce qui: dai 25 ai 30 milioni di piccoli agricoltori dovrebbero mettersi in competizione con i sistemi delle industrie nella produzione dello stesso tipo di caffè. Questo perché ad ora la loro attività prospera solamente grazie alla coltivazione di varietà molto più pregiate. Varietà che potrebbero non esistere più a causa di svariati fattori climatici.
Lo studio dell’Istituto di Potsdam
Sì, ma che prove ci sono? In uno studio che riguarda l’Etiopia, l’istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico (PIK) ha analizzato le conseguenze di 19 fattori climatici. Questi influenzeranno la coltivazione di 5 diverse varietà di caffè presenti nel Paese. Più il clima diventerà caldo, più la drupa maturerà velocemente, rendendo più insipido il gusto del caffè. Inoltre, l’aumento delle piogge favorirà in generale la produzione di caffè, a potenziale svantaggio delle varietà più particolari.
Entro fine secolo, il terreno fertile per il caffè del sud-ovest dell’Etiopia potrebbe ridursi del 40% e anche le proprietà organolettiche dei chicchi di caffè, ovvero l’insieme delle loro caratteristiche chimico-fisiche, andranno incontro a possibili variazioni.
In Etiopia, inoltre, ad oggi solo il 27% del Paese è adatto alla coltivazione del caffè e, di quest’area, solo il 30% alle varietà speciali. Inoltre, il problema potrebbe colpire il caffè Arabica, che occupa oltre il 70% del mercato mondiale totale. Sono cinque le zone del globo in cui può crescere la pianta del caffè Arabica, la quale è più sensibile ai fattori climatici e si prevede che sarà più influenzata dai cambiamenti.
Non dimentichiamoci che non poter coltivare e bere più una certa varietà di caffè va anche a discapito della biodiversità.
I chicchi e il gusto, l’economia del caffè
Se il gusto del caffè è un problema per chi – come me – adora berlo, la perdita della qualità del caffè Arabica potrebbe mettere in ginocchio l’economia di molti Paesi. Anche se, l’innalzamento delle temperature avrà degli effetti contrastanti: l’area per il caffè di qualità media, infatti, crescerà fino al 2090. Il gusto più fruttato o speziato delle qualità più rare di caffè, invece, potrebbe non esistere più, in quanto le zone più adeguate alla loro coltivazione andrebbero scomparendo.
Sono queste le conseguenze che si abbatteranno anche nel Centro e Sud America, dove si coltivano chicchi di tutti i tipi. In particolare, in Colombia, dove l’emergenza climatica ne sta già mutando la produzione.
Non si dovrà poi dimenticare di menzionare quei 25-30 milioni di piccoli contadini che vedendosi morire davanti il mercato dei gusti più peculiari di caffè:
saranno costretti a passare alla coltivazione di tipi di caffè convenzionali, meno appetibili e amari, e sarebbero improvvisamente in concorrenza con i sistemi di produzione industriale che sono più efficienti. Questo potrebbe rivelarsi fatale.
Ha spiegato Gornott, coautore dello studio dell’Istituto di Potsdam.
Antonia Ferri